Quasi quattro anni di battaglia durissima, decine di migliaia di morti e altrettanti sfollati dopo, la riconquista di Aleppo est assume significati diversi e al momento difficilmente ponderabili. Per il generale Marco Bertolini, contattato da ilsussidiario.net, ha ragione Assad a definirla “una vittoria storica”: “Importante da molti punti di vista, non ultimo per il significato che assume anche per coloro che non volevano che Aleppo est venisse riconquistata, e cioè i Paesi occidentali, che hanno sempre ignorato volutamente ogni successo del regime di Assad”. La guerra non finisce certamente qui, ha aggiunto l’ex comandante della Folgore e capo di stato maggiore del comando Isaf in Afghanistan, “ma in questo momento il capo del Governo Gentiloni ha fatto benissimo a dire di no a nuove sanzioni contro la Russia, che sono solo una politica suicida dell’Europa”.



Qual è la sua lettura all’indomani della ripresa di Aleppo? I pareri sono contrastanti, per Assad si tratta di una vittoria storica.

Sono d’accordo con lui, perché è davvero una vittoria storica. Aleppo è città importantissima, in cui al Qaeda e l’Isis si erano radicate, avevano compiuti crimini orrendi. Aleppo è stata ripresa dai siriani con l’aiuto dei russi, degli hezbollah, anche di alcune forze palestinesi e l’evento è una data storica.



Le sembra giustificata tanta enfasi dopo che siriani contro siriani si sono ammazzati per quattro anni?

Sì e le spiego perché: è una vittoria importante perché tutti le davano un grande significato, sia chi voleva conquistarla, sia chi voleva resistere, sia chi voleva che non venisse riconquistata.

Chi sarebbero questi ultimi?

Sostanzialmente i paesi occidentali e l’America pre-Trump. Vedremo adesso il nuovo presidente americano che atteggiamento prenderà.

In ogni caso la guerra non è certamente finita, è d’accordo?

Assolutamente no. La liberazione di Aleppo è importante anche per il morale dell’esercito siriano che combatte da anni, ma come dice lei non è la fine della guerra. Proprio in questi giorni l’Isis ha riconquistato Palmiria, che era stata liberata nel marzo scorso, un momento importante che aveva visto una celebrazione con la partecipazione dell’Orchestra di San Pietroburgo, cosa che era passato nel “silencer” dei paesi occidentali che hanno pressoché taciuto su ogni successo dei governativi. Palmiria significa comunque che la guerra non è finita, bisognerà anche liberare Raqqa che con Mosul rappresenta la capitale del califfato islamico.



Qual è secondo lei il “domani” di Assad? Mosca vuole dare inizio a un negoziato con lui e la Turchia sul futuro della Siria.

A meno di imprevisti rivolgimenti militari, dato che la situazione è ancora molto fluida, la posizione di Assad si è rinforzata. Il fatto che la Turchia da sempre considerata il vero nemico di questa area partecipi a questa conferenza significa che qualcosa è cambiato. Se Assad dovesse invece essere rimosso adesso, il successo politico russo si trasformerebbe in una umiliazione inaccettabile; per questo la posizione di Assad al momento è sicura.

 

E il ruolo dell’Europa? Il nostro capo del Governo ha detto all’Europa che nuove sanzioni contro la Russia per il suo ruolo in Siria sarebbero inaccettabili.

Sono assolutamente d’accordo con lui. L’Europa continua a muoversi in maniera scomposta, con una volontà di suicidio inspiegabile.

 

Cosa intende?

Bruxelles continua ad alzare la posta nei confronti della Russia a causa dell’Ucraina e della ripresa da parte di Mosca della Crimea, dimenticando in modo ipocrita che la Russia non può rinunciare alla Crimea dove c’è la base della flotta russa. Perdere la Crimea per Mosca vuol dire essere tagliata fuori dal Mediterraneo, e questo non può accettarlo.

 

Il clima tra Bruxelles e Mosca è però freddissimo, con continue manovre militari da parte della Nato e dei russi.

L’Europa non capisce le esigenze di Mosca e Gentiloni fa benissimo a dire che bisogna almeno aspettare che si insedi Trump. Ma fa bene anche a dire di no a nuove sanzioni, anche perché noi italiani siamo gli unici che pagano in concreto, con la nostra economia che ne soffre e molto. La nostra industria basata sull’export con la Russia ha subito gravi danni. Bisogna capire ed accettare che questo paese fa parte sostanzialmente del nostro continente; i russi hanno problemi analoghi ai nostri, come l’immigrazione e la crisi economica. Far finta invece che i russi siano sulla Luna è suicida.