“Quello che Al-Sisi vuole dirci con questa intervista è che dietro la morte di Regeni ci sono i servizi segreti di una potenza straniera. Di certo il governo egiziano non aveva nessun interesse a torturare il ricercatore italiano, sarebbe stato molto più semplice caricarlo su un aereo e rispedirlo a Roma”. Lo sottolinea Tewfiq Aclimandos, professore egiziano di storia araba contemporanea al Collège de France e membro del comitato scientifico della Fondazione Oasis. Mercoledì su Repubblica è uscita un’intervista al presidente egiziano, Abdel Fattah Al-Sisi, nella quale rivolgendosi alla famiglia di Giulio Regeni ha affermato: “Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, che lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio”.
Perché Abdel Fattah Al-Sisi ha deciso di rilasciare un’intervista a un quotidiano italiano a quasi due mesi dalla scomparsa di Regeni?
Perché c’è stata una risoluzione del Parlamento europeo che si è espresso in termini molto severi nei confronti dell’Egitto.
Lei come legge le sue dichiarazioni?
Il presidente è furioso per questa vicenda. Le gerarchie egiziane, cioè Al-Sisi e i massimi funzionari del ministero dell’Interno, sono stati colti di sorpresa e continuano a non capacitarsi di quello che è accaduto. Il presidente sta cercando di ottenere risposte su quanto è avvenuto a Regeni, ma per il momento non ne ha.
La rabbia di Al-Sisi per la morte di Regeni è sincera o simulata?
Al-Sisi è realmente molto arrabbiato. Sappiamo quali sono state le sue dichiarazioni ai membri del parlamento egiziano e le istruzioni che ha fornito al ministero degli Interni. Sta facendo di tutto per scoprire che cosa sia avvenuto.
Al-Sisi punta il dito sulla tempistica in cui Regeni è stato ucciso. Anche secondo lei è sospetta?
Al di là della tempistica, è molto improbabile che a uccidere Regeni sia stata la polizia egiziana. Quasi sicuramente il ragazzo italiano disturbava e non piaceva alle autorità. La polizia egiziana però ha l’abitudine di espellere gli studenti stranieri che sono considerati come militanti o addirittura come spie. Nessuno di loro è mai stato arrestato o torturato. Prendere Regeni e caricarlo su un aereo diretto a Roma avrebbe creato molte meno complicazioni al governo egiziano rispetto a quanto è avvenuto.
Possibile che la polizia abbia scambiato Regeni per qualcun altro?
Non posso escludere che un poliziotto ignorante abbia perso la testa e abbia ucciso lo studente italiano senza un ordine dall’alto. Ma se per un tragico incidente Regeni fosse stato ucciso dalla polizia, quest’ultima avrebbe immediatamente distrutto qualsiasi prova. Invece il cadavere di Regeni è stato trovato proprio nel giorno della visita della delegazione italiana al Cairo. E’ questa la cosa veramente strana, ed è altrettanto strano che si sia ritrovato anche il suo cellulare.
Secondo lei quale messaggio vuole lanciare Al-Sisi?
Quello che il presidente Al-Sisi vuole farci intendere con questa intervista è che dietro a questo delitto potrebbero esserci degli islamisti aiutati dai servizi segreti di un altro Paese il cui interesse è danneggiare la cooperazione tra Italia ed Egitto. Il presidente suggerisce questa ipotesi pur senza esplicitarla chiaramente. Personalmente non so dire se questo sia o meno il modo in cui sono andate le cose. Quello che posso dire con certezza è che Al-Sisi non sa che cosa sia avvenuto ma che sta cercando di trovare delle risposte.
Nell’intervista Al-Sisi si chiede “chi ha interesse a boicottare o bloccare l’ampia collaborazione tra Italia ed Egitto”. Lei come risponderebbe?
Non voglio fare speculazioni. La questione però è che l’apparato statale egiziano non trae alcun beneficio da questa uccisione. Anzi per il Cairo è un vero e proprio disastro, e non sto parlando dal punto di vista umanitario o della ricerca scientifica: anche per i servizi segreti egiziani la morte di Regeni è un enorme smacco.
Per l’Egitto quanto conta l’alleanza con l’Italia?
L’Italia è un alleato cruciale dell’Egitto per una serie di ragioni. Tra queste c’è l’estrazione del gas naturale per conto dell’Eni, ma anche la Libia.
(Pietro Vernizzi)