Un attentatore suicida si è fatto esplodere nel centro di Istanbul uccidendo cinque persone e ferendone 36. Si tratta del quarto attentato nel Paese dall’inizio dell’anno. A farsi esplodere sarebbe stato Savas Yildiz, 33 anni, originario di Adana in Turchia, militante dello stato islamico. Il paese è sconvolto, anche perché domenica scorsa era stata la volta di un altro attentato, ad Ankara, costato la vita a 34 persone. Abbiamo chiesto un commento a Selin Sanli, corrispondente dall’Italia per la tv pubblica turca TRT.



Che cosa ne pensa dell’attentato avvenuto a Istanbul?

Molto probabilmente questo attentato è stato messo in atto dal Pkk. Quest’ultimo al momento non lo ha né smentito né rivendicato, ma il 20 marzo è il capodanno curdo. Nei giorni scorsi inoltre il Pkk aveva diffuso una dichiarazione in cui manifestava il suo sdegno perché il governo turco aveva bombardato i curdi in Siria.



In Siria i curdi sono schierati contro i terroristi dell’Isis. Lei ritiene che in Turchia si siano a loro volta trasformati in terroristi?

I curdi sono molto divisi al loro interno. Da un lato dichiarano di essere schierati contro l’Isis, ma per il governo turco in realtà le cose non stanno così. Fatto sta che i curdi in Turchia sono 20 milioni e sono anche rappresentati in Parlamento dal partito Hdp. E’ veramente un peccato che quest’ultimo non riesca a convincere il Pkk a deporre le armi. Molti di noi credevano in Hdp e avevano gioito perché era entrato in Parlamento, eppure non riesce ad approfittare della sua forza per fare cessare questi attentati una volta per tutte.



Questo attentato potrebbe essere una risposta alle operazioni militari del governo turco contro le popolazioni curde nel sud-est del Paese?

Non è il governo che va ad attaccare il Pkk, semmai il contrario. Ovviamente il governo ha il potere di proteggere il territorio e combattere il Pkk, che è un’organizzazione terroristica al 100 per cento. La cosa inconcepibile è che era stato raggiunto un accordo per una pacificazione nazionale, poi evidentemente è saltato qualcosa. Veramente i curdi avrebbero potuto ottenere molto di più se avessero deposto le armi.

Oltre al problema dei curdi, la Turchia sta anche attraversando una fase di conflitti sociali?

Dal punto di vista sociale la Turchia sta attraversando una fase un po’ confusa. L’opinione pubblica è ovviamente molto composita e questo crea degli scontri di idee tra i sostenitori del governo e i loro oppositori. L’afflusso dei migranti acuisce le tensioni, e a questo si aggiungono le conseguenze delle difficoltà dell’economia globale. Del resto i profughi siriani hanno perso tutto, ed è giusto dare loro risposte grazie a questo accordo tra Turchia e Ue. Ci troviamo in una fase in cui i problemi sono sempre più globalizzati, ed è giusto cercare delle risposte globalizzate.

Nel momento stesso in cui la Turchia vive questo travaglio, si propone all’’Ue come un partner per stabilizzare l’area. Non è un paradosso?

Sarà anche un paradosso, ma la Turchia può essere veramente un alleato dell’Europa. Grazie ai 6 miliardi di euro che sono stati stanziati per due anni, la Turchia riuscirà a fermare i flussi dei migranti. Spero che questo progetto abbia successo, anche perché l’accordo sottolinea l’importanza geopolitica della Turchia. Grazie all’alleanza con Ankara, l’Europa sarebbe più al sicuro. Anche la Turchia ovviamente otterrà dei vantaggi, perché finalmente non ci saranno più visti di ingresso per i cittadini turchi che desiderano venire in Europa.

 

Fino a che punto in Turchia c’è una restrizione della libertà di stampa?

La restrizione c’è ma è parziale. Ricordo che nel mio Paese ci sono 30 milioni di utenti di Internet. La censura per esempio ha vietato la diffusione delle immagini dell’attentato di Istanbul, ma in molti hanno scattato foto con il cellulare e le hanno diffuse su Twitter. Molte informazioni passano quindi attraverso il cosiddetto “citizen journalism”. E’ un fatto positivo perché il 70 per cento della stampa è in mano al governo.

 

La situazione negli ultimi mesi è migliorata o peggiorata?

Anche sul fronte della libertà di stampa cominciano a sentirsi delle novità positive. Per esempio i due giornalisti del quotidiano Hurriyet che erano stati arrestati sono stati rilasciati, anche se il processo a loro carico continua. Il fatto che ci sia stato un riavvicinamento tra Turchia e Unione Europea, dopo anni di rifiuto ad accettare l’integrazione di Ankara, contribuirà a migliorare tutti i problemi sul tappeto.

 

Perché ne è convinta?

Perché tra il 2003 e il 2007 lo stesso Erdogan aveva compiuto dei passi in avanti per avvicinarsi all’Ue. Avendo però incassato soltanto dei rifiuti, Erdogan ha giustamente deciso di trovarsi degli alleati nel mondo islamico. Questo riavvicinamento all’Europa avrà finalmente effetti positivi anche sulla libertà di stampa, una cosa della quale io mi ritengo molto contenta.

 

(Pietro Vernizzi)