Che combinazione, Francois Hollande stava per dover sospendere lo stato di emergenza e arriva un bell’attentato a farlo prorogare di altri tre mesi, senza batter ciglio. Strano, poi. Gli Europei di calcio sono finiti solo domenica scorsa, l’intelligence è ancora nel pieno della fibrillazione anti-terrorismo e un tir – non una berlina o uno scooter – riesce a entrare in una zona pedonale di Nizza, nell’arteria principale del lungomare e ammazzare oltre 80 cristiani zigzagando e sparando per due chilometri, nel giorno storicamente dedicato alle celebrazioni pubbliche della rivoluzione francese. Casualmente, poi, sul tir vengono rinvenuti armi (giocattolo), una granata non attiva e dei documenti: non so voi, ma a me questa abitudine tutta islamista di andare a immolarsi portando con sé il passaporto appare un po’ strana. Se sto andando a compiere un’azione suicida, perché devo fare in modo che mi identifichino? Cui prodest?
Certamente a Hollande e Valls, precipitati negli indici di fiducia dei francesi a livelli mai conosciuti. Nel breve, certamente a Marine Le Pen, ma attenzione, perché il voto presidenziale è previsto per il 2017 e siccome gli apparati di sicurezza francesi hanno già detto di temere la reazione dell’estrema destra al fanatismo islamico, state certi che partirà una bella criminalizzazione del Front. Non subito, a tempo debito, quando le urne non saranno poi così lontane e partirà il solito appello mafioso al voto repubblicano per arginare l’ascesa al potere dei nipotini di Vichy. È un gioco che già conosciamo, una trama scontata.
La strage di Nizza, il suo orrore, il suo sangue per le strade, ci deve insegnare una cosa sola: potere e contropotere si sono uniti contro il popolo. Al potere, l’estremismo islamico fa comodo, perché compie il lavoro sporco al posto dei servizi: loro giocano a fare la jihad, creano il terrore e in questo clima incapaci e corrotti al governo sguazzano come pescecani in una piscina di sangue. Vi siete mai chiesti perché in Germania, fino a quando il bubbone non è esploso, i fatti di Colonia siano stati sottostimati, sia dalla polizia che dalla stampa? Perché c’è un ordine preciso di non caricare troppo ciò che viene compiuto dalle cosiddette “risorse” e dalle loro avanguardie armate, in nome del politicamente corretto. Altrimenti, pronti con l’accusa di razzismo.
Non siete stufi di essere presi in giro e di piangere morti? Chi è il vostro nemico, veramente? Marine Le Pen? Norbert Hofer, forse? Vladimir Putin? Oppure chi utilizza la scusa dell’integrazione e del multiculturalismo per creare ghetti nelle nostre città, alimentando il brodo di coltura di gente come il franco-tunisino di Nizza? E senza arrivare agli estremi del terrorismo, vi piace come sono ridotte le nostre città? Vi piacciono i bivacchi di clandestini nei parchi cittadini o a ridosso delle stazioni? Vi piace vedere gente che orina in pieno giorno o che molesta le donne? Fatevi un giro in stazione Centrale a Milano e poi ne riparliamo.
Sono fratelli da aiutare, forse? No, è gente che la guerra non l’ha mai vista nemmeno in fotografia, sono migranti economici che scappano perché sanno che qui vengono a fare la bella vita, protetti dalle varie Boldrini e don Albanesi di turno. Dall’Eritrea scappano per non fare il servizio militare e, infatti, arrivano qui giovani e in forze: non vanno aiutati, vanno rispediti a casa loro come fanno i Paesi civili. Abbiamo 4,6 milioni di italiani che vivono sotto la soglia di povertà, come ha certificato l’altro giorno l’Istat: a loro cosa diciamo, che dobbiamo aiutare prima le “risorse”? Gente sbattuta per strada dalla crisi, che fino a pochi anni fa aveva una famiglia, una casa e ora invece vive magari in automobile, dopo aver pagato le tasse per 20 anni: loro non hanno diritti? Li vedete quotidianamente, se vivete vicino alle mense della Caritas, sono quelli con lo sguardo basso per la vergogna, non quelli che improvvisano blocchi stradali perché il wi-fi è lento o gli spaghetti non sono al dente o non arrivano i soldi per le sigarette.
Avete ancora molta voglia di farvi prendere in giro? Perché guardate che di tempo non ne rimane ancora molto prima che non ci sia più niente da fare: l’instabilità e il caos, una volta divenuti legge, non sono né abolibili, né emendabili. Non siete stanchi di ipocrisia? Qualche esempio? Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, «in nome del popolo americano, condanna nei termini più forti il terribile attacco terroristico. I nostri pensieri e le nostre preghiere vanno alle famiglie delle vittime. Ho dato ordine alla mia squadra di restare in stretto contatto con le autorità francesi e ho offerto tutta l’assistenza di cui possono aver bisogno per portare i responsabili davanti alla giustizia. Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza alla Francia, il nostro più antico alleato, affinché risponda e si riprenda da questo attacco».
Che belle parole, vero? Peccato che l’Isis sia una creatura del Dipartimento di Stato e dei vari McCain di questo mondo, sono i fatti a dimostrarlo, non le congetture complottiste. D’altronde, le cose stavano normalizzandosi in Siria, era anche scoppiata la pace tra Putin ed Erdogan: toccava mettere un po’ di pepe nella vicenda, altrimenti sai che noia. E, soprattutto, sai che figura vedere Putin uscire vincitore e Assad restare al potere. E ancora: «La Germania è al fianco della Francia nella lotta al terrorismo. E sono convinta che malgrado tutte le difficoltà vinceremo questa battaglia», ha dichiarato la cancelliera tedesca, Angela Merkel, a Ulan Bator, in Mongolia, dove si trova in visita di Stato. Belle parole, peccato che l’altro giorno, parlando a un convegno della CDU nell’ex Germania Est, la stessa Merkel abbia dovuto dire dell’altro. Ovvero, che l’Isis ha sfruttato il flusso di migranti per infiltrare suoi uomini in Europa.
Di fatto, la Merkel ha le mani sporche di sangue, le piaccia o meno. Viviamo in un mondo dove i nostri presunti alleati nella guerra al terrore addestrano, finanziano e armano quelli che poi si fanno esplodere in giro per il mondo: perché nella loro perversa logica di potere, se un tagiko si fa esplodere nel Caucaso o nella metrò di Mosca è un combattente per la libertà, se lo fa in Siria in chiave anti-Assad è un “ribelle moderato”, se invece va fuori controllo e fa danni a Dallas o Parigi allora – e solo allora – diventa un terrorista da combattere. E se la smettessimo di destabilizzare, non sarebbe un primo passo? E se la smettessimo di accogliere chi sputa sui nostri valori, non sarebbe un primo passo? E se chiedessimo a chi è già qui di conformarsi alle nostre leggi, non sarebbe un primo passo per evitare di vedere bambini stesi sull’asfalto di Nizza?
Lo so, ciò che dico è in contrasto con ciò che dice la Chiesa, ma non mi interessa: se la Chiesa, Papa in testa, ha deciso di abdicare ai suoi doveri, non è questione che possa tangere le mie aspettative, né le mie reazioni. Siamo in guerra ed è una guerra contro un esercito fantasma, senza divisa, né mostrine. Un esercito di vigliacchi che ti investe con un tir o ti fa esplodere in metropolitana, ma noi stiamo ancora qui a fare i distinguo, cerchiamo di dividere, parliamo di islam moderato: avete sentito un solo leader di Stato islamico dire una parola su Nizza? Io sì, si chiama Bashar al-Assad, il quale sa come si trattano i terroristi e che in tempi non sospetti aveva detto queste parole: «Il terrorismo non si fermerà, verrà esportato in Europa attraverso l’immigrazione illegale». Ma si sa, Assad è antipatico a Washington, non si può certo dargli ragione. Almeno, non in pubblico.
E, poi, fateci caso: nessuno dei nostri politici ha parlato di islam, in riferimento ai fatti di Nizza. Lo stesso la grande stampa, la quale in alcuni casi titolava “Tir sulla folla, strage a Nizza”, quasi si volesse circoscrivere l’accaduto a un ambito di urbanistica, un tragico incidente stradale. E, guarda caso, l’attentatore di colpo si scopre essere un violento, con precedenti e depresso da quando la moglie aveva avviato la causa di divorzio: proprio come l’attentatore del locale gay di Orlando, divenuto nell’arco di un giorno egli stesso gay e con problemi psichici e di mitomania, nonostante avesse rivendicato l’atto come affiliazione all’Isis. Nel caso di Jo Cox, invece, visto che l’attentatore era inglese e bianco, ci si dimentica dei suoi conclamati problemi psichici passati e si sposa subito la pista del razzista e xenofobo, perché fa comodo e la Boldrini dedica alla deputata uccisa anche la Commissione di studio su razzismo e odio. Negano la realtà, ma la realtà è testarda.
Karl Popper diceva che «la tolleranza illimitata porta alla scomparsa della tolleranza». Non vi pare che faccia al caso nostro, questa frase? Quanto avete ancora voglia di tollerare? Guardatevi allo specchio e rispondetevi con sincerità.