Mentre Trump e Hilary Clinton contano i delegati appena conquistati nelle primarie Usa 2016 in scena a New York ieri, i risultati sono evidentemente letti in maniera opposta dagli sconfitti rivali. Ted Cruz deve assolutamente recriminare, oltre al prevedibile vantaggio di Donald Trump nella “sua” Big Apple, con le proprie parole sugli elettori dello stato di NY di cui aveva criticato i valori. Carissimo prezzo pagato per lo sfidante ultraconservatore contro il tycoon proiettato verso la vittoria finale; dall’altra parte troviamo invece un Bernie Sanders molto più combattivo che non riesce ad accettare la sconfitta dopo una grande rincorsa con fan ed elettori che hanno invaso le strade della Grande Mela ma che non hanno permesso la vittoria alle urne. Clinton conquista più delegati del pensabile, ma il buon Bernie attacca a briglie sciolte: «la decisione di non far votare circa 120mila elettori a Brooklyn è semplicemente assurda e vergognosa». Un portavoce dalla sua campagna ha precisato che la gestione delle primarie nell’Empire State con migliaia di elettori registrati che sembra siano stati cancellati all’ultime dalle liste; quella zona è quella in cui, tra l’altro, Sanders è cresciuto e questo non ha fatto che acuire la protesta contro i vertici del partito Democratico. Ma forse non tutto è perduto per il candidato socialista alle primarie Usa: «a determinare la nomination saranno i superdelegati, ovvero i vip del partito che non vengono scelti nelle primarie. Anche se Hillary Clinton vincerà tutti i delegati necessari, il senatore combatterà per attirare dalla sua parte i superdelegati, che possono cambiare idea sino all’ultimo».



Alle primarie Usa 2016 di ieri a New York Donald Trump ha vinto in tutti i distretti tranne nel giardino di casa, ovvero nel quartiere, il 12esimo, dove ha sede la sua Trump Tower. Ma è l’unico elemento di amarezza in una nottata strepitosa per il miliardario ormai prossimo candidato GOP, a meno di scherzi dell’ultima ora in sede repubblicana. «Cruz è stato praticamente eliminato matematicamente dalla corsa. Non c’è più partita, arriverà alla convention da vincitore», per farlo servono 1237 delegati, ne mancano solo 392 alla cifra perfetta. «Abbiamo ottenuto milioni di voti più del senatore Cruz, milioni e milioni più del governatore Kasich. Stiamo andando veramente alla grande a abbiamo davanti a noi delle settimane fantastiche», con il Super Tuesday, l’ultimo, che si terrà sulla costa Est il prossimo 26 aprile dove ci saranno ben 172 delegati in palio. La sfida per le presidenziali è sempre più Hillary Clinton – forse ieri ha dato la spallata decisiva a Bernie Sanders – contro Donald Trump. Cosa potrà interrompere questo dominio?



E New York segna il passo per le primarie Usa 2016: i risultati ufficiali dicono che Donald Trump e Hillary Clinton vincono, convincono e anzi, stravincono, specie il tycoon miliardario ormai ufficialmente odiato dal suo stesso partito repubblicano ma amatissimo dai suoi elettori che nello stato più importante lo premiano con il 60% e oltre dei voti. Staccatissimi gli avversari Ted Cruz (14,8%), John Kasich (25,2%) che non hanno potuto nulla contro lo strapotere di Trump. Per avere un’indicazione, il miliardario ha conquistato 89 dei 95 delegati in palio: non che sul lato democratico la partita sia andata molto meglio per lo sfidante, Bernie Sanders, battuto e staccato nettamente da Hillary Clinton che torna alla vittoria nel giorno più importante e nello stato più importante. 57,7% per la moglie di Bill, 42,4% per il candidato socialista e delegati distribuiti in modo proporzionale: 129 per Hillary, 98 per il senatore de Vermont. Se non proprio la fine corsa, siamo di fronte al giorno tra i più importanti di queste lunghissime primarie americane: e i favoriti della vigilia hanno ancora una volta sbaragliato la concorrenza.



Dovrebbero arrivare a momenti i risultati delle Primarie Usa 2016 che nello stato di New York si sono tenute lungo tutta la giornata americana di ieri: risultati importanti per un voto decisivo, visto che non solo tratta di uno stato leader in America ma anche la possibilità di un ritorno alla vittoria dopo un lungo periodo “buio” per Donald Trump e Hillary Clinton, i due favoriti da tempo e con più delegati ma che negli stati al voto dell’ultimo mese hanno incontrato qualche difficoltà.Mentre Sanders e Ted Cruz provano la disperata rimonta, arriva la notizia di un’ennesima contestazione in casa Repubblicani, che a differenza dei Democratici, vedono tra i vertici del partito molta diffidenza sul possibile candidato alla presidenza in Autunno.. Momenti di tensione si sono dunque avuti a Buffalo, dove Donald Trump ha deciso di chiudere la campagna elettorale nello stato di New York a poche ore dai risultati delle Primarie. Ebbene, il candidato è stato contestato da un gruppo di una trentina di manifestanti: sei sono stati arrestati dalla polizia che è intervenuta prontamente, mentre altri 21 sono stati allontanati dall’area del comizio. Non è la prima e nemmeno l’ultima volta che Trump viene contestato, dopo provocazioni e voto divisorio nei confronti dell’elettorato americano: resta comunque la difficile situazione della sicurezza, che finora ha comunque retto con qualche falla di troppo. Ad esempio proprio a Buffalo, mentre all’interno dell’Arena del First Niagara Center ci stavano 11.400 persone, i biglietti venduti per l’evento erano almeno 25mila e non tutti posseduti dai fan di Trump. Appena ha cominciato a parlare il miliardario candidato repubblicano, dato favorito nei sondaggi per la prova di New York, è stato più volte interrotto con la polizia che solo dopo molto tempo è riuscita a ristabilire la calma.

Gaffe per il candidato repubblicano alle Primarie Usa 2016: Donald Trump, durante un comizio a Buffalo in cui ha ricordato di essere stato testimone del crollo delle Torri Gemelle invece di dire 9/11 ha citato la Seven Eleven (7/11), una catena di negozi aperti sette giorni su sette per 11 ore al giorno. Il magnate voleva fare riferimento al giorno degli attentati ma ha avuto un lapsus che però non ha corretto e ha proseguito nel comizio (clicca qui per vedere il video). Oggi c’è attesa per il voto nello Stato di New York: tra i repubblicani Trump è il favorito così come Hillary Clinton dovrebbe vincere, secondo le previsioni, in casa democratica. Il risultato delle Primarie Usa 2016 nello Stato di New York segnano un momento fondamentale nelle votazioni che porteranno ad individuare i due candidati alla presidenza degli Stati Uniti il prossimo autunno.

Aumenta il consenso tra gli elettori alle Primarie Usa 2016 per il candidato repubblicano Donald Trump: arriva al 40% ad aprile secondo l’ultimo sondaggio Nbc News / Wall Street Journal riportato dall’agenzia di stampa Il Velino. “Al secondo posto – rileva la consultazione – si piazza il senatore Ted Cruz, con il 35%, mentre il governatore dell’Ohio John Kasich è al terzo posto con il 24% del sostegno”. Nel mese di marzo Donald Trump aveva un sostegno del 30% tra gli elettori delle Primarie Usa 2016. Oggi in programma il confronto tanto atteso nello Stato di New York: i risultati di quest’ultimo sondaggio arrivano proprio a poche ore dalla votazione. E’ un voto importante visto che tre dei candidati giocano in casa: Bernie Sanders e Donald Trump sono infatti cresciuti a Brooklyn e nel Queens, Hillary Clinton è diventata senatrice dello Stato di New York nel 2000. Le Primarie Usa 2016 porteranno alla designazione a giugno dei due candidati, uno per i Democratici e uno per i Repubblicani che si sfideranno il prossimo autunno per la corsa alla Casa Bianca.

Nervi tesi tra i candidati di queste Primarie Usa 2016, pronti a disputarsi una buona fetta della nomination alla Casa Bianca nella consultazione di oggi a New York. Capita così che anche John Kasich, candidato repubblicano tra i più moderati, rischi di perdere le staffe con i giornalisti: è successo sabato scorso, quando Demetri Sevastopulo, reporter del Financial Times lo ha interrotto durante un’intervista. Kasich, come riporta Politico, stava parlando delle sue (residue, ndr) chance di ottenere la guida del GOP a novembre:”In fin dei conti credo che il partito Repubblicano voglia sostenere qualcuno che abbia chance di vincere in autunno“. A questo punto Sevastopulo lo ha interrotto ricordandogli che lui fin qui ha vinto solo nel suo Stato di casa, l’Ohio:”Ma se hai vinto solo una volta…“. Kasich, allora si rivolge a Sevastopulo e chiede:”Posso finire?”; ma Sevastopulo non arretra:”Se rispondi alla domanda..” e Kasich non ci sta:”Rispondo alla domanda nel modo in cui voglio io..o vuoi rispondere tu per me?“. Il governatore dell’Ohio decide allora di prendere l’iniziativa, sottrae a Sevastopulo il registratore e afferma:”Che ne pensi?“; divertita la risposta del giornalista:”Penso che dovresti rispondere alla domanda!“. Clicca qui per vedere il video dello scambio di vedute tra Kasich e il giornalista! 

In vista delle primarie Usa 2016 che oggi si concentrano sullo Stato di New York c’è un uomo in grado di spostare parecchie migliaia di voti in campo repubblicano. Chi non ricorda Rudolph Giuliani? Il sindaco di New York durante l’attacco alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 che venne eletto “uomo dell’anno” dal Times per il suo coraggio nel reagire all’attentato terroristico che mise in ginocchio l’America. Ebbene, l’ex primo cittadino di New York iscritto al Partito Repubblicano ha annunciato che voterà per Donald Trump. Guai però, come riporta “Politico”, a dire a Rudy Giuliani che il suo è un endorsement in favore del tycoon in testa alla conta dei delegati del GOP. Giuliani infatti spiega:”Io non sono parte di questa campagna. Non voglio che qualcuno pensi che io sia ufficialmente nella campagna“. L’ex primo cittadino newyorchese, dinanzi alla replica della giornalista della Fox News Megyn Kelly, che sottolinea come “Il New York Post ha fatto un endorsement a Trump, ma nessuno pensa sia direttamente coinvolto nella campagna“, Giuliani risponde che lui è un politico e un suo endorsement ufficiale lo costringerebbe a partecipare a comizi e ad eventi ufficiali. In ogni caso, Rudy ammette:“Non c’è dubbio che io creda che lui (Trump, ndr) sia il migliore candidato. E se la gente vuole interpretare questo come un endorsement lo faccia, ma questo non richiede alcun obbligo da parte mia a giustificare ogni singola cosa che fanno“.

Le primarie Usa 2016 vivranno oggi a New York uno degli snodi cruciali di questa campagna elettorale a stelle e strisce. Soprattutto tra i Democratici infatti, lo Stato newyorchese può rappresentare il trampolino di lancio o la pietra tombale, a seconda del risultato, per le ambizioni di Bernie Sanders di conquistare la nomination. Per questo motivo la front-runner Hillary Clinton sa di non poter sbagliare, non nello Stato che per due volte l’ha eletta al Senato, non dopo aver perso in 8 degli ultimi 9 Stati chiamati al voto. Ecco allora la volontà di giocare il jolly, una carta dall’altissimo impatto emotivo che potrebbe fare breccia tra la gente di New York a poche ore dal voto. L’ex Segretario di Stato, come riporta l’Ansa, ha infatti annunciato che “la Casa Bianca dovrebbe valutare con grande attenzione” se declassificare le 28 pagine del rapporto della commissione dell’11 settembre. Togliere il segreto di Stato insomma, fare piena luce su ciò che avvenne nella giornata che ha cambiato per sempre il mondo. La Clinton, nel corso dell’ultimo comizio accanto al senatore Chuck Schumer, si è spinta addirittura a dichiarare il suo appoggio al testo di legge promosso dai Repubblicani al vaglio del Congresso che costringerebbe l’Arabia Saudita a presentarsi in tribunale per giustificare il proprio ruolo negli attacchi orditi dai kamikaze di al-Qaeda. Insomma, Hillary Clinton l’ha capito: New York vale troppo, forse tutto, in queste Primarie Usa.

È oggi il grande giorno delle primarie Usa 2016 nello stato di New York, con Repubblicani e Democratici che si presentano alle urne per l’ennesima tappa di rincorsa alla candidatura di giugno per le presidenziali d’autunno. Per la prima volta ci sono tre candidati newyorkesi che si giocano molto: Bernie Sanders e Donald Trump, cresciuti a Brooklyn e nel Queens e poi Hillary Clinton che ha acquistato casa qui per poter diventare senatrice dello stato di New York nel 2000. Una super sfida per lo stato tra i più importanti delle primarie Usa, ma con un risultato quasi scritto: sul forte repubblicano non ci sono dubbi visto che il super miliardario contestato da molti è dato dagli ultimi sondaggi ben oltre il 50%, e con Ted Cruz che in questo stato dovrebbe pagare anche da John Kasich. Per i 95 delegati in New York, il sistema per vincerli è soprannominato in questo stato “winner take most” che già in tanti hanno cambiato in onore a Trump “winner take all” visto che se il miliardario odiato anche dai vertici del GOP riuscisse ad ottenere la maggioranza assoluta dei voti potrebbe realmente fare cappotto contro gli sfidanti. Il voto di New York dovrebbe rilanciare la posizione di Trump, un po’ in ombra nell’ultimo mese ma comunque favorito ad arrivare davanti alla convention (ancora tutta nel dubbio, con i vertici che cercano un escamotage per “far fuori” lo scomodo Trump), mentre si rivela molto interessante la situazione in casa democratica. Secondo la previsioni dei Five Thirty Eight, Hillary Clinton ha il 98% di possibilità di vittoria ma le sorprese, come avvenute nell’ultimo mese con sole vittorie di Sanders, sono sempre dietro l’angolo, anzi dietro il ponte di Brooklyn. Nella notte italiana i primi risultati del voto repubblicano e democratico: la sfida, continua.