«Merkel, Juncker e Schulz sono venuti in Italia per una visita a scopo intimidatorio, perché non vogliono che il nostro governo si permetta ancora di alzare la testa. Renzi non dovrebbe limitarsi ad abbozzare, ma anche adottare contromisure per evitare che l’Italia vada in frantumi». È l’analisi di Giulio Sapelli, professore di Storia economica all’Università degli Studi di Milano. Renzi ha prima ricevuto la Merkel a pranzo a Palazzo Chigi, quindi è stata la volta del presidente del Parlamento Ue, il tedesco Martin Schulz, e del presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker. In un articolo uscito alcuni giorni fa su queste pagine, il professor Sapelli aveva scritto: “Se si vuole combattere la Russia in una nuova guerra fredda come quella in cui la Nato è impegnata, la collaborazione tra Germania e Usa è il punto archetipale”. E aggiungeva Sapelli riferendosi all’Italia: “Bisognerebbe iniziare a prendere le misure necessarie a contrastare questo disegno che mira a ridurci in frantumi e con noi ciò che rimane dell’Europa”.
Professore, durante l’incontro a Roma la Merkel e Renzi sono sembrati d’accordo su tutto. Dove sono i rischi di un’intesa Usa-Germania a discapito dell’Italia?
In questa fase di transizione della politica americana, la Casa Bianca ha bisogno di un forte rapporto con la Germania in funzione anti-russa. Le crisi in Ucraina e Siria hanno cambiato l’intero orizzonte della politica europea. Si è quindi indebolita la pressione che gli Usa hanno sempre fatto sui tedeschi perché non ostacolino la politica di Draghi.
Quali sono state le conseguenze?
La conseguenza è stata che Draghi ha buttato il cuore oltre l’ostacolo, giungendo a parlare di “Helicopter drop of money” perché si sente attaccato e circondato. Anche perché Regno Unito e Francia sembrano fuori dai giochi. Da un lato infatti è molto probabile che la Brexit avvenga. Dall’altra la Francia ha scelto di puntare più sull’Africa che sulla contestazione dell’egemonia tedesca in Europa.
In questa situazione, come valuta la visita a Roma di Merkel, Schulz e Juncker?
Reputo non casuale l’arrivo di questa delegazione, dopo che prima di loro era stato a Roma il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, il quale ha dato lezioni a tutti pur non essendo stato ricevuto da nessuno, limitandosi a dire che noi siamo dei discoli. Di fronte a questo fatto Renzi non può fare altro che abbozzare, anche perché la Germania ha il coltello dalla parte del manico.
Perché?
Perché Berlino è l’unica potenza che può frenare l’Austria sul Brennero e portare avanti la politica sulla distribuzione dei migranti nei vari Paesi Ue. Renzi quindi fa un’opera di realismo e accoglie bene la Merkel. Questi colloqui riguardano soprattutto la richiesta che fa il premier italiano di ricevere un aiuto per la creazione di una polizia di frontiera europea, rispetto a cui i tedeschi non hanno mai fatto una grande resistenza.
Davvero crede che Merkel, Schulz e Juncker siano arrivati in Italia solo per parlare di migranti?
Sicuramente non sono venuti solo per incontrare il Papa, anche se l’obiettivo ufficiale della missione è consegnare al Santo Padre il premio Carlo Magno. Stupisce però che una signora luterana come la Merkel abbia così voglia di incontrare il Papa. Un po’ come quella di Weidmann, credo che si tratti di una visita a scopo intimidatorio che non fa presagire nulla di buono. In pratica i tedeschi minacciano i loro alleati.
Che cosa vuole la Germania?
La Germania vuole che il nostro Paese rinunci ad alzare la testa. Questa visita non ha avuto nessuna preparazione dal punto di vista diplomatico, tanto Merkel quanto Weidmann prima di lei sono giunti all’improvviso. I migranti sono un tema importante, ma in questa visita c’è qualcosa di non detto.
Che cos’è secondo lei questo non detto?
Berlino vuole che l’Italia non sollevi più il problema del surplus commerciale della stessa Germania, che è fuori da tutti i canoni Ue e sottrae così domanda interna agli altri Paesi europei. Nello stesso tempo i tedeschi stanno facendo pressioni su Mario Draghi perché smetta la sua politica di tassi d’interesse negativi che sono malvisti dai risparmiatori tedeschi. E soprattutto c’è la questione delle banche.
Qual è in questo caso la posta in gioco?
Renzi ha mosso delle accuse inconsuete nei confronti delle banche tedesche, che nessuno prima di lui aveva osato fare. Il nostro premier non ha fatto altro che dire la verità, e cioè che quelle tedesche sono banche non controllate piene di asset tossici, per non parlare di landesbanken e sparkassen che sono una catastrofe.
Che cosa può fare il nostro governo di fronte alle intimidazioni tedesche?
La prima contromisura è la riforma della magistratura, in quanto i magistrati oggi fanno oggettivamente il gioco di tutti coloro che vogliono indebolire la nazione italiana. Anziché fare queste schermaglie, Renzi deve porre all’ordine del giorno la divisione delle carriere.
E sul piano economico?
Il Pd deve cominciare a elaborare una politica anti-austerità insieme agli altri membri del Partito socialista europeo, cercando degli alleati in Europa: penso per esempio al britannico Jeremy Corbyn e al greco Alexis Tsipras. Ma bisogna anche parlare con Putin, perché il fatto che noi siamo filo-americani non ha mai impedito ad Andreotti o Colombo di avere rapporti con l’Unione Sovietica.
(Pietro Vernizzi)