Ma come si vota alle Elezioni Usa 2016 e sopratutto quando sapremo i risultati? Ancora alcune ore di attesa, poi i cittadini americani saranno chiamati a votare il prossimo Presidente degli Stati Uniti d’America. Che risultati, chi sarà il vincitore l’8 novembre tra Hillary Clinton e Donald Trump? Per capirlo può tornare utile entrare nel dettaglio del sistema elettorale americano. Partiamo da una prima certezza: non vince chi prende più voti. Tutti i sondaggi che avete letto in questi mesi riguardanti le percentuali di Hillary e Trump a livello nazionale valgono quasi niente. Certo sono utili a fornire un’indicazione generale dello stato della corsa, ma non sono strettamente collegate al risultato di quest’ultima. In America, per farla semplice, si vota stato per stato: ognuno di questi elegge un determinato numero di delegati, chiamati Grandi Elettori, calcolati in base alla popolazione. I Grandi Elettori vanno a comporre il cosiddetto “electoral college”, il collegio elettorale che elegge formalmente il Presidente degli Stati Uniti. Pressoché in tutti gli stati vige un sistema maggioritario: questo significa che anche chi prende un voto in più dell’avversario fa suo tutto il bottino portato in dote dallo stato. Le uniche eccezioni sono rappresentate da Maine e Nebraska dove il sistema maggioritario viene applicato a due circoscrizioni interne. A livello regolamentare i delegati non sono vincolati a votare per il candidato con il quale sono stati eletti: la possibilità di cambiare bandiera, però, è stata utilizzata soltanto in pochissime occasioni e non ha mai spostato l’esito di un’elezione. Considerando che i Grandi Elettori in gioco sono 538 ne deriva che per vincere Clinton o Trump dovranno conquistarne almeno 270.



L’Election Day inizierà ufficialmente quando in Italia saranno le ore 6 del mattino di martedì 8 novembre: sarà in quel momento che apriranno i primi seggi negli Stati Uniti. Sarà però intorno alla mezzanotte-l’una della notte italiana che chiuderanno i primi seggi in stati come Indiana, Kentucky, Georgia, South Carolina, Vermont e Virginia. A questo punto inizieranno ad arrivare i primi dati reali sul voto ma, detto che ogni stato fa storia a sé, sarà ancora troppo presto per dire chi ha vinto. Di sicuro, però, osservando l’andamento di stati come la Georgia e la Virginia, sarà possibile iniziare a farsi un’idea di ciò che ci aspetta durante la nottata: il primo stato, infatti, è storicamente Repubblicano e se Trump qui dovesse accusare dei problemi potrebbe essere un segnale che sta andando incontro ad una disfatta; al contrario in Virginia Hillary è stata sempre in testa nei sondaggi e se dovesse faticare o addirittura essere superata da Trump vorrebbe dire che il tycoon è in grado di riservare sorprese. Attorno alle 3 italiane chiuderanno i seggi di stati importanti come Ohio e North Carolina, e anche questi saranno test decisivi soprattutto per Trump: una sconfitta qui indicherebbe che Hillary Clinton è molto vicina a diventare il primo Presidente donna nella storia degli Stati Uniti. Entro le 5 di mercoledì chiuderanno i seggi di tutti gli altri stati tra cui il più popoloso di tutti, la California, che non a caso assegna 55 Grandi Elettori e viene dato come già vinto da Clinton. Sarà più o meno a questo punto che i media, soprattutto se la vittoria dell’uno o dell’altro candidato risulterà schiacciante, annunceranno il nome del successore di Barack Obama. Subito dopo, se fosse un’elezione normale, il candidato perdente dovrebbe telefonare al vincitore per congratularsi con lui (o lei): se…appunto. Donald Trump infatti ha detto di non essere certo di voler accettare l’esito del voto in caso di sconfitta. A questo si aggiunga il fatto che in caso di testa a testa, anche l’assegnazione di un singolo stato potrebbe risultare decisiva, dunque più laboriosa, e creare dei ritardi nella proclamazione del vincitore. Insomma, non è detto che basti aspettare svegli fino all’alba…



Quando qui da noi saranno le 21, in attesa che arrivino i primi dati dallo spoglio, i media americani dovrebbero iniziare a diffondere i primi exit poll “tematici”. Si tratterà perlopiù di quesiti riguardanti argomenti generali: agli elettori all’uscita dal seggio verrà chiesto quali sono le loro priorità, se pensano che si debba dare una svolta dopo gli 8 anni di Obama e via discorrendo. Nel corso della serata, in attesa di dati certi, come avviene anche in Italia, si parlerà moltissimo dell’affluenza. Trattandosi di una consultazione che avviene su base statale sarà importante capire soprattutto dov’è che si verificheranno le maggiori concentrazioni di voto: una partecipazione alta nelle roccaforti democratiche come Philadelphia in Pennsylvania o Miami in Florida potrebbero significare una mobilitazione di massa dell’elettorato fedele ad Hillary che a questo punto avrebbe la sicurezza del supporto degli elettori del suo partito. C’è almeno un dato, però, che possiamo segnalarvi a poche ore dall’Election Day 2016 e riguarda i voti in anticipo. Secondo il New York Times, infatti, ad aver usufruire dell’opportunità di votare prima del tempo sono stati già 22 milioni di americani e un’indicazione importante arriva da stati come la Florida, il Colorado, l’Arizona e il Nevada, dove la percentuale di elettori latinoamericani recatisi alle urne in alcuni casi è maggiore di quella di 4 anni fa. Cosa vuol dire? Che i latinos non hanno perdonato a Trump l’annuncio di volerli deportare e vogliono fargliela pagare. Ora sapete tutto ciò che serve per arrivare preparati all’appuntamento dell’8 novembre, perché alla fine è arrivato davvero. Clinton o Trump, tra poche ore sapremo…(Dario D’Angelo)