Chi pensava che le Elezioni Usa 2016 fossero una partita chiusa potrebbe essere costretto a ricredersi. Non ditelo però a Donald Trump, il Presidente eletto degli Stati Uniti d’America, che di fronte alla notizia del riconteggio dei voti scaturito dalla richiesta di Jill Stein, candidata dei Verdi, ha cercato di rassicurare il popolo americano (e soprattutto i suoi sostenitori) sul fatto che nulla verrà modificato rispetto al responso fornito dalle urne lo scorso 8 novembre. Ma facciamo un po’ di chiarezza, la prima domanda è la seguente: di cosa stiamo parlando? La notizia è che la Commissione elettorale del Wisconsin ha scelto di accogliere il ricorso presentato dalla candidata dei Verdi a patto che questa riesca a raccogliere i 5 milioni di dollari necessari per coprire le spese del riconteggio delle schede. Nel Wisconsin, uno stato che quest’anno assegnava 10 dei 270 Grandi Elettori necessari per conquistare la vittoria, Donald Trump ha avuto la meglio su Hillary conquistando 1.409.467 preferenze a fronte delle 1.382.210 ottenute dalla Clinton, per uno scarto di circa 21mila voti. In questo stato Jill Stein ha raccolto solo 31.006 voti, mentre l’altro candidato che ha presentato ricorso, Rocky Roque De La Fuente, del partito riformista, soltanto 1.514.
Adesso la seconda domanda: come si è giunti a questo punto? In realtà era da alcuni giorni che negli Usa i giornali parlavano di un paio di gruppi di attivisti ed esperti di informatica che avevano notato delle anomalie in particolare in Wisconsin, Michigan e Pennsylvania. Il New York Magazine in particolare aveva detto che uno di questi gruppi aveva analizzato l’andamento del voto nei suddetti stati rilevando che nei collegi elettorali in cui si vota attraverso delle macchine elettroniche Hillary aveva ottenuto mediamente il 7% di voti in meno rispetto a quelli in cui si votava mediante le classiche schede elettorali cartacee. Com’è possibile tutto ciò? La risposta fornita da chi non crede minimamente al fatto che si tratti di un caso è una sola: manipolazione del voto. Un’accusa, questa, resa ancora più pesante dal fatto che già durante la campagna elettorale alcuni hacker avevano preso di mira gli archivi del Partito Democratico, e la minaccia di un intervento dei pirati informatici russi era stata paventata da più parti.
A detta di molti analisti politici e statistici, in primis Nate Silver del sito fivethrtyeight.com, è comunque molto difficile che il riconteggio delle schede rimetta in discussione il risultato che ha visto la vittoria di Trump, soprattutto se si considera che in Pennsylvania, ad esempio, il margine del Repubblicano sulla Democratica è di circa 65.000 voti ed è difficile che effettuando nuovamente lo scrutinio emerga una differenza così importante tutta a favore di Clinton. Il diretto interessato dal riconteggio, Donald Trump, ha risposto in maniera molto urtata rispetto a questa nuova possibilità: da una parte ha tacciato il tentativo di Jill Stein come una “truffa” architettata da una candidata che non ha raggiunto neanche l’1% dei voti che spera di rimpolpare le casse del suo partito poiché i soldi raccolti per il ricorso non raggiungeranno la cifra necessaria a coprire le spese e non saranno restituiti agli americani; dall’altra ha tenuto a rassicurare il proprio elettorato, a rimarcare come sia stata la stessa Hillary Clinton, la notte delle Elezioni, a telefonarlo per congratularsi con lui per il successo e a concedergli di fatto la vittoria considerando chiusa la partita.
Già, Hillary Clinton. In tutto ciò che ruolo ha l’ex Segretario di Stato? Lo staff della campagna elettorale della Democratica, come riporta Politico.com, pur sottolineando di non essere entrato in possesso di segnali chiari che parlino di una manipolazione del voto, ha fatto sapere che assisterà alle operazioni di riconteggio in Wisconsin ma lo farà senza contribuire economicamente alla raccolta fondi necessaria a coprire le spese. Quello dello staff di Hillary, dunque, è un atteggiamento attendista, di chi non nutre molte speranze di ribaltare l’esito del voto ma che in ogni caso non vuole farsi trovare impreparato in caso di sorprese clamorose. Difficilmente, insomma, ci ritroveremo a discutere di uno scenario thrilling: è molto improbabile che Hillary Clinton diventi Presidente degli Stati Uniti d’America. Qualcuno, però, potrebbe rispondere che anche prima del voto erano in pochi a credere che Donald Trump sarebbe potuto salire alla Casa Bianca. La buona notizia per tutti gli appassionati di politica americana è che in un senso o nell’altro la situazione si risolverà nel giro di pochi giorni: il 19 dicembre 2016 i Grandi Elettori dovranno riunirsi per ratificare il passaggio di consegne tra Barack Obama e Donald Trump. C’è poco tempo per cambiare la storia degli Stati Uniti di America: ma già che ve ne sia ancora è una notizia da prima pagina.(Dario D’Angelo)