Da tempo è noto che le autorità cinesi prelevano gli organi dei tantissimi dissidenti incarcerati senza autorizzazione. L’ultimo caso denunciato è quello di un dissidente di religione cristiana, attivista per i diritti democratici, morto in cella nei giorni scorsi senza che siano stati resi noti i motivi, se non un generico “si è sentito male”. La notizia è riportata dall’agenzia AsiaNews: si tratta di Peng Ming, condannato all’ergastolo, su cui non è stata effettuata alcuna autopsia, mentre invece risulta che siano stati prelevati cuore e cervello senza l’autorizzazione della famiglia. Sono i parenti stessi che hanno denunciato il caso, spiegando che il fratello della vittima era andato a trovarlo in carcere una settimana fa e lo aveva trovato in buona salute. Il fatto aggiunge sospetti sulle condizioni dei prigionieri in Cina, e cioè che vengano uccisi dalle stesse autorità per poi effettuare l’espianto degli organi. Secondo l’organizzazione in difesa dei diritti umani in Cina, China Aid, la polizia avrebbe cercato con la forza di far firmare al fratello il permesso per l’espianto, cosa che lui ha rifiutato e il prelievo è stato fatto ugualmente.