La Giordania è il primo Paese per numero di persone che si arruolano come foreign fighter nelle file dell’Isis in proporzione alla popolazione complessiva. E’ quanto risulta da un articolo pubblicato sul quotidiano britannico Independent, secondo cui solo tre Paesi nel mondo nel 2015 hanno dato origine a più di 100 foreign fighter ogni milione di residenti: la Giordania (315 unità), la Tunisia (280) e l’Arabia Saudita (107). Al terzo e quindi posto ci sono due Paesi europei: Bosnia Erzegovina (92) e Kosovo (83). Nella top ten ci sono anche Turkmenistan (72), Albania (46), Belgio (40), Uzbekistan (33) e Svezia (32). Per il vescovo Maroun Lahham, vicario del Patriarcato dei Latini ad Amman in Giordania ed ex arcivescovo di Tunisi, “i dati forniti dall’Independent sulla Tunisia non stupiscono, e sono ampiamente spiegabili con la storia del Paese sotto la presidenza di Ben Alì. Mentre ritengo impossibile che il primo Paese nel mondo per numero di foreign fighter sia la Giordania”.



Monsignor Lahham, che cosa ne pensa dei numeri forniti dall’Independent?

Non so da dove abbiano preso la notizia, ma l’articolo dell’Independent è sbagliato. I foreign fighter dell’Isis provengono da tutti i Paesi arabi, perché in ciascuno di questi c’è qualche musulmano un po’ fanatico. La Giordania non fa eccezione, ma certamente non sta vivendo un diffondersi del radicalismo islamico maggiore che da altre parti. Di fatto la Giordania è l’unico Paese dell’area a essere rimasto stabile dal punto di vista politico e sociale.



Eppure per l’Independent dalla Giordania provengono 315 terroristi dell’Isis per ogni milione di abitanti…

Personalmente non posso fornire altri numeri perché non li ho, ma mi permetto di contestare la veridicità di questo articolo almeno per quanto riguarda la Giordania.

Se lei non ha numeri diversi, come fa a dire che quelli forniti dall’Independent sono sbagliati?

Lo so in quanto vivo in Giordania, e non capisco da dove il giornalista che ha fatto l’articolo abbia preso questi numeri, né se siano documentati. Fatto sta che vivendo in Giordania io non ho mai sentito una cosa simile. Il Re di Giordania, Abdullah II, è uno dei leader più moderati del Medio Oriente.



Anche la Tunisia è un Paese democratico e moderato, eppure è la nazione di provenienza di un numero molto elevato di foreign fighter. Perché la Giordania dovrebbe essere così diversa?

La Tunisia è un caso diverso dalla Giordania. Nel Paese del Nord Africa durante la presidenza di Ben Alì la pratica della religione musulmana è stata molto limitata da parte della polizia segreta. Adesso per reazione i tunisini sono diventati più fanatici dal punto di vista religioso. Posso capire quindi che persone che per anni e anni sono state sorvegliate, per reazione si arruolino come foreign fighter di gruppi estremisti. Nulla di tutto ciò però è mai avvenuto in Giordania.

In Giordania ci sono migliaia di rifugiati. E’ possibile che i campi profughi diventino brodo di coltura per i foreign fighter dell’Isis?

In primo luogo l’articolo dell’Independent parla di giordani che si arruolano nell’Isis, e non di profughi giunti in Giordania e quindi passati nelle file del califfato. Inoltre i profughi presenti nel mio Paese provengono principalmente da Iraq e Siria. Non si capisce perché mai queste persone dovrebbero venire in Giordania per poi arruolarsi nel califfato, quando potevano farlo già nel loro Paese d’origine con molte meno difficoltà.

 

Il fatto che in Giordania ci siano così tanti rifugiati sta comunque provocando delle tensioni sociali?

Le tensioni sociali ci sono soprattutto per i problemi legati al lavoro, ma non per la jihad. I siriani sono noti per essere degli operai molto abili, che lavorano meglio dei giordani e accettano di essere pagati meno. Questo sta creando dei problemi, in quanto i giordani protestano affermando che i siriani stanno rubando loro il lavoro. Tutto ciò però non ha nulla a che fare con i foreign fighter dell’Isis.

 

(Pietro Vernizzi)