Questa sera si vota in Arizona, Utah e Idaho, ma gli occhi e le parole sono tutti puntati su quello che è successo a Bruxelles. Forse, chissà, lo sarà anche il voto. Improvvisamente il terrorismo estremista di Isis diventa il pensiero dominante, il campo di battaglia dal quale i candidati non possono sfuggire. Anche se il Belgio è lontano ognuno sente il brivido freddo della paura corrergli lungo la spina dorsale e con esso un impellente senso di urgenza. E la political correctness va a farsi benedire.
Oggi i 3 candidati repubblicani rimasti non si vergognano neanche un po’ di puntare l’indice minacciosamente sui musulmani d’America: se c’è qualcuno da tenere sott’occhio perché non riaccada quello che ci è già accaduto quindici anni fa, quello che oggi l’Europa sta patendo, sono costoro. Su questo – che meriterà a suo tempo una riflessione molto più approfondita – Trump, Cruz e Kasich cercano ognuno l’affondo più efficace: chiudere le frontiere, schedare tutti gli arabi negli States, pattugliare tutte le comunità presenti sul nostro territorio, attaccare, difendere, uscire dalla Nato… Questi naturalmente sono i candidati repubblicani.
E i democratici? Fermamente ancorati a principi di non discriminazione, determinati a non fare e non lasciar fare di ogni erba un fascio, insistono sul ruolo dell’intelligence, promettendo tutto l’aiuto necessario agli europei incapaci di difendere loro stessi. Mentre la Clinton invoca per l’Europa fantomatiche leggi più ferree (che in ogni caso non prenderebbe mai in considerazione per il proprio Paese), il pacifista Sanders oggi si è lasciato andare a un inaspettato “bisogna distruggere Isis”. Come è risaputo distruggere un esercito (per giunta feroce e assatanato) in modo pacifico non è semplice.
Arrivano i primi risultati, Arizona, “the biggest prize” di questa notte. Hillary seppellisce Bernie sotto una montagna di 20/25 punti percentuali e Trump infligge una batosta di simili proporzioni a Cruz. Ma Sanders e Cruz rispondono con un distacco addirittura superiore – almeno questo dicono le prime proiezioni – dallo Utah. E infine l’Idaho, dove votavano solo i democratici. Tutti per Sanders, attorno all’80%.
Adesso occorre aspettare. Ci vorrà tutta la notte per arrivare a dei dati definitivi. A conti fatti l’unico che potrebbe uscire di scena è Kasich. Credo proprio che se potessero gli americani andrebbero a votare per scegliersi il presidente anche domani mattina, perché in un momento confuso, drammatico e tragico come questo un presidente ci vuole. Obama non c’è, e non solo perché è a Cuba.