La Corte costituzionale austriaca ha invalidato i risultati del ballottaggio delle presidenziali per irregolarità avvenute durante lo spoglio. Dopo il secondo turno del 22 maggio, il verde Alexander Van der Bellen era risultato eletto con 30mila voti di vantaggio su Norbert Hofer dell’FPO (destra nazionalista). Le nuove elezioni si terranno tra settembre e ottobre. Per Marcello Foa, direttore del Corriere del Ticino e docente di comunicazione, “in tutti i Paesi europei emerge un malcontento sempre più profondo e radicato nei confronti della regole Ue. Gridare ‘al lupo, al lupo’ serve a poco, ciò che preoccupa di più sono le risposte che la Germania continua a dare di fronte a sintomi di un disagio sempre più forte”.



Qual è il significato di questa sentenza della Corte costituzionale austriaca?

E’ un significato al contempo preoccupante e confortante. E’ preoccupante sapere che in un Paese maturo come l’Austria siano avvenute delle profonde irregolarità nel voto. La Corte costituzionale non è entrata nel merito, ma il loro numero è talmente alto da averla indotta a ordinare la ripetizione dell’elezione. E’ confortante perché la Corte si è dimostrata impermeabile alle pressioni politiche. L’establishment austriaco ed europeo ha fatto di tutto per non avere un presidente dell’FPO (Partito Austriaco della Libertà, ndr), e il risultato è che ne esce abbastanza sconfitto.



Che cosa accadrà se dovesse vincere l’FPO?

Il successo dell’FPO al primo turno di aprile era stato comunque il segnale che in numerosi popoli europei c’è un sentimento di rabbia, sfiducia e sconforto che prende le forme di un voto di protesta che è molto ben motivato. Il problema non è quindi che queste formazioni ottengano successo e che improvvisamente popoli consolidati e maturi scelgano strade pericolose. La vera questione è che le élite moderate che hanno avuto l’opportunità di governare in modo responsabile i Paesi europei si trovano in un empasse totale a causa delle regole europee che loro stessi difendono. Le regole Ue sono vissute dalla maggior parte dei popoli come una costrizione e un impedimento allo sviluppo economico.



Perché tanto in Gran Bretagna quanto in Austria il no all’Unione Europea assume il volto dell’estrema destra?

Non parlerei di un’estrema destra quanto piuttosto di una destra patriottica, in quanto la FPO non è certo un partito neo-nazista. La protesta contro l’Ue del resto assume forme diverse a seconda dei singoli Paesi, per esempio l’M5s non può essere catalogato come un partito di destra. Gridare “al lupo, al lupo” serve a poco, è piuttosto la reazione tedesca alla Brexit che mi preoccupa. Quando la Merkel afferma che ci vorrà ancora più austerità e che non sono in vista nuove concessioni, significa che non ha capito la vera natura del problema.

Quali ricadute ci possono essere negli altri Paesi europei?

Un successo della destra nazionalista a Vienna favorirebbe un’ascesa di Marine Le Pen, Matteo Salvini e Beppe Grillo. Rischia cioè di aprirsi il vaso di Pandora in grado di cambiare tutti gli equilibri. Per la prima volta vedo l’establishment europeista in fortissima difficoltà per un movimento di ribellione di pezzi importanti delle popolazioni europee.

 

Tanto Regno Unito quanto Austria al voto risultano spaccate in due. Perché?

Questo è uno scenario che ormai si ripete in quasi tutti i Paesi, ma ritengo che vada visto da un altro punto di vista. Fino a poco tempo fa l’80-90% della popolazione comunque sosteneva partiti del cosiddetto arco costituzionale. Oggi invece nei principali Stati europei in occasione delle votazioni si verificano delle nette spaccature, e ciò dimostra che la gente non si sente più rappresentata dall’establishment tradizionale. Ciò conferma la necessità di una risposta diversa a problemi e sensazioni che sono molto profonde, in quanto il malessere delle popolazioni europee è evidente. Anziché demonizzare i partiti estremisti dovrebbe prevalere la voglia di capirne il messaggio profondo e di correggere davvero il tiro.

 

(Pietro Vernizzi)