LIPSIA — “Credo che abbiamo potuto raggiungere qualcosa di essenziale” (Angela Merkel, cancelliera tedesca, Cdu), “La coalizione ha dimostrato di saper agire” (Sigmar Gabriel, Spd), “Una lunga serata con buoni risultati” (Horst Seehofer, Csu bavarese). Così si sono espressi i tre rappresentanti principali della grande coalizione tedesca dopo l’accordo sui profughi dello scorso giovedì sera. Esso può essere riassunto con le due parole tedesche: “fordern” e “fördern”. La prima parola riguarda le “richieste legislative” che lo stato tedesco pone ai profughi, se vogliono vivere in Germania, la seconda la “promozione dei loro bisogni”. 



In cosa consiste l’accordo più precisamente, che non è solo un accordo generico, ma che prevede una legge sull’integrazione dei profughi? In primo luogo nella creazione di 100mila posti di lavoro per profughi sul modello di un progetto esistente che si chiama “1 Euro Job”: si tratta, per esempio, del lavoro che fa una bibliotecaria in un qualsiasi liceo della Germania. Esso garantisce, oltre i 400 euro mensili e la garanzia di un alloggio riscaldato, il guadagno di un euro per ora lavorativa, aggiuntivi al mensile. In secondo luogo nella garanzia che chi ha cominciato con la sua Ausbildung (tirocinio, formazione professionale), non può essere rimpatriato. Terzo: obbligatorietà di un corso di integrazione nella società tedesca ed infine possibile assegnazione obbligatoria di residenza, qualora lo stato tedesco lo giudichi necessario. 



La Faz di venerdì ha riportato però una nuova tensione tra Seehofer e Merkel. Il primo ha riproposto con durezza, prima del vertice europeo turco, la posizione della Csu: no ad una facilitazione dei Visa per i cittadini turchi e no alla Turchia come membro a tutti i diritti dell’Europa. Gabriel difende invece la cancelliera: “Se si è posto una certo percorso di negoziazioni per la Germania e la cancelliera lo segue non si può, dopo un breve periodo di tempo, voltarle le spalle”. Questo giudizio di Gabriel, riportato da un’agenzia di Berlino e ripreso dalla Faz, è notevole perché la Spd, nelle recenti votazioni regionali, è il partito che nell’est della Germania ha perso più voti. Angela Merkel segue nella prospettiva di questo accordo legislativo la politica di “richieste/compiti e promozione dei bisogni” che è stato il motto di tutto il suo cancellierato. Seehofer è certamente il politico che più degli altri, per la posizione geografica della Baviera, è stato colpito dal flusso dei profughi, ma è anche colui che meno degli altri due prende sul serio la seconda parte del programma: è più interessato alle richieste dello stato tedesco che alla promozione dei bisogni dei profughi. 



La Bild invece lo difende, dicendo che la diminuzione del flusso migratorio non ha in primo luogo a che fare con un cambiamento della politica del governo, ma con la chiusura della rotta dei Balcani. Per questo motivo Seehofer non deve cedere con la sua politica intransigente nei confronti dei profughi. 

Nelle ultime ore la cancelliera è stata criticata anche dal ministro degli esteri Frank-Walter Steinmeier e dal ministro della giustizia Heiko Maas (entrambi politici della Spd), per una decisione presa a proposito del moderatore televisivo Jan Böhmermann, che ha preso in giro con una poesia sarcastica Recep Tayyp Erdogan, presidente della Turchia, il quale gli ha fatto causa accusandolo di aver ferito la sua personalità (uno dei tanti processi in corso voluti dal presidente turco per lesione della maestà della sua persona). Secondo il paragrafo 103 del codice penale tedesco l’offesa di istituzioni o rappresentati di stati stranieri, che il governo vuole abolire entro il 2018, deve essere punita, qualora ciò sia richiesto dal governo straniero e permesso da quello tedesco. La cancelliera ha dato l’assenso ad un procedimento legale contro Böhmermann. La Faz, che non è certo tenera con Merkel, dice che la decisone è giusta, perché questo è il modo migliore per difendere la libertà di espressione artistica in uno stato di diritto con giudici indipendenti (è loro compito decidere se nel caso di Böhmermann si tratti di libertà di espressione o di lesione della personalità), mentre la politica deve sempre fare i conti con la realtà esistente, ispirandosi ai rapporti diplomatici e al compromesso.

Merkel stessa ha spiegato i motivi della sua decisione: è “molto preoccupata” per la mancanza di libertà di espressione in Turchia, ma essa è un partner nella Nato ed in Germania ci sono “molte persone con radici turche”. La critica fatta alla Merkel è di aver ceduto alla volontà dell’autocratico Erdogan, da cui dipende il futuro politico della cancelliera nella questione dei profughi, commenta la Faz. 

Credo che sia più necessario che mai una disponibilità reciproca a comprendere i passi e le decisioni politiche intraprese nei diversi paesi europei, in primo luogo tra quelli, come l’Italia e la Germania, che hanno fatto forse più di altri nel lavoro di integrazione dei profughi nei propri paesi. Considerare il viaggio a Lesbo di papa Francesco come ingerenza di uno stato, il Vaticano, nella gestione delle frontiere altrui, o questo progetto di legge come selezione mirata di forza lavoro è mancanza di discernimento politico e non può che accentuare la “guerra civile europea”, spirituale ma non solo, di cui già si vedono le avvisaglie. Settantuno anni di pace in Europa sono stato il frutto politico di persone che hanno saputo superare una visione angustamente nazionalistica dei rapporti tra le nazioni.