NEW YORK — Nevica in New Hampshire, e fa pure freddo, ma i candidati continuano a correre da un seggio all’altro. Bisogna farsi vedere, stringere mani, elargire sorrisi, elemosinare voti. Io mi vergognerei come un cane, ma capisco che si deve fare così. Esserci può assicurarti l’appoggio di qualcuno dei tanti ancora incerti nella scelta: è la vita, chi non c’è ha sempre torto. Non c’è candidato che non si dichiari fiducioso, ma sono sicuro che abbiano tutti una fifa blu. È vero, siamo ancora agli inizi, il numero di delegati in ballo è assolutamente ridicolo rispetto ai numeri necessari per la nomination: 24 per i democratici, 23 per i repubblicani. Eppure per alcuni è già questione di vita o morte.
I candidati “ricchi” (Trump, Clinton, Bush) osserveranno i risultati sapendo che in ogni caso le risorse finanziarie per proseguire questa campagna elettorale ancora giovane non mancheranno. Ma per tutti gli altri la possibilità di convincere i loro sostenitori dal portafoglio pieno a continuare a investire sulle loro aspirazioni dipenderà in larga parte dall’esito di questa contesa. È martedì grasso. I risultati diranno chi potrà continuare a far bisboccia e chi sprofonderà in una quaresima senza fine.
Sono le otto di sera e Cnn rischia le prime proiezioni. Trump e Sanders: l’establishment è sconfitto! Trump e Sanders significano uno schiaffo al partitismo, alla routine della politica. For better or for worse, come diciamo qua, nel bene o nel male, ma questo è il messaggio. La gente vuole qualcosa di nuovo, diverso, esplosivo, e il voto si polarizza sui due estremi. Sì, di tutta la truppa dei candidati questi sono gli “estremisti”, i poli opposti del sogno americano.
Per Hillary è una batosta attesa, ma non per questo meno dolorosa: 40% contro 58% sa di disfatta. E poi, sarà mai possibile che dobbiamo avere come presidente la moglie di uno che il presidente l’ha già fatto due volte? Ma i candidati democratici sono solo due, la strada è lunga. Sanders e Clinton, le due anime del partito. In qualche modo Sanders sembra riportare la barca democratica sulle vecchie rotte della giustizia sociale. È per questo che i cattolici storicamente sono sempre stati democratici – fino al famigerato spartiacque dell’aborto. Hillary invece è “il partito democratico come è diventato”, una macchina di potere ideologico tanto quanto economico.
Ma la vera guerra civile in corso è quella dei repubblicani. Siamo solo alle seconde primarie, ma è già tempo di potare l’albero. Trump al 34%. Qualcosa potrà cambiare, ma la sostanza è lì. Trump continua a passo sostenuto. Quel che è interessante è la lotta per la seconda e terza posizione, tra Kasich, Bush, Cruz e Rubio tutti arroccati tra il 15% e l’11%.
Kasich non credo proprio possa andare da nessuna parte. Sembra un brav’uomo, ma non ha i soldi per far sapere al resto del Paese che anche lui esiste. Cruz mi fa paura, non gli darei neanche la macchina da parcheggiare. Spero solo che gli elettori repubblicani riescano a percepire la violenza subdola delle sue posizioni. Rubio ha gettato al vento il suo momento favorevole con un dibattito televisivo dove qualunque dei nostri sette nipoti avrebbe fatto più bella figura. Forse è Bush il Lazzaro del New Hampshire, o forse semplicemente è il sopravvissuto. Magari il mondo repubblicano comincerà ad arroccarsi attorno a lui nella speranza che possa attirare centristi, moderati ed una fetta dei tanti incerti.
Sono le 10, e a risultato ormai consolidato è tempo di discorsi. Nulla di nuovo rispetto a quanto già sentito. Nulla di nuovo, eccetto che l’America sembra proprio vogliosa di qualcosa di nuovo.