Si è concluso senza vittime il dirottamento di un aereo dell’EgyptAir partito da Alessandria d’Egitto e costretto ad atterrare a Cipro. Il dirottatore, Seif Eldin Mustafa, indossava una finta cintura esplosiva ed è stato arrestato dopo essersi arreso. Tutte e 81 le persone presenti sull’aereo, inclusi 21 stranieri e 15 membri dell’equipaggio, sono state liberate e sono incolumi. Un funzionario del ministero degli Esteri egiziano ha commentato riferendosi al dirottatore: “Non è un terrorista ma un idiota”. Mentre per il professor Abdel Fattah Hasan, egiziano ed esponente dei Fratelli musulmani, “pur non condividendo i metodi usati da quest’uomo, ritengo che non si tratti di un pazzo bensì di una persona esasperata dai metodi del regime di Al-Sisi e che voleva attirare l’attenzione del mondo intero con un gesto eclatante”.
In più casi il governo egiziano ha dato l’impressione di non essere trasparente. Come facciamo a sapere che anche questa volta non ci stia nascondendo qualcosa?
Intanto vorrei fare una premessa: non mi fido dei regimi dittatoriali. Del resto lo stesso ministro egiziano dell’Aviazione civile, Sharif Fathy, durante la conferenza stampa non ha risposto alla maggior parte delle domande, liquidando molte di esse con frasi del tipo “ho fretta” o “a dopo”. Il dato di fatto è che il dirottatore non ha fatto del male a nessuno. Se del resto fosse stato un idiota, non sarebbe stato in grado di distinguere tra egiziani e stranieri liberando i primi e tenendo in ostaggio i secondi. Come nel caso dell’uccisione di Regeni, anche stavolta la verità non è ancora venuta a galla.
Lei che idea si è fatto di questa vicenda?
Secondo me il dirottatore non è pazzo. Il mio parere personale è che volesse fuggire dall’Egitto e attirare l’attenzione sull’ingiustizia sofferta, e non abbia trovato niente di meglio che questo metodo eclatante. Ciò che rafforza la mia ipotesi è che il dirottatore ha chiesto quasi l’ asilo. Del resto le telecamere dell’aeroporto di Alessandria ce lo mostrano mentre si imbarca con un atteggiamento calmo e tranquillo. Quindi la presunta pazzia del dirottatore è soltanto l’ennesima bugia del regime.
Ma perché arrivare a dirottare un aereo?
Dietro a questo gesto potrebbe esserci la delusione per l’oppressione e l’ingiustizia del regime egiziano. Per non essere frainteso vorrei chiarire che condanno il comportamento del dirottatore, che ha causato paura e disagio a tante persone innocenti. Ritengo però che sia ugualmente inaccettabile il dirottamento di un’intera nazione, come quello avvenuto in Egitto dove i carri armati hanno ucciso la democrazia.
In ogni caso se si tratta di un poveraccio, perché il governo egiziano dovrebbe nasconderci la verità?
Il punto è che determinati comportamenti fanno parte del Dna di certe persone. Chi governa in Egitto non è capace di fare altro che torturare, perseguitare gli oppositori, fare scomparire i giovani, riempire le carceri di persone innocenti fino all’inverosimile. Il sangue di questi politici è sempre contaminato dalle bugie, per loro la menzogna è come l’aria che respirano. Non vogliono quindi dire la verità perché occultarla fa parte del loro stesso carattere. A ciò si aggiunge un altro elemento …
Quale?
Ringrazio Dio che non sia stato un terrorista e che gli ostaggi siano salvi e sani, condanno la fragilità della sicurezza negli aeroporti e spero che non si ripeta una vicenda del genere.
Lei come valuta il modo in cui i media egiziani hanno finora trattato questa vicenda?
I media egiziani in questa vicenda non avevano che informazioni di seconda mano.
La stampa egiziana è più libera oggi o quando c’era Mubarak?
Ai tempi di Mubarak per gli oppositori c’era quantomeno un margine di sfogo. Questo consentiva loro di criticare il regime, parlare delle malattie sociali del Paese e dei fallimenti del governo. Questo spazio di libertà oggi non esiste più. I giornali non fanno altro che lodare e cantare i meriti del regime di Al-Sisi, mentre gli articoli critici sono censurati prima della pubblicazione. Se un giornalista trova il coraggio di criticare sia pure timidamente il governo, finisce per essere perseguitato. Del resto basterebbe fare una statistica degli articoli critici nei confronti del regime pubblicati oggi sui principali quotidiani e quelli che uscivano quando al regime c’era Mubarak, per capire che c’è stato un netto peggioramento.
Ci sono istituzioni rimaste libere nel Paese?
No. Anche un gruppo di magistrati è stato costretto al pensionamento anticipato per avere parlato apertamente della corruzione nelle istituzioni del Paese.
(Pietro Vernizzi)