Le autorità egiziane hanno riempito 23 borse con i resti umani dell’aereo EgyptAir andato disperso nel Mediterraneo. Nessuno di questi è più grande del palmo di una mano. Un ufficiale forense egiziano ha affermato che questo dettaglio fa pensare a un’esplosione anche se finora non sono state individuate tracce di esplosivo. Intanto l’intelligence israeliana ha ipotizzato che il disastro aereo potrebbe essere stato causato da piccole cariche piazzate nella stiva dell’aereo. Ne abbiamo parlato con Danilo Recine, pilota di Boeing 777 e già pilota di caccia intercettori, del coordinamento nazionale piloti Anpac.



Alla luce delle evidenze oggettive emerse finora, lei ritiene che si sia trattato di una bomba o di un incidente?

Questo è impossibile dirlo per chiunque. Come evidenze oggettive finora abbiamo soltanto alcuni messaggi tecnici alle stazioni di terra che l’aereo ha inviato con il sistema automatico noto come Acas. Quest’ultimo riporta all’attenzione anche eventuali avarie dell’aereo. Al di là di questo abbiamo avuto solo tante smentite, compresa quella sulla notizia delle brusche virate che sarebbero state compiute dall’aereo prima dello schianto.



Da dove si può partire per formulare un’ipotesi sulla dinamica dell’impatto?

Se si volesse fare un’ipotesi sull’eventuale impatto dell’aereo ancora intero, oppure di un’esplosione in volo, c’è un dato da cui partire. In caso di impatto dell’aereo ancora intero con l’acqua, la cosa che appare subito evidente nel corso delle investigazioni successive è che i rottami prima o poi ritornano a galla. Nel caso invece di un’esplosione in volo, i rottami sono sparsi in un raggio molto più ampio.

I servizi israeliani hanno ipotizzato che siano state piazzate delle piccole bombe nella stiva. Che ne pensa?



Per quanto riguarda l’ipotesi delle piccole bombe nella stiva, dovremmo avere innanzitutto un riscontro da Parigi. Dai circuiti chiusi delle telecamere e dalla testimonianza di chi ha lavorato vicino all’aereo, dovremmo capire come sia possibile che sia successa una cosa di questo tipo. In ogni caso se ci fosse stata un’esplosione in volo, molto probabilmente avremmo avuto rottami dell’aereo sparsi in un raggio molto ampio.

Quindi almeno da questo punto di vista sembrerebbe che l’aereo si sia inabissato?

Da questo punto di vista sì, quantomeno se la zona di ricerca su cui hanno subito puntato l’attenzione le ricerche è quella corretta. Mentre non è così se stiamo cercando nella parte sbagliata, perché vuole dire che non stiamo andando a guardare dove questi rottami si trovano effettivamente.

Ci sono dei precedenti paragonabili a questo disastro?

Sì. Nel luglio 2014 un Boeing 777 della Malaysia Airlines fu abbattuto da un missile per il fatto di essere passato da una zona di guerra in Ucraina. Nel marzo dello stesso anno era scomparso un altro Boeing della Malaysia. Di questo velivolo ogni tanto si ritrova qualche pezzo in Africa o nelle Maldive.

 

Perché il pilota dell’EgyptAir non ha lanciato l’SOS?

In un’emergenza grave come quella che si sarebbe verificata in questo caso, qualora si stia parlando di un problema tecnico, è chiaro che sarebbe previsto mandare un messaggio di emergenza in una frequenza che può essere percepita non solo dalle autorità di volo ma anche di chiunque è nella portata delle onde radio. La priorità per un pilota però non è lanciare l’allarme, ma innanzitutto cercare di ripristinare una condizione per cui l’aereo rimanga in volo e siano garantiti dei minimi livelli di sicurezza.

 

(Pietro Vernizzi)