Un piano americano per coordinare le operazioni della guerra in Siria insieme alla Russia. E’ quanto emerge da un documento riservato preparato dal segretario di Stato, John Kerry, alla vigilia del suo viaggio a Mosca, e pubblicato dal Washington Post. Il progetto di Kerry consiste nel creare un centro di coordinamento russo-americano ad Amman, in Giordania, per condividere le informazioni di intelligence su stato islamico e Al-Nusra. L’obiettivo di Washington inoltre è quello di condurre attacchi aerei “indipendenti ma sincronizzati” contro i terroristi. Ne abbiamo parlato con Maria Saadeh, 42enne e di religione cristiana, eletta come indipendente nel Parlamento di Damasco.



Onorevole Saadeh, che cosa ne pensa dell’ipotesi di un coordinamento tra Usa e Russia in Siria?

La coalizione composta dagli Stati Uniti e da alcuni Paesi Ue è intervenuta in Siria senza nessuna legittimazione da parte delle autorità siriane, dopo che per due anni non si è visto nulla. Quando la Russia lo scorso settembre ha avviato il suo intervento in Siria, aveva chiesto agli Stati Uniti se volevano collaborare con loro ma la risposta è stata no. L’intervento di Mosca, coordinato con il governo siriano, nell’arco di pochi mesi ha fatto molto di più di quanto siano riusciti a fare gli Stati Uniti.



Quali sono stati i risultati raggiunti?

La Russia ha consentito numerose vittorie del governo di Damasco e la riconquista di diversi territori nel nord della Siria, che in precedenza erano passati sotto il controllo dell’Isis. Tutto ciò è culminato con l’accerchiamento delle forze ribelli ad Aleppo, la capitale del Nord della Siria. Il merito di questi successi è della collaborazione tra Russia e governo siriano, insieme ad altre forze che sono entrate nella coalizione.

Perché la proposta americana arriva proprio adesso?

La proposta di Kerry giunge in una fase strategica in cui gli Stati Uniti potrebbero fare molto per fermare il terrorismo non solo in Siria, ma anche in Turchia e Arabia Saudita. Washington usa quindi la sua richiesta di collaborazione con la Russia come un pretesto per non fare la propria parte. La realtà dei fatti è che gli Stati Uniti hanno aiutato il terrorismo in Siria, e ora cercano di collaborare con la Russia per ridisegnare la situazione nel Paese. Bisognerà vedere quale sarà la risposta della Russia, in quanto ciò comunque fa parte di un negoziato politico.



Che cosa intende dire quando afferma che gli Stati Uniti aiutano il terrorismo in Siria?

Gli Stati Uniti e alcuni Stati europei collaborano con Arabia Saudita, Turchia, Qatar e Israele. Conosciamo esattamente le buone relazioni all’interno di questo blocco di Paesi, che di fatto aiutano i gruppi terroristici in Siria attraverso finanziamenti, supporto logistico e propaganda. Ciò è ampiamente documentato, e dopo cinque anni di guerra ormai è chiaro a tutti. Oggi però la situazione è cambiata, e non so a che cosa potrebbe portare una collaborazione tra Stati Uniti e Russia. Se però Washington non pensasse di ottenere qualcosa non lo proporrebbe.

 

Che cosa pensano di ottenere gli Usa in questo modo?

Per lungo tempo gli Stati Uniti non hanno affrontato la questione siriana dal punto di vista umanitario, né hanno cercato di fermare la guerra, anzi in qualche modo l’hanno fomentata insieme ai loro alleati europei e mediorientali. Ancora oggi gli Usa non intendono porre fine o quantomeno ridurre la crisi siriana, per aiutare la popolazione coinvolta nel conflitto. Gli Stati Uniti sono quindi un pericolo per la stabilizzazione e la sicurezza della Siria. Quando propone alla Russia di collaborare, l’obiettivo di Washington è quindi quello di manipolare la situazione interna alla Siria e acquisire controllo sui gruppi che operano sul territorio.

 

(Pietro Vernizzi)