“Ci saranno altri attacchi e grandi attentati, questo è certo. La minaccia non diventerà minore, anche se noi lo vorremmo. Siamo in una guerra perché il terrorismo ci combatte”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio francese, Manuel Valls, dopo che martedì due poliziotti sono stati uccisi a Magnaville, a 50 chilometri da Parigi, da parte di un terrorista identificato come Larossi Abballa. L’azione è stata rivendicata dall’Isis. Lo stesso direttore della Cia, John Brennan, sta per segnalare al Congresso americano che lo stato islamico addestra terroristi per organizzare attentati in Occidente. Ne abbiamo parlato con il generale Mario Mori, fondatore ed ex comandante dei Ros ed ex direttore del Sisde.
Partiamo dall’uccisione in Francia di due poliziotti rivendicata dall’Isis. Lei come legge questo attentato?
Rientra nel contesto di quegli attentati che sono praticamente incontrollabili e da cui è impossibile difendersi. Ciò che abbiamo di fronte è l’azione di un folle, o comune di una persona che si è motivata in maniera isolata e che non fa parte almeno strutturalmente di un contesto organizzato. Larossi Abballa ha attaccato due poliziotti che erano assolutamente ignari di essere nel mirino, e che quindi si sono trasformati in facili obiettivi.
Nel frattempo il premier francese Valls ha detto: “Altri innocenti saranno uccisi”. Su quali elementi si basa?
Valls si può basare solo su valutazioni analitiche. Ritiene cioè che i sospetti siano 5mila (io penso che siano di più), e che lo Stato non sia in grado di controllarli tutti e 5mila, come documenta anche il fatto che Larossi Abballa era sfuggito a questo tipo di controlli. Di conseguenza, argomenta Valls, dobbiamo ritenere che ci siano altri potenziali terroristi a piede libero. In questo modo però non fa altro che scoprire l’acqua calda.
Il direttore della Cia, John Brennan, ha rivelato che l’Isis addestra terroristi per attentati in Occidente. Quanto va presa sul serio questa allerta?
Io la prendo sul serio come buona parte delle segnalazioni della Cia. Ma quando non sono motivate, non è fornita la documentazione o i dati concreti, sono pure manifestazioni di procurato allarme presso la pubblica opinione. Non significa nulla dire che l’Isis sta preparando degli attentatori. Gli attentatori ci sono già, tanto è vero che Larossi Abballa ha operato per conto suo. Ci vorrebbe un po’ più di serietà anche da parte di alcune istituzioni che operano nell’intelligence. Così è solo allarmismo senza risultati pratici in prospettiva.
In Francia oltre all’allarme Isis ci sono gli Europei di calcio e le manifestazioni contro il Jobs Act. Che cosa può generare questa alchimia di fattori?
Certamente è una miscela che può diventare esplosiva e che impiega su più fronti le istituzioni francesi e in particolare la polizia. Sono però fatti tra loro ben distinti. Io mi rifiuto di pensare che chi sta protestando contro la riforma del lavoro in Francia si voglia immischiare in fatti di natura terroristica o si aggreghi a qualche terrorista. D’altra parte le manifestazioni degli hooligan e dei tifosi russi sono frutto di un altro tipo di demenza, che non ha nulla a che fare con il terrorismo.
L’Isis però potrebbe usare manifestazioni di tutt’altra natura per organizzare un attentato?
Non credo. Mi consenta di dire che l’Isis è un’organizzazione “seria”, che rivendica gli attentati a ragion veduta. Per esempio dopo che il volo EgyptAir è precipitato nel Mediterraneo, l’Isis non si è espressa. Inoltre ha definito in maniera differente Larossi Abballa e il terrorista isolato che ha operato a Orlando, negli Usa. Probabilmente con Larossi Abballa c’erano dei contatti magari mediati, mentre con l’attentatore di Orlando non c’era nessun contatto. Tutti e due hanno fatto il gioco di Al-Baghdadi, ma l’Isis ha ben distinto i vari soggetti e le varie operazioni che questi hanno prodotto.
(Pietro Vernizzi)