“Questo attentato avviene in un momento di evoluzione dello stato islamico che si sta trasformando in una sorta di Al Qaeda. In questo senso l’Isis fornisce gli obiettivi generali dell’attacco, ma poi gli attentatori non agiscono dietro a un ordine preciso bensì di propria iniziativa”. Lo evidenzia Carlo Jean, generale e analista militare, dopo la strage di Nizza dove un camion guidato da un franco-tunisino e lanciato a 80 chilometri orari sulla folla ha provocato 84 morti e 202 feriti. Secondo il portale Site gli account dell’Isis hanno celebrato l’attentato, giungendo a produrre una canzone in francese che inneggia alla carneficina, ma non lo hanno rivendicato, anzi hanno riconosciuto che è stato compiuto autonomamente.



Generale Jean, in che senso parla di un’evoluzione nella strategia dell’Isis?

Lo stato islamico, trovandosi a mal partito in Medio Oriente, si trova a scegliere tra tre possibili obiettivi strategici. Il primo è quello di resistere a oltranza nella zona che controlla direttamente in Siria e Iraq. Il secondo è trasformarsi in una sorta di Al Qaeda, diventando una rete immersa nella società dedicata soprattutto alla realizzazione di attentati. Il terzo consiste nel fatto di trasferire il suo quartier generale all’estero, in zone controllate dallo stato islamico e che hanno dichiarato la loro affiliazione ad Al-Baghdadi.



Questi obiettivi possono essere perseguiti anche simultaneamente?

Sì, uno non esclude gli altri. Anzi l’Isis continua a combattere duramente in Iraq e Siria, e intanto intensifica le attività terroristiche. Non è detto comunque che nelle prossime ore l’attentato di Nizza sarà rivendicato dallo stato islamico. L’attentatore sembra essere una persona con disturbi psichici, che si stava separando dalla moglie e che ha compiuto la strage soltanto per affermare che esiste e passare alla storia, indipendentemente non solo dallo stato islamico ma anche dallo stesso islam.

Quali caratteristiche fanno sì che la Francia sia così sotto attacco?



La Francia ha fornito 1.500 foreign fighter che, dopo essere stati in Siria e Iraq, sono rientrati nel Paese e costituiscono le colonne portanti degli attentatori. A volte colpiscono direttamente, altre volte attraverso i loro adepti.

Perché la Francia fornisce così tanti foreign fighter?

Dipende dal fatto che sono presenti molti musulmani di seconda e terza generazione, i quali si radicalizzano molto più facilmente di quelli arrivati da Nord Africa e Medio Oriente.

Che cosa fa sì che invece l’Italia finora sia stata risparmiata?

Il numero di terroristi espulsi documenta che finora l’Italia si è difesa bene, per non parlare delle persone che sono state diffidate dall’intelligence o dalle forze di polizia. Queste persone, sentendosi controllate, sono più restie dal realizzare attentati.

 

Anche in Germania ci sono numerosi musulmani di seconda e terza generazione. Perché non sono mai avvenuti attentati?

In Germania non sono presenti molte seconde e terze generazioni provenienti dal Nord Africa, i musulmani presenti sono soprattutto turchi e curdi. A ciò si aggiunge un altro elemento più tecnico…

 

Quale?

L’efficienza dei servizi di disturbo e intercettazione dei siti Internet che reclutano i terroristi. Da questo punto di vista Italia, Germania e Regno Unito verosimilmente sono più avanti di Francia e Belgio.

 

Dipende anche dal fatto che in Italia c’è un maggiore coordinamento tra le forze di polizia?

Quella sul coordinamento è una balla, in quanto l’organizzazione francese non è molto differente dalla nostra. C’è un questore per ogni dipartimento che comanda sia la gendarmeria sia la polizia. A livello di dipartimento c’è quindi una centralizzazione molto forte.

 

(Pietro Vernizzi)