I risultati delle Primarie Usa 2016 tenutesi ieri in Nebraska e West Virginia hanno evidenziato, oltre alla ormai ufficiale candidatura di Donald Trump per i Repubblicani e alla sempre rediviva forma di Bernie Sanders, alcuni guai per la favorita alla nomination democratica, Hillary Clinton. Ha perso nello stato del carbone, ma il vero problema la moglie di Bill ce l’ha con il voto della classe media: per la favorita comunque a prendere il posto di Obama alla Casa Bianca – sarebbe la prima donna della storia – esiste abbastanza seriamente un problema con l’elettorato bianco che gli preferisce in primis Trump e poi in seconda battuta il democratico socialista Sanders. Gli elettori bianchi della classe media e bassa non sono proprio convinti dalle proposte della Clinton: al momento non basta per garantire a Trump la vittoria in autunno ma sicuramente se dovesse peggiorare il dato la nomination di Hillary potrebbe risentirne ancor più pesantemente. Di certo non ci voglio per lei altre gaffe come quella che le è costata il West Virginia, «togliere il lavoro a molti minatori e aziende minerarie per le politiche ambientali». Urge revisione della comunicazione in casa Clinton.



Il carbone può aver rilanciato le Primarie Usa 2016 verso un futuro più incerto: in che senso? Donald Trump e Hillary Clinton hanno avuto una tornata elettorale in West Virginia e Nebraska (solo per i Repubblicani) del tutto agli opposti estremi: se Trump in lizza da solo nelle elezioni – anche se teoricamente gli elettori possono ancora votare tutti i candidati ritirati – ha stravinto tutti i delegati in palio, la moglie di Bill ha patito la sconfitta contro Bernie Sanders che continua ad essere più redivivo di Leonardo Di Caprio e prosegue verso l’impresa quasi impossibile di recuperare terreno. Alla fine la sfida sarà molto probabilmente Trump-Hillary ma resta un osso davvero duro da battere il buon Sanders. Ha pesato, dicevamo, il carbone visto che il West Virginia è un stato di moltissimi minatori e con le dichiarazioni recenti della Clinton contro l’industria carbonifera a favore di un  ambiente già sostenibile ha di fatto portato tantissimi voti in dote a Sanders e Trump. «Devo arrampicarmi su una ripida salita ma per vincere la nomination democratica ora lotterà per ogni voto in Oregon, Kentucky, California e i due Dakota».



Quando mancano poche ore ai risultati ufficiali delle Primarie Usa 2016, una notizia clamorosa arriva direttamente dall’America e tratta delle ultime dichiarazioni di Ted Cruz, ritiratosi dalla campagna elettorale in casa Repubblicani dopo la sconfitta in Indiana. Donald Trump infatti se dovesse perdere in Nebraska vedrebbe rientrare di prepotenza per la corsa alla Casa Bianca proprio il rivale Cruz: bufala? Nemmeno a parlarne, potrebbe accadere così se dopo i risultati in West Virginia e Nebraska (ricordiamo che i Democratici hanno votato solo in Virginia dell’Ovest) Trump si ritrovasse sconfitto in uno dei due stati, impresa assai ardua ma non impossibile. «Abbiamo lanciato questa campagna con l’intenzione di vincere. Il motivo per cui abbiamo sospeso la nostra campagna è che con la sconfitta in Indiana, sentivo che non c’era alcun percorso verso la vittoria. Se questa tendenza cambia, sicuramente occorrerà rispondere di conseguenza», sono le parole annunciate in un programma radio americano dopo che anche il governatore John Kasich aveva seguito le sue orme lasciando strada spianata verso la candidatura di Trump. Il miliardario non dovrebbe avere problemi a conquistare quei 200 delegati che gli mancano dal limite minimo per poter essere candidato eppure potrebbe non aver vinto ancora del tutto. Intanto in casa democratici, Hillary Clinton e Bernie Sanders hanno concluso la giornata del voto in silenzio e si apprestano a scoprire chi avrà conquistato il West Virginia: l’impressione che ci sia un grande count down verso la candidatura ufficiale in casa Clinton non è poi così lontana dalla realtà, resta solo da capire se oggi o le prossime settimane con l’ultimo super Tuesday in programma il 7 giugno.



In America ne parlano da tutto il giorno, con le Primarie Usa 2016 ancora aperte in Nebraska e West Virginia per la giornata di oggi: Donald Trump starebbe pensando di avvicinarsi alla base del partito per provare a trovare un accordo in vista della campagna autunnale. Incontro fissato per giovedì, sembra che il tycoon voglia assicurarsi almeno ora che non ha più rivali in campo l’appoggio del partito Repubblicano, in modo da non doversi sobbarcarepiù da sole il costo della campagna elettorale. Fondi finiti per il buon Trump? Questo no, è pur sempre un miliardario ma sicuramente non vuole accettare il fatto che il GOP non faccia una solo passo verso di lui dato che comunque sarà il candidato da opporre a Hillary Clinton. Su questo punto gioca Trump che finora ha speso da solo 40 milioni di dollari per la campagna e che ora intende cambiare marcia: dovrebbe poi esserci l’incontro con lo speaker della Camera, Paul Ryan, che al settimanale Politico ha dichiarato, «i conservatori vogliono sapere che condivide i nostri principi e valori sul governo e sul ruolo dell’esecutivo». Il GOP vuole un Trump più ammorbidito, ma il tycoon accetterà questo “ridimensionamento”?

Donald Trump alle Primarie Usa 2016 si avvia a vincerle, anche qui in West Virginia e Nebraska: non ci sono già rivali e anche la forza del partito centrale dei Repubblicani sembra non tenere contro lo strapotere elettorale del miliardario tanto discusso. Mentre in America ora si vota, nei due stati sotto primarie, gli analisti si interrogano sulla sfida Trump-Clinton, ormai data da tutti come la coppia di sfidanti per la Casa Bianca in novembre: a parlare, cercando di smuovere le acque del GOP, è uno dei protagonisti di queste primarie, il primo big a ritirarsi circa a metà delle consultazioni. Marco Rubio su Facebook esprime il suo giudizio sulla campagna di Trump e allontana ogni notizia su una sua possibile alleanza con il miliardario: «non ho mai cercato, non cercherò e non voglio essere considera come vice presidente. Trump sarà servito da un vicepresidente e da sostituti che abbracciano pienamente la sua campagna. Le mie precedenti riserve sulla sua campagna e le mie preoccupazioni per molte delle sue politiche restano invariate, anche se molti elettori repubblicani hanno scelto Donald Trump come presunto candidato». Le notizie si erano diffuse per une eventuale interesse dello stesso miliardario di annoverare il giovane candidato repubblicano Marco Rubio per una possibile vicepresidenza ma con queste parole il senatore cattolico ha voluto in ogni modo allentare questa ipotesi.

Un clima infuocato prima del voto alle Primarie Usa 2016 in Nebraska e West Virginia, dove oggi va di scena l’ennesimo martedì di voto, oggi non “super” dato che gli stati al voto sono solo due. Repubblicani che votano per entrambi gli stati mentre la sfida dei Democratici tra Hillary Clinton e Bernie Sanders avviene solo nella Virginia dell’Ovest, come diremmo noi in Italia. Che Trump e Clinton siano ormai i candidati alle presidenziali di novembre in America non ci sono ormai più dubbi: Trump non ha più avversari e gli mancando solo 200 delegati per ottenere la candidatura ufficiale, nonostante la contrarietà del GOP, mentre la moglie di Bill conta i delegati ormai con le mani, mancando solo poco meno di 100 delegati per la vittoria sul pur combattivo Sanders. Ma il clima non è dei miglior in questi ultimi giorni prima del voto alle Primarie Usa 2016 – i risultati si avranno per noi qui in Europa alle prime ore del mattino di domani – con l’accusa molto pesante che il miliardario “spaccone” ha lanciato contro i coniugi Clinton, facendo capire che ormai la sfida è proprio lì. «Bill Clinton è stato il peggiore abusatore di donne nella storia della politica e sua moglie Hillary lo incoraggiava e trattava queste donne in modo orribile». Primo vero attacco durissimo contro la probabile sfidante per la Casa Bianca per Trump che poi insiste anche sulla questione impeachment: «Questa è la storia, nessuno si è mai comportato peggio di Bill Clinton con le donne, nessuno. Alcune di queste donne sono state distrutte non da lui ma dal modo in cui Hillary Clinton le ha trattate dopo che tutto è finito, coprendo il marito ed evitando l’impeachment dopo il caso Monica Lewinsky».