Alla fine, lo spoglio del voto postale ha cancellato i timori di chi vive a pane e fantasmi del fascismo: il nuovo presidente austriaco è l’indipendente verde, Alexander Van der Bellen, il quale ha ottenuto circa 31mila voti in più del candidato della destra, Norbert Hofer. Auguri a lui. Già, con il computo dei voti reali fermatosi domenica sera a 51,9% per il candidato della destra, Norbert Hofer, e 48,1% per il candidato indipendente-verde, Alexander Van der Bellen, il destino degli austriaci è finito in mano a chi nella stragrande maggioranza dei casi in Austria non vive più, che magari nemmeno sa quale sia la realtà attuale del Paese e che, soprattutto, non verrà minimamente toccato dalle decisioni politiche che la scelta di un candidato o dell’altro imporranno al Paese. La chiamano democrazia, io la chiamo idiozia e lo dico fin da quando Berlusconi cedette alle petulanti richieste di Mirko Tremaglia in tal senso. Se vivi qui, voti qui, altrimenti fai il piacere non decidere per altri.
Ma al netto di questo e di tutto, non importa che il candidato della destra Norbert Hofer non ce l’abbia fatta, il segnale che è arrivato è potente e sarà un vincolo anche per Van der Bellen: la gente vota in base alla realtà, non in base all’ideologia. Parliamoci chiaro: contro l’Fpo è stata messa in campo una macchina del fango mediatica quasi senza precedenti. E non parlo solo del Tg3, il quale ormai non fa nemmeno più testo, ma anche di SkyTg24, di TgCom e persino di Rete4, la quale domenica sera ha visto Alessandro Cecchi Paone liquidare la questione dell’esito rimandato dopo il conteggio del voto postale, con la laconica constatazione che chi vive all’estero certamente avrà la mente più aperta «di chi abita in un paesino del Tirolo». Il disprezzo del popolo ormai è norma, ovunque. Per giorni l’Fpo è stata dipinta come destra estrema, razzista, xenofoba, populista, anti-immigrazione, euroscettica: l’altro candidato, invece, era sempre «l’ambientalista Alexander Van der Bellen». Ma sapete cosa è successo? Che il popolo se ne frega dei media, di socialisti e popolari che nei giorni prima del voto hanno messo in circolazione falsi sondaggi che davano Hofer con 10 punti di vantaggio, garantendosi la mobilitazione di truppe cammellate, di artisti e intellettuali con i loro appelli pelosi: la gente ha votato e, comunque sia andata a finire, è un miracolo perché l’Fpo al primo turno era accreditata al massimo al 15%, ma proprio dagli ottimisti.
Il risultato finale ha dimostrato che il Re è nudo, che si può schierare l’artiglieria mediatica, tacciare di ignoranza chi chiede sicurezza, rivendicare superiorità postali, ma l’Austria da oggi non sarà più la stessa. Se due giorni dopo il primo turno delle elezioni presidenziali, gli stessi Popolari e Socialisti che demonizzano l’Fpo hanno votato in modo bipartisan una legge su immigrazione e asilo che è tra le più dure d’Europa, con l’Fpo di fatto vincitrice senza il voto postale e con enorme consenso popolare, cosa dovranno fare per non farsi spazzare via al primo voto politico? Governare come l’Fpo e, comunque, in linea: non vi pare che il nuovo, pesante scontro sul Brennero (dove da oggi ci saranno 80 poliziotti austriaci in più a controllare la frontiera), scoppiato casualmente sabato su sollecitazione del governatore del Tirolo, parli già questa lingua?
Anche perché ci sono due cose da tenere da conto, per capire cosa è accaduto lo scorso weekend. La prima ce la mostra questa tabella relativa alla scomposizione del voto per attività lavorativa: bene, stando ai criteri valutativi del Tg3 e compagnia diffamante, l’86% degli operai tedeschi è razzista, visto che ha votato per Hofer.
Già, gli operai. Per questo i media azionano il ventilatore per sparare fango: perché sanno che i tempi della sinistra da salotto stanno finendo, la gente è stanca e al limite della sopportazione. Si sa, il popolo è grezzo e non sa emozionarsi di fronte allo splendore di un migrante che urina su un muro in pieno giorno o spaccia hashish. E facessero solo questo in Austria, perché la seconda cosa da tenere da conto è la terrificante sequenza di atti criminali legati a richiedenti asilo compiuti nelle ultime settimane. Ma di questo i tg italiani non parlano, ci mancherebbe, sono troppo occupati a cercare con il lanternino l’unica scuola di Vienna dove funziona l’integrazione, a fronte di una città alle soglie dell’allarme.
Non ci credete? Partiamo dallo stupro di gruppo perpetrato da tre richiedenti asilo afghani ai danni di una studentessa austriaca di 21 anni lo scorso 22 aprile, seguita nel bagno della stazione ferroviaria di Praterstern e violentata a turno. Quando la polizia è stata allertata da un passante che aveva sentito le grida della giovane, è riuscita ad arrestare i tre mentre tentavano la fuga: all’interprete hanno detto di essere ubriachi e di non ricordare l’accaduto. Se condannati, dovranno scontare 7 anni e mezzo di prigione, ma i giornali austriaci fanno notare che conoscendo il sistema giudiziario del Paese non passeranno dietro le sbarre più di 2 anni. Escluso poi il loro rimpatrio in Afghanistan, quindi una volta usciti dal carcere, in base all’attuale legislazione potrebbero addirittura cercare di diventare beneficiari dei benefits previsti dal welfare austriaco, ovvero 830 euro al mese più sanità gratuita.
Il problema è che quello di Vienna dello scorso 22 aprile è stato il 27mo caso di violenza sessuale nel Paese dall’inizio dell’anno e parliamo solo di casi denunciati e che hanno visto l’intervento della polizia. Ad esempio, un 20enne richiedente asilo dall’Iraq ha violentato un ragazzino di 10 anni in una piscina a Vienna, giustificando poi il gesto come «emergenza sessuale, frutto di un eccesso di energia erotica». In parole povere, l’uomo, che in Iraq ha lasciato moglie e figli, non ha potuto controllare la libido perché non aveva fatto sesso da quando era arrivato in Austria a settembre. E che dire del 18enne afghano condannato a 20 mesi per aver violentato una 72enne – avete letto bene – a Traiskirchen, prima riempita di botte, poi stuprata e privata delle mutande, portate via come trofeo, stando al report della polizia locale. C’è poi l’altro 20enne afghano arrestato per aver obbligato per tre mesi a fare sesso una 13ebbe di Korneuburg adescata in chat dall’internet point del centro di accoglienza in cui vive, a Hollabrunn.
E nel silenzio generale dei media, comincia a emergere una realtà inquietante: la notte di Capodanno a Vienna, Salisburgo e Innsbruck si sarebbero verificate violenze di massa contro le donne da parte di gruppi di immigrati, la gran parte maghrebini, esattamente come accaduto a Colonia. Sui media? Silenzio, bisogna dipingere l’Fpo come le nuove SS. In Compenso Vienna è diventata l’epicentro del crimine legato all’immigrazione in Austria, visto che stando a dati del ministero dell’Interno, quasi 1 richiedente asilo su 3 presente a nella capitale nel 2015 è stato accusato di qualche crimine. Di più, dei circa 21mila richiedenti asilo ufficialmente riconosciuti e presenti a Vienna nel 2015, 6503 hanno compiuto crimini, un aumento di quasi il 50% dal 2014. I dati mostrano come 2270 di questi criminali abbiano meno di 20 anni, un +72% dal 2014, 7 di loro avevano meno di 9 anni e 31 meno di 13 anni. D’altronde, chi ben comincia..
Stando al capo della polizia di Vienna, Gerhard Pürstl, le gang di nordafricani controllano la gran parte del traffico di droga della capitale e sono state responsabili di quasi la metà dei 15.828 crimini violenti perpetrati e denunciati nel 2015, tra cui stupri, rapine, accoltellamenti e aggressioni. La zona più pericolosa è quella di Praterstern, la stazione dove è avvenuto lo stupro di gruppo della studentessa: qui bande di maghrebini e afgani gestiscono il traffico di droga, danno vita a risse e importunano le utenti donna della stazione. La polizia è stata chiamata nell’area 6265 volte nel 2015, circa una media di 17 volte al giorno. Il capo del sindacato di polizia austriaco, Hermann Greylinger, stima che per riportare l’ordine servirebbero circa 1200 poliziotti in più a Vienna, dove dice «oggi come oggi abbiamo più migranti dell’intera popolazione di Salisburgo, la quarta città del Paese».
E Stato e magistratura non aiutano, visto che il 4 maggio scorso un migrante 21enne del Kenya ha ucciso una 54enne in una strada del centro di Vienna, spaccandole la testa con una sbarra d’acciaio. Arrestato, si è scoperto che era noto alle forze dell’ordine fin dal suo arrivo in Austria nel 2008, periodo durante il quale ha compiuto 18 crimini – tra cui traffico di droga, aggressione a privati e poliziotti -, ma ogni volta era stato rilasciato dalle autorità. Fatti, cifre, drammi reali: non ideologia. Nel 2015, l’Austria ha ricevuto 90mila richieste di asilo, il secondo dato più alto in Europa su base pro-capite.
Il voto di domenica, comunque sia andata a finire, ha dato una riposta a questo: quando è troppo, è troppo. E nessuno potrà più fingere che tutto vada bene, in nome del politicamente corretto. O dell’Europa che altrimenti si arrabbia. O, peggio ancora, del totem dell’accoglienza, parola che sta diventando sintomo di stupidità, viste le declinazioni che da sempre più parti, Chiesa in testa, giungono al grande pubblico. Game over o salta tutto.