BLOOMFIELD (New Jersey) — Caro direttore, l’ultimo editoriale di Giorgio Vittadini centra in pieno il mal di vivere che tormenta da tempo la società americana. Non c’è dubbio che in molti casi l’uso di sostanze illegali è legato all’uso di farmaci a base di oppiacei, che qui vengono prescritti come fossero caramelle. Nel mio lavoro, per esempio, sono venuta a conoscenza di molti casi in cui persone, afflitte da dolori causati da incidenti automobilistici o sul lavoro, non sono più in grado di ritornare nel mondo del lavoro, non a causa delle conseguenze di quegli incidenti, ma perché nel frattempo sono diventati totalmente dipendenti da farmaci come l’ossicodone. 



Per quanto riguarda i giovani, però, il problema è più complesso ed è da attribuire, a mio parere, alla mancanza di stimoli, di ideali, alla paura di un futuro senza certezze (ho notato, per esempio, che mia figlia spesso telefona dicendomi che è ansiosa perché ha idee per il futuro, ma non sa come realizzarle). 



E’ forse per questo che il problema affligge soprattutto i bianchi di ceto medio. E’ brutto dirlo, ma spesso i neri e gli ispanici non hanno aspettative tradite, perché purtroppo non hanno aspettative. I bianchi, invece, si sentono traditi da politiche e ideali che promettono la realizzazione del sogno americano (studia, lavora duro e avrai successo) ma che in realtà da vent’anni a questa parte sono sfociate in un aumento incredibile del divario tra ricchi e poveri. 

Di sicuro ci vogliono politiche che facciano risorgere la classe media (che sta pian piano venendo eliminata), ma ancora più importante è cambiare la mentalità e far capire alla gente che fare soldi non è tutto, che i soldi non determinano chi conta e chi no. Però come cambiare il sogno su cui l’America è stata costruita? Facile dirlo, ma farlo?



Laura Bonanomi