Democratici e Repubblicani analizzano i risultati del Super Martedì di Primarie e Caucus Usa 2016 e non ci sono solo ferite o gioia, ma una linea quasi ben definita per il futuro prossimo. Che sia sempre più una partita per il nuovo Presidente americano tra Hillary Clinton e Donald Trump è sempre più che una ipotesi, ma un dato reale tratto dai risultati avuti fin qua: pensare che di colpo i big favoriti dei due partiti possano perdere il vantaggio avuto fin qua nei prossimi Stati al voto è davvero difficile, anche se non impossibile in America. Marco Rubio sembra ormai fuori dai giochi a destra, mentre Ted Cruz rimane un ostacolo per Trump, ma non esattamente impossibile da superare; stesso vale per Bernie Sanders dall’altra parte, rimane in piedi dopo il Super Tuesday con quattro stati vinti e fino all’ultimo proverà a soffiare consensi e voti alla Clinton, ma anche qui l’impresa sembra davvero complessa. Ieri, a sorpresa, sono arrivate anche le prime parole di Hillary rivolte al presunto avversario repubblicano, Trump, quasi a dimostrazione che l’obiettivo della donna tra le più potenti al mondo non si più le primarie, che dà per vinte, ma la diretta sfida alla Casa Bianca. “Al magnate che promette di ridere grande l’America, spargendo odio a destra e a manca, rispondo che l’America è già grande e continuerà ad esserlo, il nostro compito è completarla”. La sfida è già partita.
I risultati delle primarie Usa 2016 sono schiaccianti e rischiano di aver già deciso la partita: il Super Martedì americano in 13 stati, tra caucus e primarie, di Democratici e Repubblicani vede il trionfo quasi schiacciante di Hillary Clinton e Donald Trump, anche se con scenari ovviamente molto diversi. La prima donna che si candida seriamente a diventare Presidente degli Stati Uniti si aggiudica 544 delegati in sette Stati – Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennesee, Virginia e Texas – mentre lo sfidante senatore Bernie Sanders ne conquista quattro per un totale di 349 delegati, Colorado, Minnesota, Oklahoma e Vermont. “Il momento di Hillary, pasticciona ma paziente” commenta il New York Times su questo fantastico risultato per la moglie dell’ex presidente Bill Clinton, con Sanders costretto quasi alla resa, anche se i giochi non sono del tutto finiti. Dall’altra parte è psicodramma in atto nello strano caso repubblicano: gli americani conservatori scelgono il miliardario delle sparate e dei muri, mentre il Partito si danna l’anima per cercare di combatterlo. Ma il Super Tuesday ha parlato chiaro, la piazza vuole Donald: vince in 7 Stati (Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Tennesee, Virginia e Vermont) lasciando le briciole a Ted Cruz, tre stati conquistati in Oklahoma, Alaska e Texas, con Marco Rubio, la speranza dei moderati, che finisce solo con il Minnesota, il primo stato conquistato dall’ispanico candidato rep. 274 delegati per Trump, più quelli giù avuti, starebbero per consegnarli il titolo di candidato unico. Cosa si inventeranno nelle prossime settimane per contrapporre l’effetto Trump devastante i suoi “amici” di partito?
Nel giorno in cui l’America si appresta a commentare le Primarie Usa 2016, e in particolare il Super-Tuesday, Michael Bloomberg, uno dei protagonisti di cui si è parlato con maggiore insistenza in queste settimane dopo le voci su una sua possibile discesa in campo, sarebbe vicino ad annunciare ufficialmente il mancato impegno per la Casa Bianca. Ad annunciarlo, come riportato da “Ansa Usa 2016”, è l’ABC News che nel citare alcune fonti afferma che le chance di vedere candidato l’ex sindaco di New York sono “molto, molto basse, quasi zero”. A prospettare una possibile candidatura da indipendente era stato lo stesso ex sindaco di New York in un’intervista al “Financial Times” nella quale definiva “il livello del discorso e della discussione estremamente banale e un insulto agli elettori” e affermava di voler “considerare tutte le opzioni”.
Seggi aperti in America per il Super Tuesday di queste Primarie Usa 2016 che potrebbe rivelarsi decisivo nella lotta interna tra Democratici e Repubblicani. C’è anche qualcuno, come Bernie Sanders, che prova a stemperare un po’ la tensione: l’avversario di Hillary Clinton, chiamato a votare nel suo seggio in Vermont (l’unico stato in cui i sondaggi lo danno in netto vantaggio), ha ironizzato con i cronisti. Queste le sue parole riportate da “La Repubblica“:”Dopo una lunga deliberazione so che Bernie Sanders potrebbe ricevere almeno un voto. Sto lavorando su mia moglie, così potrei forse averne due, per cui direi che va bene“.
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In attesa di scoprire come si esprimeranno gli stati chiamati a votare per le Primarie Usa 2016 in questo Super Tuesday abbiano già un primo verdetto: Sanders non si ritirerà e guai a metterlo in dubbio, vista la fonte. A parlare di fronte ai giornalisti, come riportato da “Ansa Usa 2016″ è stata infatti la moglie del senatore del Vermont, Jane Sanders, che ha dichiarato:”Sara’ un cammino duro il Super Tuesday, ma Bernie andra’ avanti fino alla convention democratica di luglio. Ci aspettiamo di vincere in alcuni stati e di perdere in altri ma pensiamo che andrà’ meglio andando avanti“. Mogli come portavoce? Quello di Sanders non è l’unico caso: anche Lacena ‘Candy’ Carson, moglie del neurochirurgo Ben, candidato tra i Repubblicani, assicura:”Dio gli ha detto di candidarsi e non mollerà finché non se lo sente dire da Dio“.
Il Supermartedì è iniziato in molti stati americani e nel giorno che potrebbero decidere le Primarie Usa 2016 un sondaggio della Cnn rischia di sparigliare le carte tra i Democratici e i Repubblicani. Secondo la rilevazione della Cnn/Orc Poll infatti in caso di vittoria di Donald Trump tra i Repubblicani, il prossimo presidente degli Stati Uniti sarà Democratico. Sia Hillary Clinton che Bernie Sanders infatti vengono considerati più forti del tycoon newyorchese in vista delle Presidenziali del prossimo novembre. Hillary batterebbe Trump con il 52% dei voti; meglio ancora farebbe Sanders, che si affermerebbe con il 55% delle preferenze. Ma come andrebbe nel caso a trionfare tra i Repubblicani fosse uno tra Rubio e Cruz? La Clinton perderebbe con entrambi: fermandosi rispettivamente al 47% e al 48% dei voti. Sanders al contrario trionferebbe sia con il senatore della Florida che con il texano ottenendo una volta il 53% e un’altra il 57%. Pare dunque che i candidati più forti a livello nazionale siano anche i più deboli nel loro partito: almeno fino alla pubblicazione di questo sondaggio, che potrebbe convincere qualche elettore a votare per il competitor migliore per la Casa Bianca.
Nel Super-Martedì di oggi, 1 marzo 2016, le Primarie Usa 2016 chiedono un responso a 12 stati per quanto riguarda i Democratici e a 13 per quel che concerne i Repubblicani. Ma quali sono gli “stati-chiave”, quelli in cui vincere “conta” di più? Uno di questi è sicuramente il Texas, non fosse altro per il fatto che assegna 222 delegati dem e 155 repubblicani. Qui Hillary Clinton punta ad ottenere una vittoria molto larga: farlo l’aiuterebbe ad essere vista a livello nazionale come l’unica opzione possibile per il partito Democratico; Sanders l’ha capito e nell’ultima settimana si è fatto vedere parecchie volte nello Stato, peccato che il 40% degli aventi diritto al voto sia latino-americano, una fetta di elettorato non vicinissima a Sanders. In campo repubblicano il Texas sarà il banco di prova per verificare il peso di Ted Cruz: questo è il suo stato. In caso di mancato successo qui, sarà probabile un ritiro molto a breve. L’altro stato chiave potrebbe essere poi il Minnesota, non tanto per il numero di delegati assegnato, quanto per il suo peso politico. In Minnesota l’elettorato è storicamente liberal, molto di sinistra e bianco: condizioni perfette per una vittoria di Sanders, che nonostante questo è leggermente indietro nei sondaggi e che se spera di sopravvivere a questo Super Tuesday deve ben figurare qui. Per i Repubblicani potrebbe essere il Minnesota uno dei pochi acuti di Rubio, dal momento che viene sostenuto dall’ex governatore Tim Pawlenty: insomma, una partita a scacchi difficile da decifrare, almeno fino a stanotte, quando capiremo se la sfida Clinton-Trump è davvero lì da venire.
A poche ore dall’inizio del Super-Martedì, o Super Tuesday per dirlo all’americana, piatto forte di queste Primarie Usa 2016, Hillary Clinton e Donald Trump sembrano i favoriti assoluti rispettivamente tra i Democratici e i Repubblicani. Ma come andò l’ultima volta nel Super-Tuesday? Per avere un confronto tra i Democratici bisogna risalire al 2008 (nel 2012 la ricandidatura di Obama spazzò via tutti i concorrenti): all’epoca a tentare di arginare la scalata alla Casa Bianca del primo presidente di colore vi era proprio Hillary Clinton. La moglie di Bill, in quello che fu il Super-Tuesday più partecipato della storia con 23 stati al voto (24 per i repubblicani), riuscì a vincere in 12 stati, contro gli 11 di Obama, che conquistando però quelli più influenti aumentò il proprio vantaggio in termini di delegati con un risicato 847 a 834. Tra i Repubblicani basta andare indietro invece di 4 anni: nel 2012 fu Mitt Romney ad imporsi alla grande conquistando 6 stati contro i 3 di Santorum e l’unico di Gingrich.
-Nell’immediata vigilia del Super-Martedì che in questo 1 marzo potrebbe dare una svolta alle Primarie Usa 2016 arrivano le parole della Casa Bianca contro Donald Trump. A pronunciarle è il portavoce di Washington Josh Earnest, che sottolinea che il magnate newyorchese favorito per la conquista della nomination repubblicana susciti “allarme e preoccupazione” anche al di là degli Stati Uniti. Come riporta l’Ansa, secondo la Casa Bianca le dichiarazioni a effetto di Trump hanno “un impatto sulla reputazione del nostro Paese“. In ogni caso il Presidente Obama non è preoccupato di una possibile vittoria del tycoon perché secondo il suo pensiero:”Trump non diventerà mai presidente“.
Oggi, martedì 1 marzo, le Primarie Usa 2016 arrivano ad uno degli appuntamenti più attesi e importanti: si tratta del “Super-Martedì“, o come direbbero gli americani “Super Tuesday“, una giornata in cui sono chiamati a votare 12 stati per i Democratici e 13 per i Repubblicani. L’attesa è molta, con questa giornata infatti si verranno a sapere quani delegati verranno conquistati in questi stati e sopratutto si avrà la linea molto più chiara su come potrebbero concludersi le candidature alla Primarie Presidenziali.
Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza: perché questo Super Martedì è così importante? In primo luogo perché nel Super Tuesday viene messo in palio un altissimo numero di delegati. I delegati sono gli eletti a sostegno dei vari candidati in lizza per la vittoria, la cui somma determinerà il candidato che otterrà la nomination per le presidenziali di novembre. Per comprendere l’importanza di questa data basta sapere che il candidato democratico per vincere ha bisogno di conquistare 2242 delegati e oggi ne vengono assegnati ; in campo repubblicano la soglia da raggiungere è di e oggi se ne assegnano .
Gli Stati in cui si vota tra i democratici con lo strumento delle primarie sono i seguenti: Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia. In alcuni stati si voterà invece tramite caucus, un sistema per cui può votare soltanto chi è iscritto al partito, che favorisce dunque i candidati più graditi all’establishment, ecco quali: American Samoa, Colorado e Minnesota. Tra i Repubblicani si svolgeranno le primarie in Alabama, Arkansas, Georgia, Massachusetts, Oklahoma, Tennessee, Texas, Vermont e Virginia. I caucus repubblicani riguarderanno invece: Alaska, Colorado, Minnesota e Wyoming.
Gli analisti politici indicano questa come la giornata giusta per capire se Bernie Sanders può davvero mettere in difficoltà Hillary Clinton. L’ex segretario di Stato è avanti nei sondaggi in praticamente tutti gli stati, fatta eccezione per Vermont (stato di casa di Sanders) e Massacchusetts, dove i due sono dati alla pari. Il problema di Sanders pare essere che il vantaggio della Clinton negli stati che assegnano il più alto numero di delegati è davvero largo. Si parla di una forbice compresa tra i 20 e i 30 punti percentuale: un distacco che se confermato contribuirà a creare nell’elettorato democratico la convinzione che Hillary è la vincitrice designata delle Primarie e a quel punto per Sanders sarebbe quasi impossibile recuperare lo svantaggio (anche dal punto di vista aritmetico).
Nel Gop lo scenario è un po’ più frastagliato, e quindi più avvincente: Trump è dato in testa nei sondaggi di questo Super Tuesday in Alabama, Georgia, Massachusetts, Minnesota, Oklahoma e Virginia. In Arkansas, Tennessee e Texas, seppur di poco, è dato in vantaggio Cruz. E Rubio? In questo Super-Tuesday si gioca la partita decisiva del giovane senatore della Florida. È molto probabile infatti che dalle votazioni odierne possa venire fuori il nome del competitor numero uno di Donald Trump: in primis perché Cruz ha puntato molto della sua campagna elettorale sugli stati che vanno oggi al voto (in gran parte del sud e di fede evangelica, come Cruz); in secondo luogo perché la strategia di Rubio, che nell’ultimo dibattito televisivo ha attaccato frontalmente Trump, potrebbe innalzarlo di fronte all’elettorato repubblicano come la vera alternativa al magnate newyorchese. Non abbiamo citato Carson e Kasich: non ce ne siamo dimenticati, ma loro forse sono davvero all’ultima spiaggia e, a meno di clamorosi exploit, non arriveranno alla prossima tappa di queste Primarie. (Dario D’Angelo)