La malattia mentale, in diverse zone dell’Africa, è spesso sinonimo di indemoniato. Per tenerli lontane dalla vita sociale, in mancanza di apposite strutture sanitarie si abbandonano al loro destino e, peggio,a volte vengono legati con una catena agli alberi in modo che non disturbino nessuno o ancora tenuti con mani e piedi legati nelle loro abitazioni. Qualcuno porta loro da mangiare in un solo gesto di pietà. Un ex meccanico della Costa d’Avorio, Gregoire Ahongbonon, dopo aver vissuto anche lui un periodo di decadimento mentale arrivando a pensare al suicidio, a inizio degli anni 80 partecipò a un pellegrinaggio in Terra Santa. Tornato a casa, si convertì al cristianesimo e cominciò a dedicarsi ai malati di mente, liberando dalle catene tutti quelli che trovava per strada e dando vita a un centro di accoglienza. La sua incredibile storia è stata raccontata nei giorni scorsi in un servizio dell’inglese Bbc. A oggi la sua associazione ha aperto una dozzina di centri di assistenza non solo nel suo paese e anche nel Benin, in Togo e Burkina Faso. Ch infatti anche se non pratica quelle usanze terribili a base di catene, non ha quasi mai i soldi per permettersi di portare i propri malati nelle poche strutture sanitarie, le cui spese superano gli stipendi mensili di questa gente. Il fatto che anche la Bbc riporti la sua attività dimostra lo straordinario lavoro da lui fatto che Gregoire spiega semplicemente così: “Gesù Cristo è presente nella loro carne. Finché ci sono malati incatenati a un albero o dentro a una capanna, io non posso fare un bilancio di vittoria. La mia vittoria fino ad oggi è trovarli e farmi aiutare da Lui per liberarli”.