“Quanto è avvenuto a Parigi e Bruxelles è una conseguenza degli errori dell’Europa. Non si possono lasciare entrare migliaia di migranti ogni giorno senza chiedersi chi sono e cosa vogliono: bisogna essere consci che tra loro ci sono anche criminali e terroristi”. Lo rimarca Gregorio III Laham, patriarca cattolico siriano con sede a Damasco. Nonostante la guerra, per Pasqua le chiese siriane sono tornate ad affollarsi di fedeli. Per il patriarca Gregorio III, “questa Pasqua dell’anno della misericordia ci ricorda quanto sia importante amare i nostri nemici. Quello di Gesù non è soltanto un insegnamento cristiano ma innanzitutto umano, perché se facciamo a meno di Lui avremo soltanto nuove guerre”.



La settimana santa è stata segnata dagli attentati di Bruxelles. Noi europei dove abbiamo sbagliato?

Quando il mondo è diviso si crea un campo libero per il terrorismo e per ogni sorta di crimine. Oggi c’è divisione ovunque, in Medio Oriente, in Europa e negli Stati Uniti. Per esempio mi domando come si possa combattere il terrorismo in Siria senza essere in contatto con il governo di Damasco, o in Iraq senza essere in contatto con il governo di Baghdad.



In che senso afferma che oggi c’è divisione ovunque?

Invece di esserci un’unica linea della comunità internazionale per combattere il terrorismo, le potenze mondiali si fanno la guerra tra di loro. Quella cui stiamo assistendo a livello mondiale è a una guerra tra Stati Uniti e Russia cui partecipa anche l’Europa. In Palestina, in Siria, in Iraq e adesso anche in Belgio, noi tutti siamo vittime di questa guerra.

Non le sembra eccessivo parlare di guerra tra Stati Uniti e Russia?

Guardiamo ai fatti. Oggi ci sono tre alleanze in campo: quella tra Stati Uniti e Arabia Saudita, quella di cui è capofila la Russia e quella che fa capo alle principali potenze europee. Con queste divisioni mi domando come possano progredire la pace, la misericordia, lo sviluppo, la libertà religiosa, i diritti civili e politici. Come ha detto il papa emerito Benedetto XVI, quello senza Dio è un mondo di crimine e di terrore.



In un mondo così diviso, che cosa le fa sperare nella riconciliazione?

Dobbiamo lavorare per la riconciliazione e prima ancora per l’unità. Oggi a dividere il mondo sono interessi come petrolio e gas, e non certo valori morali o spirituali. Nel mondo di oggi gli interessi sono più forti di riconciliazione, pace e misericordia.

Attraverso i Balcani l’Europa è diventata meta di ondate di profughi. Lei come giudica il comportamento delle istituzioni europee verso i migranti? 

L’emergenza migranti è un grande problema per voi e per noi. All’inizio la porta dei migranti era aperta a tutti quanti, e questo è stato un errore. Fin da subito bisognava distinguere tra chi fugge dalla guerra e chi cerca un’occasione lavorativa migliore, accogliendo i primi ma non i secondi. Fare entrare tutti è stato molto gentile da parte vostra, ma la porta che avete aperto è stata troppo grande e così insieme alle persone oneste sono entrati anche criminali e terroristi.

 

Con quali conseguenze?

E’ per questo che voi europei vi trovate a gestire situazioni come quelle di Parigi e di Bruxelles. Bisogna verificare chi sono gli immigrati che arrivano in Europa, e non lasciare entrare indiscriminatamente migliaia di persone al giorno. Personalmente lo trovo incredibile.

 

Il conflitto in Siria continua da cinque anni. Come andrà a finire?

Se non si mette in atto un’alleanza internazionale non si può vincere la guerra né in Siria né in Iraq né, adesso, nello stesso Libano. Il mondo inoltre deve essere in grado di risolvere il conflitto israeliano-palestinese, che rappresenta il “peccato originale” della guerra in Medio Oriente. Il mondo sviluppato ha le risorse per mettere fine alla guerra in Palestina, da cui si sono originati tutti gli altri conflitti.

 

Papa Francesco continua a mettere al centro di tutto la misericordia. Come si fa a parlare di misericordia quando ci sono ovunque morti per gli attentati?

Oggi nel mondo non c’è misericordia. Ci sono ovunque guerra, terrorismo, l’opera di Daesh, commercio di armi e interessi mondiali. C’è il caos degli interessi piuttosto che la misericordia. A parlare di misericordia siamo soltanto noi in quanto cristiani, religiosi e chiese. Io stesso ho scritto una lettera su questo tema, ma il mondo è molto lontano sia dalla misericordia di Dio sia dalla misericordia verso i popoli.

 

Lei in che cosa spera?

La mia speranza è nelle preghiere dei cristiani di tutto il mondo. Qui in Siria le chiese sono piene di fedeli e in ogni occasione la gente prega anche nelle loro case per la pace. Dobbiamo implorare la grazia di Dio perché apra i cuori dei popoli alla misericordia divina e umana ed essere consci della nostra responsabilità nei confronti di questo mondo.

 

Il Vangelo invita ad amare i nemici. E’ un ideale realizzabile?

Questa non è soltanto una frase del vangelo, bensì il nucleo dell’avvenire del mondo. Senza questo amore l’umanità non può andare avanti. L’insegnamento di Gesù quindi non è soltanto cristiano bensì umano: se togliamo questo avremo soltanto nuove guerre.

 

(Pietro Vernizzi)