Una dichiarazione che sta facendo discutere, riportata oggi dai media inglesi, quella della direttrice della più grande clinica per l’interruzione della gravidanza e anche la prima del Regno Unita, aperta l’indomani dell’approvazione della legge sull’aborto nel 1968. La British Pregnancy Advisory Service di Bristol, che nel suo statuto ha come scopo “aiutare le donne in gravidanza”, ma che in realtà aiuta solo ad abortire e che viene finanziata dal servizio sanitario nazionale con decine di milioni di sterline l’anno (27 nel 2014), Ann Furedi ha dichiarato che l’aborto è semplicemente un’altra forma di controllo delle nascite e dovrebbe essere garantito gratuitamente dallo stato come qualunque contraccettivo. Allo stesso modo, sempre per la direttrice, dal punto di vista etico e morale non c’è differenza tra sposarsi e divorziare e abortire. Per concludere, ha aggiunto che non c’è niente di moralmente sbagliato nel distruggere un feto perché è “uccidere un essere che non ha alcuna coscienza della vita o della morte”. Queste sue dichiarazioni fanno parte di un libro che verrà pubblicato a breve il cui messaggio principale è che “è una mistificazione della libertà regolare l’aborto tramite una legge che fa parte del codice criminale”. La legge inglese infatti prevede che l’aborto sia consentito se due dottori sono d’accordo che la gravidanza possa mettere a rischio la vita della madre o del bambino. Dal 1990 la legge prevede un limite di 24 settimane per abortire, che può essere esteso in caso di rischio di vita o di gravi anomalie del feto. Chi ha un aborto illegale in teoria può essere condannato al carcere a vita.