Il livello di brutalità dimostrato dal dittatore Kim Jong-un nei suoi cinque anni di potere “è estremo”, denuncia un rapporto dell’Istituto per la sicurezza nazionale della Corea del sud. Dal 2011 il rampollo della dinastia che domina la Corea del Nord da oltre sessant’anni ha fatto condannare a morte 340 persone, di cui 140 rappresentanti del governo e dello stato. L’intenzione, dicono gli analisti, è di sbarazzarsi completamente della vecchia guardia al potere con il padre, ma anche la paura continua di essere detronizzato. In questi cinque anni Kim Jong ha eliminato il ministro della difesa ben cinque volte, mentre il padre ne aveva cambiati tre in 17 anni, due dei quali perché troppo anziani. Tra i giustiziati anche parenti stretti come lo zio, mentre nel solo 2014 ha fatto giustiziare 50 ufficiali dell’esercito per colpe irrisorie come aver guardato soap opere televisive della Corea del sud, mentre un alto funzionario del governo sarebbe stato condananto a morte per essersi addormentato durante un suo discorso. Tra i metodi per giustiziare i condannati anche l’uso di colpi di cannone per disintegrarne i corpi.



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