Oggi si riaprono i negoziati di Ginevra con l’obiettivo di trovare una soluzione politica alla crisi siriana. Dal 26 febbraio vige un cessate il fuoco parziale, dal quale sono esclusi stato islamico e Al-Nusra. Le due potenti organizzazioni fondamentaliste non sono ovviamente rimaste inattive. Ad Aleppo in particolare i jihadisti si sono scontrati con i gruppi paramilitari curdi. Jabhat al-Nusra, la sigla sotto cui si nasconde la filiale siriana di Al Qaeda, ha sparato circa 100 granate contro un quartiere di Aleppo controllato dalle Unità di Protezione del Popolo Curdo (YPG). L’arcivescovo Mario Zenari, nunzio apostolico a Damasco, nonostante le difficoltà in cui iniziano i negoziati di Ginevra, spiega: “Ho già assistito a un miracolo tre anni fa, quando l’intervento americano contro Assad per la vicenda degli arsenali chimici fu scongiurato all’ultimo minuto. Non vedo perché non dovrebbe ripetersi un nuovo miracolo oggi”.
Monsignor Zenari, com’è in questo momento la situazione in Siria?
Abbiamo avuto dieci giorni di tregua che bene o male ha tenuto. C’è questa nuova speranza, ma non si sa quanto possa durare.
Com’è in questo momento il clima a Damasco?
Damasco rispetto al resto della Siria è un mondo a parte. Ci sono alcune zone che hanno subito pesanti bombardamenti come Jobar, Yarmouk e Darayya nel Sud. Per il resto a volte Damasco non sembra nemmeno una città in guerra, anche se poi dieci giorni fa si sentivano passare i cacciabombardieri sopra le nostre teste. Anche nella zona dalla quale vi parlo dieci giorni fa cadevano colpi di mortaio. Poi ci sono state esplosioni, come l’autobomba che ha fatto decine e decine di morti nella zona sud della città…
Gli ultimi giorni sono stati più tranquilli?
Negli ultimi giorni gli effetti della tregua si sono notati anche nella capitale. Soltanto venerdì scorso, mentre ero a pranzo, ho sentito volare due cacciabombardieri che andavano a colpire la periferia est di Damasco. A parte questo episodio però qui si vive una sensazione di calma davvero particolare.
Ci sono state violazioni del cessate il fuoco?
La zona strettamente compresa nell’accordo sulla tregua è pari al 10 per cento dell’area geografica della Siria. Del resto si mescolano a macchia di leopardo gruppi che hanno accettato la tregua da un lato e Isis o al-Nusra dall’altra. E’ anche difficile capire di che cosa si stia parlando quando ci sono queste accuse di avere violato la tregua. Questo cessate il fuoco è dunque particolare, ma in generale sembra tenere.
Oggi riprendono i negoziati di Ginevra. Ci sono degli elementi nuovi che fanno pensare che questi colloqui abbiano un senso?
C’è comunque un sentimento generale della gente che è decisamente stanca dopo cinque anni di guerra. L’80 per cento dei siriani vive sotto la soglia della povertà, che colpisce ogni giorno e non lascia tregua.
Lei ha speranza nel fatto che i negoziati possano dare risultati?
Quello che mi dà una speranza è il fatto di avere visto un miracolo, ed è un po’ strano che oggi sia andato dimenticato. Se non fosse per questo miracolo oggi non sarei qui a parlarle.
A che cosa si riferisce?
Tre anni fa, nel settembre 2013, scoppiò il caso delle armi chimiche. Da un lato il governo siriano negava di avere questi arsenali, dall’altra gli Stati Uniti minacciavano un intervento. Dalla sera alla mattina chi aveva queste armi ha ammesso di averle, e in pochi giorni è stato firmato un accordo sulla distruzione degli arsenali. Non avrei mai creduto che si potesse arrivare a questa soluzione. Le due superpotenze, Russia e Stati Uniti, hanno preso in mano la situazione e aperto le trattative. Personalmente continuo a ritenerlo un miracolo.
Questo miracolo si ripeterà oggi?
E’ ciò che spero più di tutto. Anche adesso molto dipende dalle due super-potenze che possono tenere a bada gli interessi regionali. Tutti sono convinti del fatto che non si può continuare con queste distruzioni e con queste vittime. E’ nell’interesse di tutti fermare questa situazione che non porta vantaggio a nessuno. La chiave per mettere in moto la macchina della pace ce l’hanno oggi come nel 2013 le due superpotenze, Usa e Russia. E la chiave innanzitutto è fermare le violenze.
(Pietro Vernizzi)