“L’obiettivo del governo indiano è consentire ai due marò di rientrare in Italia e quindi condannarli senza che debbano effettivamente scontare il carcere. L’arbitrato internazionale in quanto tale non è finalizzato a fare giustizia bensì a trovare una soluzione accettata da entrambe le parti”. Lo spiega l’ex sottosegretario alla Difesa, Giuseppe Cossiga, dopo che il governo italiano ha reso noto che il Tribunale dell’Aja ha deciso che Salvatore Girone rimarrà in Italia durante l’arbitrato. L’ordinanza sarà pubblicata oggi, martedì. L’arbitrato dovrà stabilire se il processo si terrà in India o in Italia. Il ministero degli Esteri ieri ha diffuso un comunicato stampa nel quale si afferma che “la decisione del Tribunale dell’Aja recepisce le considerazioni legali e di ordine umanitario derivanti dalla permanenza di Girone in India da oltre quattro anni e che avrebbe potuto prolungarsi per altri due o tre anni”.
Qual è il valore, anche politico, della decisione del Tribunale dell’Aja?
L’arbitrato farà sì che il governo federale indiano possa uscire da una vicenda che dà tanti problemi a loro quanti a noi. Ricordiamoci che tutta questa vicenda nasce da un intervento delle autorità locali, mentre il governo federale indiano per orgoglio nazionale è stato costretto a difendere una certa posizione, ma si trova ad avere tanti problemi quanti ne ha il governo italiano. Probabilmente se avessimo evitato di consegnare i due marò ne sarebbe stato molto contento anche il governo federale indiano.
In che senso?
Il fatto che a oggi non sia stato definito un capo d’accusa e che Salvatore Girone sia rimasto nella sede dell’ambasciata italiana è dovuto al fatto che il governo federale indiano sta tentando di gestire la situazione. Con l’arbitrato del resto non si pone il problema della legalità, bensì della soluzione che possa essere accettata da entrambe le parti. Alla fine riavremo i due marò in casa e assisteremo a una qualche forma di processo.
Dove si terrà il processo?
Il processo in Italia al momento non può iniziare perché la magistratura, che ne avrebbe avuto il diritto, non ha iniziato un’azione penale. Non sarà del resto l’arbitrato che potrà sollecitarla o avviarla. L’azione penale in Italia non è iniziata e non credo che inizierà. Quindi l’arbitrato potrà stabilire che i due marò rientrino in Italia, e che i due Paesi procedano come credono dal punto di vista dell’azione penale. A quel punto il tribunale indiano condannerà i due marò, che però rimarranno comunque in Italia.
Quindi il governo indiano vuole soltanto salvarsi la faccia?
Sì. Con i marò che hanno passato tutti questi anni in India, il governo federale indiano ha fatto di tutto per non procedere con l’azione penale. Dopo che entrambi i marò saranno tornati in Italia, il governo indiano non avendo il peso politico di far processare dei militari italiani per una causa di dubbia entità, potrà dare mano libera alle autorità locali che vogliono un processo.
Perché finora il processo in India non è nemmeno iniziato?
Non ci dobbiamo stupire del fatto che finora non ci sia stato nessun processo, perché non ci può essere. Il governo centrale, attraverso la Corte suprema, ha trovato il modo per non fare iniziare il processo. Il motivo è che il governo di Nuova Delhi non vuole un processo con i marò in India, perché poi sarebbero processati e probabilmente condannati, e a quel punto si creerebbe un vero e proprio problema.
Quindi l’India non vuole rompere i rapporti con l’Italia?
Se i due marò rientrano in Italia e poi il tribunale del Kerala li condanna, il governo indiano potrà dire a quello italiano: “Io ho fatto tutto il possibile”. In realtà, pur avendo fatto la voce grossa, il governo indiano sta già facendo tutto il possibile per evitare che i due marò siano condannati. Di fronte all’opinione pubblica, il governo indiano vuole stabilire che ha il diritto di giudicare i due marò. Alla fine otterrà questo, probabilmente Latorre e Girone saranno anche condannati, ma in contumacia. E così la querelle si concluderà.
Ritiene che ci siano precedenti a una soluzione di questo tipo?
Di casi internazionali in cui ha trionfato la giustizia finora ce ne sono stati ben pochi. Un caso emblematico è quello del colonnello Usa, Joseph Romano, implicato nel caso Abu Omar. Le autorità americane si sono dimenticate di chiedere di farlo rientrare negli Stati Uniti e la magistratura italiana lo ha condannato. Finché il Quirinale gli ha concesso la grazia. Questo è il modo in cui va la giustizia nei grandi casi internazionali.
(Pietro Vernizzi)