Il ministro degli Esteri italiano, Paolo Gentiloni, è quello che, inconsapevolmente, crea più panico di tutti gli altri. Dopo che si è saputo dal Wall Street Journal che i droni armati americani partiranno dalla base di Sigonella in Sicilia verso le basi dell’Isis in Libia, Gentiloni si è subito esibito in una dichiarazione che dovrebbe essere rassicurante: “L’utilizzo della base non è un preludio all’intervento militare”. Per quale ragione lo abbia voluto precisare, non è dato saperlo. Ma questa dichiarazione, dopo tanto silenzio, e inoltre per una notizia giornalistica che viene dagli Stati Uniti, lascia più che perplessi.



Forse bisognerà aspettare altre notizie e precisazioni dal WSJ, perché la sensazione è che su questo argomento ci sia una reticenza senza precedenti. Solo una puntualizzazione viene del presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Ma anche il premier ha parlato dopo le rivelazioni del giornale americano: “Sono autorizzazioni caso per caso se ci sono terroristi e potenziali attentatori dell’Isis. C’è uno stretto rapporto tra noi, soprattutto gli americani, e gli altri alleati. Siamo in piena sintonia con i nostri alleati internazionali”.



Queste precisazioni lasciano il tempo che trovano ed espongono l’Italia, nel suo complesso, a una figuraccia.

Poiché la questione si dibatte da più di un anno, come precisa il WSJ, non si comprende perché nessun giornale italiano abbia mai riferito nulla su questo argomento, quando ormai sono mesi e mesi che lo stato islamico ha piazzato le sue basi nel golfo della Sirte. A questo punto, qualcuno azzarda addirittura l’ipotesi che sia lo stesso governo a stabilire la linea editoriale dei grandi organi di stampa italiana o quanto meno ci sia un’acquiescenza nei confronti del governo Renzi tanto che la grande stampa “sorvola” le notizie.



Poi c’è la stessa posizione del governo che lascia perplessi. E’ come se il governo Renzi compisse un’autentica “evasione dalla realtà” e non coinvolgesse il Parlamento in una questione che può diventare veramente una grande emergenza. Perché riservare solo alle decisioni del Governo simili argomenti e non affrontare un dibattito più ampio?

Che cosa realmente si gioca oggi in Libia? E’ evidente che la situazione sia destinata a complicarsi sempre di più e a minacciare l’Italia. Non è solo la vicinanza della Libia alle coste italiane quello che preoccupa, ci sono anche concreti interessi italiani che sono in ballo in Libia.

Lasciamo perdere, per carità, la retorica dell’antica influenza italiana, la colonizzazione, i pentimenti, le scuse, gli indennizzi e via dicendo. C’è un interesse attuale, concreto e tangibile, di carattere energetico, che è rappresentato in Libia da una forte presenza dell’Eni. Per difendere questi interessi, l’Italia deve svolgere un ruolo attivo, nel presente e nel futuro. Probabilmente è questo che è oggetto di tanti colloqui tra Italia e Stati Uniti, tra Italia e alleati.

Naturalmente, la difesa di questi interessi è accompagnata da una legittima paura di subire una reazione dell’Isis, un attentato in Italia. Alla fine, emerge una linea politica molto stretta, certamente difficoltosa, tra l’incubo di un attentato e la preoccupazione di giocare un ruolo confacente agli interessi italiani, soprattutto appunto quelli dell’Eni. Interessi che invece i francesi vorrebbero mettere, come al solito, in discussione. Si pensi all’azione di Sarkozy nella liquidazione del regime di Gheddafi.

E’ proprio di fronte a questi due problemi intrecciati tra loro che è calato un silenzio che lascia perplessi, che alimenta paure e che soprattutto non coinvolge Parlamento e Paese sul problema di affrontare con responsabilità la realtà.

E’ già sintomatico ad esempio che Gentiloni si soffermi a dichiarare che il lancio di droni armati non preludono a un intervento miliare. Ma è una contraddizione palese. Perché fino a questo momento, l’Italia consentiva solo il lancio di droni da ricognizione. Come si può dire che il lancio di un drone armato non sia già un atto di guerra?

Non si vuole affatto entrare nel complicato meccanismo del gioco di intelligence. Quello va per suo conto e non deve neppure essere sfiorato. Ma sui problemi generali e cruciali, lasciare il Parlamento e gli italiani totalmente all’oscuro, “informati” solo dalle traduzioni del Wall Street Journal, pare esagerato e profondamente sbagliato.