LIPSIA — Già l’altro giorno Focus online riportava la notizia che in un’intervista a un’emittente turca, Binali Yildirim, primo ministro turco, aveva detto che “noi siamo uno dei fattori che proteggono l’Europa”. Focus online intitolava l’articolo “la Turchia minaccia l’Europa: ‘profughi inonderanno l’Europa e la prenderanno in possesso’ (Binali Yildirim)”. Nell’edizione dello scorso fine settimana la Faz ha intitolato l’articolo principale: “Erdogan minaccia l’Europa con l’apertura dei confini per i profughi”. Ho già esposto in una lettera la mia preoccupazione per l’inasprimento del rapporto tra la Germania e la Turchia in occasione di una recente visita del ministro degli Esteri tedesco ad Ankara. Questo nuovo passo nell’inasprimento dei rapporti della Turchia contro l’Europa mi sembra essere ancora di più un tassello di quella che Papa Francesco chiama la “terza guerra mondiale a pezzi”. 



Occasione per questo inasprimento è stata la recente dichiarazione del parlamento europeo (senza carattere vincolante) che consiglia di interrompere le trattative per l’ingresso della Turchia in Europa. Il tema verrà ripreso a metà dicembre in una conferenza europea. L’Austria è per una veloce interruzione delle trattative, mentre gli altri 27 paesi europei sono più per una prospettiva diplomatica. 



La Faz ha ospitato anche un lungo articolo del vicepremier turco, Numan Kurtulmus, che spiega con chiarezza e durezza la posizione turca. “Molti turchi paragonano il colpo di stato in Turchia agli attentati dell’11 settembre o all’attentato al Bataclan”. Mentre il governo turco si è sempre mostrato solidale con l’Occidente e in modo speciale con la Francia in occasione degli attentati, i turchi si sono sentiti lasciati completamente da soli, anzi “alcuni politici europei ci hanno rimproverato di essere nazisti”. Nel colpo di stato sono morti 250 cittadini turchi. Kurtulmus dice con veemenza che ci sono prove sicure che Fethullah Gülen, che si nasconde in Pennsylvania (Usa), è la mente del colpo di stato. Lui e non Erdogan sarebbe un terrorista che ha minacciato per anni la libertà di espressione in Turchia. Centinaia di ufficiali, poliziotti e giornalisti, che lui aveva messo in galera, sarebbero stati liberati dalla Turchia guidata da Erdogan. Lo “stato parallelo” non sarebbe un mito, ma una realtà. Quindi la Turchia avrebbe il diritto di difendersi. L’Europa invece non ha mantenuto nulla delle cose che erano in gioco nelle trattative sui profughi. Il visto per i turchi non è stato ancora concesso e i 3 miliardi di Euro promessi non sono stati ancora versati. 



Aggiunge Kurtulmus: “mentre noi ospitiamo tre milioni di profughi turchi, l’Europa concede rifugio a migliaia di membri del movimento di Gülen (…) Mentre la Turchia combatte contro i combattenti dell’Is, che viaggiano da e verso l’Europa, l’Europa corteggia i curdi del Pkk. Questa discrepanza non è accettabile”. Kurtulmus infine commenta che i turchi sono amici con tutti, con gli Usa, con la Cina, con la Russia, con gli stati del Golfo ed anche in Gran Bretagna si stanno facendo ricerche per la colpevolezza di Gülen in occasione del colpo di stato. Solo l’Europa si nasconde nella propria arroganza che la isolerebbe sempre di più dal resto del mondo. “E’ tempo che l’Europa esca dalla proprio guscio della chiocciola”. 

L’articolo di Kurtulmus è scritto in modo pressoché tale da non permettere una reazione diplomatica, che ovviamente deve essere sempre di nuovo tentata. Il piccolo editoriale della Faz, in cui si commenta la notizia, nega il fatto che la Turchia non abbia avuto nessuno vantaggio dall’accordo sui profughi: “Ankara riceve molti soldi da Bruxelles e forse anche il visto che desiderano così caldamente”. Afferma poi che non si deve prendere troppo sul serio la minaccia di Erdogan, se davvero essa è tale, e che in vero non si comprende come mai i Turchi prendano così sul serio questa dichiarazione non vincolante del parlamento europeo, che ritengono loro stessi “senza valore”, e conclude con la domanda: “non potrebbe essere che Erdogan non sia proprio così sicuro dei suoi nuovi amici a Mosca e Pechino?”.