Si è trattato di un solo sparatore, un solo omicida, stando alle ultime dichiarazioni della polizia tedesca. Ma attenzione, non c’è nulla di più sbagliato della teoria dei “lupi solitari”. Per la semplice ragione che la dimensione operativa del terrorismo implica comunque una rete non tanto in termini di logistica e rifornimenti quanto di approvvigionamento ideologico. Il movente sarà oggetto di approfondimento, probabilmente già nella giornata di oggi si saprà di più sulla strage nel centro commerciale Olympia di Monaco, dove un uomo, prima di fuggire e di suicidarsi, ha fatto in tempo a uccidere nove persone e ferirne una ventina.
Era così anche per i nostri giovani al tempo delle Brigate rosse. I cerchi concentrici dell’estremismo extraparlamentare e la cosiddetta area dell’autonomia organizzata ed in più i rinomati “cattivi maestri” fornivano in abbondanza le suggestioni per processi sommari e uccisioni fatte senza mai pensare che l’altro ha un nome, dei figli, una vita.
Che la matrice risulti essere la xenofobia dell’ultra-destra (“Sono tedesco”, “turchi di m…a, stranieri di m…a” avrebbe gridato l’assassino) o il fondamentalismo islamico, si tratta di una ideologia che ha sostituito il nome di Dio a quello del popolo per giustificare il proprio progetto di potere e la propria apparente follia.
E le circostanze e le implicazioni possono essere le più diverse, considerando ciò che si agita nelle teste vuote che hanno fatto abiura della ragione, prede inerti vuoi dell’internazionalismo occhiuto caratteristico del califfato di al Baghdadi o della Fratellanza musulmana, vuoi di ciò che resta delle ideologie totalitarie che hanno insanguinato il nostro novecento.
La guerra mondiale a pezzi prende forma. E la lunga saga del terrorismo (islamico o meno) non si nutre di solitarie comparse. Ognuno di questi assassini è connesso come una marionetta, a cui vengono tirati i fili, a un contesto più oscuro e complesso.
Cosa ci ha permesso di vincere le grandi ideologie? Rimanere un popolo. E condividere nella battaglia per la vita e la morte il senso di entrambe senza perdere la nostra umanità. Ci attendono indicibili travagli. Restiamo consapevoli che solo chi ha memoria e retta ragione ha diritto alla libertà. Freedom is not free. La libertà non è gratis. E’ scritto davanti al monumento ai caduti per la guerra di Corea sulla spianata della Casa Bianca a Washington. È bene non dimenticarlo.
Non sappiamo ancora quale dei mostri partoriti dall’ideologia abbia colpito a Monaco. Perché le risposte doverose sul piano dell’intelligence, della sicurezza, militari e politiche abbiano senso dobbiamo confortarle dando vita noi ad una rete di pari forza. Sostenuto dalla quale ogni uomo libero possa comprendere che il prezzo estremo che tanti pagano per la libertà dal terrore sia per noi un esempio ed uno sprone a sradicare questa piaga e non invece un fatto da accettare con rassegnazione in attesa del prossimo agguato. Due uomini liberi a Nizza hanno provato senza successo a fermare l’attentatore. Ci fanno compagnia perché non muoia di solitudine la nostra speranza.