Sono ore drammatiche per la Turchia. Da ieri sera alle 21.30 è andato in scena un golpe fatto da militari di non primo rango, in nome del “padre laico” della patria, Kemal Ataturk. Le prime notizie, il ruolo storico che l’esercito turco ha sempre avuto nel Paese (è il secondo esercito più forte della Nato dopo quello americano), sembravano portare a una rapida conclusione della vicenda, con l’esautorazione dell’attuale presidente Tayyip Erdogan, che in quello stesso momento si trovava in una località di vacanza, forse a Smirne.
L’esercito, sceso nelle strade con truppe e carri armati, non sembrava avere ostacoli. Veniva occupata la sede televisiva nazionale, bombardata con elicotteri la sede dell’intelligence turca. Chiuso il grande aeroporto di Istanbul e aerei da guerra solcavano il cielo di Ankara. Anche il Parlamento veniva circondato da soldati. Mentre esercito e polizia, fedele a Erdogan, si scontravano.
Solamente alle 22.45, analisti raffinati come Giulio Sapelli, interpellato per telefono, ipotizzavano una conclusione abbastanza rapida di quella che era una nuova operazione militare nella storia della Turchia, dove l’esercito ha avuto sempre il compito di difendere la laicità dello Stato e di garantire nel giro di poco tempo il ristabilimento di regole democratiche e il rispetto delle alleanze occidentali.
I dubbi legittimi che avanzava Sapelli erano quelli legati alle questioni con i curdi e all’ipotesi di altri imprevisti, ipotizzando comunque che a questa operazione di golpe militare non fossero estranei gli Stati Uniti, proprio mentre il segretario di Stato americano John Kerry si trovava a Mosca e faceva dichiarazioni piuttosto “aeree” ed evanescenti.
C’era anche da notare che il golpe preparato dai militari turchi era stato preventivamente comunicato al corpo diplomatico dei Paesi di tutto il mondo.
Occorre aggiungere che veniva confermata l’esautoramento del capo di Stato maggiore turco, che non partecipava al golpe, e, nello stesso tempo, veniva instaurata la legge marziale.
Erdogan ha cominciato a lasciare dichiarazioni addirittura via telefonino e con altri mezzi, mentre si trovava sul suo aereo privato diretto in un primo tempo verso la Germania. Quello che stupiva erano le dichiarazioni aggressive di Erdogan, che accusava il golpe come un’operazione fatta da una minoranza di militari e nello stesso tempo prometteva un ritorno ad Ankara.
Ma non si limitava a questo, il presidente turco. Mentre il suo aereo cercava di ottenere un atterraggio in Germania, che gli veniva negato, e poi altrove, Erdogan, capo del Partito islamico moderato, invitava i membri del suo partito a scendere nelle piazze e in effetti le città della Turchia, probabilmente con le persone spinte all’azione anche dai muezzin, hanno seguito Erdogan e occupato varie zone delle città, probabilmente ingaggiando scontri con i militari.



A questo punto la Turchia è entrata in una sorta di caos, dove si notava visibilmente una divisione profonda tra supporter di Erdogan e i suoi avversari. Nessuno riesce in questo momento a immaginare una soluzione a questa situazione drammatica. Ma la sede della televisione è stata riconquistata dai supporter di Erdogan e il capo di Stato maggiore ha ripreso il suo posto.
Ci sono voci ben accreditate che parlano dell’importante “Prima armata” e della Marina turca che si oppongono ai golpisti turchi.
C’è chi sostiene ormai che il golpe sia fallito e nello stesso tempo sono completamente cambiate le dichiarazioni americane fatte da Obama, che adesso si è schierato esplicitamente dalla parte di Erdogan. La stessa cosa ha già fatto la signora Angela Merkel, esempio di coraggio opportunistico senza limiti.
Insomma, anche se la situazione resta incerta, pare che il golpe, come è stato dichiarato anche dai sevizi segreti turchi, sia fallito ed Erdogan — mentre scriviamo — è atterrato all’aeroporto Ataturk e rilascia dichiarazioni. Dovrebbe ritornare al suo posto, magari rafforzato da questa prova.
Se la vicenda dovesse finire nel modo che si sta delineando, sarebbe una figuraccia storica per gli occidentali che, con molta probabilità, hanno all’inizio fatto il tifo per il golpe, sostenendo la politica fatta dalla lontana Pennsylvania da uno degli avversari storici di Erdogan, Fethullah Gülen.
In un momento come questo, se, come sembra, il golpe fallisce, Erdogan alzerà il prezzo, l’esercito turco subirà una sconfitta storica e tutta la situazione geopolitica sarebbe destinata ad aggravarsi. Il problema resta aperto comunque anche per questa lunga notte, perché occorre vedere quale sarà nelle prossime ore la reazione dei militari golpisti.

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