L’Unione Europea ha reso noto che prorogherà di un anno le sanzioni imposte alla Russia in ritorsione all’annessione della Crimea da parte di Mosca avvenuta nel 2014. L’annuncio è arrivato proprio durante il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo. Putin ha commentato così la notizia: “Non teniamo il muso e siamo pronti a incontrare i nostri partner europei a metà strada, ma certamente non può essere un gioco a senso unico”. Proprio in queste settimane la tensione tra Occidente e Russia è alle stelle dopo che gli Stati Uniti hanno deciso di inviare la nave da guerra USS Porter nel Mar Nero. Ne abbiamo parlato con Marcello Foa, direttore del Corriere del Ticino e docente di comunicazione.
Che cosa ne pensa di questa estensione delle sanzioni proprio nel bel mezzo del Forum di San Pietroburgo?
Il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo è un’occasione enorme per realizzare affari. Non è un caso che l’Italia fosse l’ospite d’onore e che il presidente del consiglio, Matteo Renzi, si trovasse nella città russa. Fare uscire questa notizia proprio durante il Forum è un modo per scoraggiare gli imprenditori europei dall’investire in Russia e creare ancora una volta una provocazione a Putin.
Putin ha risposto che “la Russia non tiene il muso all’Europa”. Qual è il significato di questa apertura?
Putin conserva un atteggiamento piuttosto coerente. Se analizziamo la sua politica estera negli ultimi 15 anni, il presidente russo non ha mai cercato il confronto con l’Europa. Al contrario ha sempre ritenuto che l’Europa fosse un partner privilegiato, e continua a credere che sia nell’interesse di entrambi sviluppare dei buoni rapporti economici. Il fatto che Putin mantenga comunque dei toni bassi nei confronti dell’Europa, probabilmente è un calcolo di buonsenso. Forse sotto sotto il presidente russo pensa di creare un cuneo tra Stati Uniti e Ue.
Juncker è stato a sua volta a San Pietroburgo. E se stesse lavorando per ammorbidire le sanzioni?
Non credo. Non è un mistero che queste sanzioni siano state volute dagli Stati Uniti. Juncker non è certo un leader forte e riconosciuto, e quindi se a un certo punto Washington fa capire che si deve continuare in questa direzione, il presidente della Commissione Ue si allineerà subito.
C’è un legame tra le sanzioni alla Russia e la vicenda della nave da guerra USS Porter presente nel Mar Nero?
Il legame c’è, nel senso che finché ci sarà l’amministrazione Obama, il disegno degli Stati Uniti è molto chiaro e la stessa questione di Ucraina e Crimea è pretestuosa. A Kiev infatti non c’è stata una vera rivoluzione, ma una sorta di golpe mascherato. Il disegno politico che l’America persegue con determinazione è quello di costringere la Russia ad allinearsi alla sua volontà. Non è un mistero che Washington vorrebbe arrivare a un cambio di regime a Mosca. Le sanzioni producono effetti lenti ma di sicuro effetto nel lungo periodo, e qualsiasi altra opzione serve a rafforzare le pressioni sulla Russia.
Perché Washington ritiene che Putin sia un presidente scomodo?
La Casa Bianca punta a realizzare il progetto che negli anni ’90 aveva ideato l’esperto di geostrategia Zbigniew Brzezinski. Secondo quest’ultimo il controllo dell’Eurasia era fondamentale per mantenere l’egemonia americana sul mondo. Sulla base di queste teorie, gli Stati Uniti hanno cercato di indebolire ulteriormente la Russia. Putin però si è opposto, si è ribellato a questo scenario, e da lì in avanti sono sorti i problemi. Non è stato però Putin a rompere con gli Stati Uniti, bensì Washington ha imposto delle condizioni che l’inquilino del Cremlino ha rifiutato.
Quanto ha da rimetterci l’Italia dalle sanzioni Ue alla Russia?
Moltissimo. In seguito alle sanzioni l’Italia ha perso 3,6 miliardi di euro nell’interscambio con la Russia. Noi esportiamo molto verso Mosca e in questi anni abbiamo stabilito dei rapporti molto proficui a livello commerciale, industriale e agricolo. Oggi ci troviamo a subire controvoglia le controsanzioni della Russia. Berlusconi era apertamente filo-Putin, Renzi ha dimostrato di essere consapevole dei danni che questa politica sta facendo al nostro Paese, e quindi è evidente che l’Italia ha tutto da perdere in un momento di mancata ripresa come quello che si vive in questo momento.
(Pietro Vernizzi)