La decisione presa da Cameron di mandare al Referendum la popolazione inglese per il Brexit e cioè per capire se questi fossero disponibili all’uscita dall’Unione Europea ha sicuramente interessato anche altri paesi tra cui anche il nostro. In Italia infatti si sono interrogati in molto sulla possibilità di vedere questo possibile sondaggio anche nel nostro paese. Il giornalista di Repubblica Ferdinando Giugliano ha provato ad analizzare le possibili conseguenze del Brexit. Ecco il suo commento così su Twitter: “Quanto costerebbe (a noi e a loro) il Brexit? Le mie domande e risposte per Repubblica.it”, clicca qui per il tweet.
A scosso tutti i quotidiani e le testate online il Brexit, referendum lanciato da Cameron per chiedere ai cittadini se vorrebbero uscire o meno dall’Unione Europea. Il giornalista e conduttore de LaGabbia su La7 Gianluigi Paragone ha deciso di lanciare un sondaggio su Twitter, scrivendo: “Se foste in Gran Bretagna come votere nel Referendum Brexit?”. E’ chiaro che il giudizio non può essere esteso a tutta la popolazione italiana, ma sulle persone che hanno risposto ben il 78% ha votato per il sì, mentre il no è stato ‘firmato’ dal 22%. Questo fa capire che anche in Italia c’è la volontà da parte di alcuni, in maggioranza in questo caso, di uscire dall’Unione Europea. Clicca qui per il sondaggio di Gianluigi Paragone.
Sulla questione legata al referendum lanciato da Cameron in merito al Brexit ha parlato Laura Ferrara, portavolce del Movimento Cinque Stelle al Parlamento Europeo, a Transatlantico su RaiNews: “A me sembra che la Gran Bretagna voglia avere la botte piena e la moglie ubriaca. La minaccia. E’ previsto dall’artico 50 del trattato la possibilità di recedere dall’Unione Europea. E’ una minaccia che Cameron ha potuto fare in forza del potere negoziale che la Gran Bretagna ha. Il Regno Unito è sempre stato con un piede dentro e uno fuori. Se a oggi si parla di Brexit, inserito in un contesto storico particolare e vede un Ue estremamente debole, il potere negoziale è davvero forte. Appreziamo lo strumento di cui Cameron si è avvalso, il referendum. Questo rappresenta la massima espressione democratica, dando ai cittadini la possibilità di esprimersi in un momento politico come questo. Bisognerà vedere poi quali saranno i risultati di queste negoziazioni se il referendum porterà al sì“. Clicca qui per il video dell’intervento di Laura Ferrara a Transatlantico.
Una bella gatta da pelare la Brexit per Cameron, come si suol dire: il referendum annunciato a malincuore ieri da David Cameron è un’eventualità a cui il premier del Regno Unito avrebbe volentieri fatto a meno, dato che l’uscita dall’Europa (Britain-Exit) non è considerata positiva e ammissibile da Cameron, ma il paese lo richiede e dopo la rinegoziazione dei patti con il Consiglio Europeo, ora si attendono mesi molto tirati fino al 23 giugno, data del referendum che darà comunque, qualsiasi sia il risultato, uno scossone all’intero apparato prima europeo ma poi sicuramente anche inglese. Quali sarebbero però le conseguenze economiche per il Paese della Union Jack dopo la possibile uscita dall’Unione Europea? Se lo sono chiesti i colleghi di Repubblica e così come loro tanti altri; la risposta si può definire con un bel “bella domanda”; è infatti molto complesso riuscire a intuire i possibili trend positivi o negativi di una Brexit. Alcuni analisti temono che nel breve periodo l’intera Eurozona potrebbe subire mercati azionari fragili e mercati obbligazionari britannici instabili sulla sterlina. Già da molto la valuta britannica si è deprezzata nei confronti di dollaro ed euro a casa della decisione dal Bank of England di ritardare l’aumento dei tassi d’interesse. Merca to immobiliare e bilancia dei pagamenti sono i punti deboli che potrebbero pagare il prezzo più alto da una possibile Brexit; la parola dell’esperto, Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra è stata breve ma decisa. «Il Brexit potrebbe far aumentare i premi al rischio sugli asset britannici, un fenomeno che potrebbero produrre eventuali fughe di capitali». Insomma, molto problemi e tanti dubbi con confusione: i prossimi mesi, non saranno semplici, a prescindere.
Si è già spaccato il governo inglese sul referendum sulla Brexit annunciato ieri dal primo ministro David Cameron. La consultazione è stata fissata per il prossimo 23 giugno: gli elettori saranno chiamati a decidere se il paese dovrà restare nell’Unione Europea o meno. Con il termine Brexit si indica proprio, con una crasi dell’espressione Britain exit, l’uscita del Regno Unito dall’UE. E già sei componentti del governo, 5 ministri e un sottosegretario, hanno dichiarato che voteranno a favore della Brexit. Secondo quanto riportato da La Repubblica il personaggio di maggior spicco a favore dell’uscita della Gran Bretagna dall’UE è Michael Gove, titolare della Giustizia e amico personale del premier: “E’ stata la decisione più difficile della mia vita ma la Brexit rappresenta la via per un futuro migliore”. Contrario alla Brexit il premier Cameron che ha invece sottolineato che la Gran Bretagna sarà “più sicura, più forte e più prospera in un’Europa riformata”.