Nei prossimi mesi il numero di migranti che cercheranno di raggiungere l’Ue continuerà ad aumentare. Dalla sola Libia ben 800mila sono in attesa di partire. E’ quanto emerge dal rapporto congiunto di Europol e Interpol per il 2016. Secondo la ricerca, il traffico di esseri umani ha generato un giro d’affari tra i 5 e i 6 miliardi di dollari. Ne abbiamo parlato con don Mussie Zerai, fondatore e presidente dell’agenzia Habeshia che si occupa di migranti.
Che cosa ci dobbiamo aspettare per quanto riguarda i flussi di migranti dalla Libia?
Sicuramente ci sarà un flusso di profughi che cercheranno di raggiungere l’Europa. L’unica porta che non è stata del tutto chiusa è la via libica, e i migranti quindi non hanno alternativa. Nonostante tutte le tragedie che sono avvenute e le tante promesse, l’Europa non è riuscita a creare un meccanismo di ingresso legale per i richiedenti asilo, cioè il cosiddetto corridoio umanitario. L’unica via quindi è quella che passa da Egitto e Libia. La stessa tragedia avvenuta un mese fa al largo delle coste egiziane è un chiaro segnale.
Quali saranno le conseguenze per l’Italia?
Dopo la chiusura della frontiera turca, l’Italia rischia di trasformarsi in un imbuto da cui passeranno tutti i migranti. Siamo di fronte a un chiaro rischio di tracollo. Se arriva un nuovo flusso consistente dalla Libia verso l’Italia, le strutture sono già piene e quindi mi domando dove possano essere accolte queste persone. L’Italia non ha né le strutture, né il sistema adeguato, né un meccanismo anche sul piano finanziario per reggere e accogliere in modo dignitoso queste persone.
Di chi sono le responsabilità di questo tracollo?
Il fallimento del tentativo di modificare l’accordo di Dublino è un chiaro segno di mancanza di volontà da parte dell’Ue nell’affrontare seriamente e risolvere il problema. Il meccanismo previsto dall’accordo di Dublino è infatti il primo macigno che deve essere sollevato da parte dei Paesi del Sud dell’Europa. E’ una vera e propria palla al piede per Paesi come Italia, Grecia, Malta e Spagna. Tutto ciò va risolto.
Che cosa si può fare per contrastare seriamente il traffico di esseri umani?
La scelta politica della chiusura dei confini non ha fatto che arricchire sempre di più i trafficanti. Più l’Europa chiudeva le sue porte, più i trafficanti aprivano “finestre” molto più costose e pericolose dalle quali continuano a fare entrare i migranti. Se quindi vogliamo combattere seriamente il traffico di esseri umani e sottrarre risorse finanziarie a questi criminali, l’unica via è andare alla radice del problema.
Le responsabilità sono tutte dell’Europa?
No. C’è anche una responsabilità dei Paesi di origine e di transito. I leader politici e religiosi del continente africano dovrebbero fare una vera battaglia contro la tratta di esseri umani. I sequestri e il traffico di persone, che nel 2009-2010 noi denunciavamo nel Sinai, adesso stanno avvenendo anche in Sudan, Sud Egitto, al confine con Ciad e Niger. I leader delle chiese cristiane devono quindi fare una battaglia per risvegliare le coscienze contro il traffico di esseri umani. Non possiamo soltanto criticare l’Europa, dobbiamo anche responsabilizzare i Paesi africani.
(Pietro Vernizzi)