Behring Breivik, l’uomo che nel luglio 2011 ammazzò 77 giovani sull’isola di Utoya in Norvegia, si lamenta delle sue condizioni carcerarie. Condannato ad appena 21 anni di galera, l’omicida dice tramite i suoi avvocati che la sua detenzione “è disumana” e che il governo norvegese ha violato due clausole della convenzione dei diritti europei dell’uomo, quella che garantisce il rispetto della vita privata e familiare e la corrispondenza e quella che vieta pene e trattamenti inumani o degradanti. Breivik è obbligato all’isolamento, può ricevere visite ma incontrare le persone solo dietro a un vetro. Ha così fatto causa al governo e per la prima udienza in tribunale, una volta liberato delle manette si è prodotto in un bel saluto nazista a braccio teso. 



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