Obama si è recato in Germania per una vista lunga e inaspettata. Ha incontrato la cancelliera Merkel in un clima festoso e rilassato, con un compiacimento tanto forte quanto inatteso. Finite le polemiche sullo spionaggio denunciato parlando da Pechino, finite le tensioni sulla mai gradita politica contro la Russia, finite le polemiche sui temi dell’immigrazione e silenzio sui rapporti con la Turchia?
Può darsi. Quel che è certo è che la nuova fase dei rapporti con la Germania per gli Usa e per Obama è una necessità importante: se si vuole combattere la Russia in una nuova guerra fredda come quella in cui la Nato è impegnata, ebbene, se si vuole perseguire questa politica errata ma semplice, la collaborazione tra Germania e Usa è il punto archetipale attorno a cui e su cui si articoleranno i rapporti transatlantici.
Ecco l’altro elemento decisivo di questo riavvicinamento tra Usa e Germania: Obama ha la necessità esistenziale di chiudere la partita del Ttip prima del suo abbandono della presidenza. Lo è solo per lui a quanto pare, se si seguono le polemiche in corso nel contesto delle primarie nordamericane. Ma tant’è, gli Usa ridanno alla Germania una centralità che fa dimenticare l’offensiva che da oltreatlantico si scatenò per alcuni anni contro l’ordoliberismo deflazionista teutonico.
Draghi appare isolato, attaccato e financo sfidato a viso aperto a partire dalla polemica con Schauble e con Weidmann, governatore della Bundesbank. Quest’ultimo ha poi compiuto un recentissimo viaggio in Italia che ha dell’apparentemente inspiegabile. Perché è venuto nella casa di questi discoli italiani senza incontrare nessuno che non fossero i fantasmi dell’establishment bancario? E ha menato fendenti a non finire.
Si è trattato di un viaggio carico di segnali nascosti ma indubitabili, come fu quello privato della Regina Elisabetta presso l’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Un lungo colloquio e poi una rapida (e in ritardo) visita dal Papa per offrire al Pontefice una bottiglia di whisky e ricevere una biografia del cardinale Newman.
Un gioco di specchi, dunque, e una serie di atti pieni di significato. C’è un filo spinato che collega l’Austria che vuol chiudere il Brennero sperando di domare la belva nazionalista, e la Germania che non vuole né condonare (e sarebbe la soluzione migliore), né allungare, scusate il termine, il debito greco, condannando così Atene al disastro.
In tutto ciò la Francia tace. La si lascia sfogare in Nordafrica purché non disturbi il manovratore tedesco in Europa. E in Nordafrica, come hanno ben dimostrano i recenti fatti, la Francia con il Regno Unito è impegnata a cacciarci dalla Libia e a indebolire la nostra presenza in Egitto.
Il triangolo oggi è quello tra Usa, Europa e Africa. Qui si gioca il destino italiano. Bisognerebbe iniziare prendere le misure necessarie a contrastare questo disegno che mira a ridurci in frantumi e con noi ciò che rimane dell’Europa.