“Excuse me, do you know what this is?”. Venerdì Santo. Stiamo attraversando il ponte di Brooklyn seguendo la croce di nostro Signore. È la 21esima volta. Chissà quante migliaia di persone hanno camminato con noi in tutti questi anni, e chissà quante ci hanno incrociato lungo quella che è una delle passeggiate più affascinanti per milioni di visitatori che arrivano a New York.
Guardare — fissare — i volti della gente mi ha sempre affascinato, ma oggi il pensiero che quell’uomo sulla croce fosse morto per tutti mi ha costretto a sentire quello sguardo su di me, e di riflesso da me verso tutti quegli sconosciuti.
“Mi scusi, lo sa che cos’è questa cosa?”. È uno sconosciuto a rivolgere la domanda ad un altro sconosciuto incontrato per caso sul ponte di Brooklyn mentre transita raccolta e silenziosa la nostra processione. “No…”, risponde quell’altro senza staccare gli occhi dai volti nostri che scorrono uno ad uno seguendo la croce di Gesù. Gesù che è morto per abbracciare e salvare la miseria di ciascuno di noi. E tanti, la fuori, non lo sanno. Noi, che camminiamo raccolti e in silenzio sotto un cielo che minaccia pioggia, lo sappiamo. Magari non lo capiamo molto bene, ma lo sappiamo e nel vivere questo gesto di devozione nel cuore di New York umilmente lo testimoniamo al mondo.
Non credo che ci sia molto di più da dire, e credo che questo modo in cui da vent’anni offriamo il nostro Venerdì Santo sia solo per ricordare a noi stessi e far sapere a tutti che c’è un amore, uno solo, che non si può lasciare. “Lasceretelo voi per altro amore?” Più che la risposta ai curiosi che ci circondano, è la mia risposta a questa domanda che è urgente. Questa nostra Via Crucis così grande, così bella, persino così fotografata resta un gesto semplice, essenziale, puro e sempre nuovo perché rimane trasparente di quell’unico amore che salva il mondo da tutte le brutture di cui è capace. Noi, che sappiamo anche se capiamo poco, diciamo a tutti che c’è un amore che non ci lascia mai e che noi non vogliamo lasciare.