“Il G5 di Hannover è servito soltanto a produrre chiacchiere. In Libia c’è una situazione di completo stallo, e intanto sul terreno le truppe del generale Haftar continuano ad avanzare grazie ai 1.050 pickup pagati dall’Arabia Saudita e dagli Emirati Arabi Uniti”. E’ il commento del generale Carlo Jean, analista militare. “Le questioni più urgenti sul fronte della sicurezza – aveva detto lunedì il cancelliere tedesco, Angela Merkel, a conclusione del vertice sulla Libia cui hanno partecipato i cosiddetti Atlantic Five: Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito ed Italia – vanno affrontate con una stretta cooperazione transatlantica. Credo che questo formato apra anche alla soluzione dei problemi”. Il presidente del governo libico riconosciuto dalla comunità internazionale, Fayez Al-Sarraj, in settimana si è rivolto all’Onu e all’Ue per chiedere un intervento per proteggere i pozzi petroliferi. Intanto, continua il balletto dell’Italia: prima si dichiara pronta ad una leadership sul campo, poi smentisce (lo ha fatto anche ieri Renzi nella sua diretta Facebook) di avere truppe pronte da impiegare in territorio libico.
Come la mettiamo, generale Jean? Che dire di fronte alle richieste di Al-Sarraj?
I principali Paesi non possono ancora accettare le richieste di Fayez Al-Sarraj fino a che non saranno legittimate dall’Onu. Britannici, americani e francesi continueranno a compiere azioni “covert”. La stessa Italia invierà 150 uomini per rafforzare gli elementi di intelligence in Libia. E’ invece da escludere un intervento abbastanza massiccio, volto alla custodia e alla difesa delle infrastrutture petrolifere.
In che senso il nuovo governo deve ancora essere legittimato dall’Onu?
Quello di Al-Sarraj non è un governo di unità nazionale, perché non è stato ancora riconosciuto dal parlamento di Tobruk. Secondo gli accordi del Marocco, per essere pienamente legittimo il governo di unità nazionale deve essere riconosciuto non soltanto da Tripoli ma anche da Tobruk.
Attualmente a che punto siamo?
In Libia ci troviamo ancora in una situazione di completo stallo. Il parlamento di Tripoli ha riconosciuto Al-Sarraj e si è trasformato in un Consiglio di Stato. Tobruk invece non intende cedere, ed è ancora più difficile che lo faccia adesso perché il generale Haftar ha ricevuto 1.050 pickup pagati dall’Arabia Saudita e dagli Emirati. Haftar inoltre ha ottenuto consistenti successi contro i suoi avversari, che oltre all’Isis includono tutti i gruppi che in un modo o nell’altro si rifanno all’islam politico o ai Fratelli musulmani.
In questa situazione che cosa potrebbe fare la comunità internazionale?
L’unica cosa che potrà essere fatta è inviare qualche decina o centinaia di soldati per proteggere la missione dell’Onu che ha sede nella base navale di Tripoli. A difendere Al-Sarraj ci sono le milizie di Misurata, che rispondono però al consiglio militare di Misurata e non al governo provvisorio.
In questo momento il governo riconosciuto dalla comunità internazionale è quello di Al-Sarraj o quello di Tobruk?
Il governo di Al-Sarraj è diventato legittimo ed è subentrato a quello di Tobruk che non vuole cedere il suo potere in quanto era considerato legittimo fino a poco tempo fa. Il governo di Tobruk è sostenuto da Egitto, Emirati Arabi, Arabia Saudita e Francia. Alla luce degli ultimi successi militari di Haftar, che guida l’operazione “Dignità” in Cirenaica, è ancora più improbabile che il governo di Tobruk cambi il suo atteggiamento e riconosca Al-Sarraj.
A che cosa servono allora momenti e incontri come il G5 di Hannover?
A non prendere nessun impegno preciso e a produrre chiacchiere, come quelle della Mogherini che ha proposto di spostare le navi europee dal Mediterraneo orientale alle coste libiche. Sono tutte ipotesi e scenari che non corrispondono però a nessun impegno preciso. Tutto è rimandato ai primi di luglio quando si terrà la riunione della Nato a Varsavia.
Che cosa potrebbe decidere la Nato nel luglio prossimo?
Di avviare un’operazione con le sue forze, mirata per esempio alla protezione delle infrastrutture petrolifere. Sempre ammesso e non concesso che di qui a luglio il generale Haftar non abbia già conquistato i giacimenti petroliferi di Ras Lanuf e Brega, nel bacino della Sirte, che garantiscono gran parte delle risorse petrolifere libiche.
(Pietro Vernizzi)