L’ipotesi era stata sondata sin dai primissimi giorni, quando nel marzo 2014 il volo MH730 delle linee aeree della Malesia scomparve misteriosamente nell’Oceano indiano. Secondo quanto pubblica il New York Magazine nei gironi precedenti il pilota dell’aereo avrebbe provato su un simulatore di volo di casa rotte senza destinazione una in particolare quella che si ritiene abbia seguito dopo la scomparsa dai radar. Una ipotesi dunque di suicidio di massa portando con sé gli ignari e innocenti passeggeri, proprio come fece il pilota della Germanwings che si schiantò su una montagna con i passeggeri a bordo. Sempre secondo il giornale americano la Malaysina Airlines avrebbe censurato un documento al proposito in questo modo avvalorando la tesi del suicidio-omicidio. E’ stata l’Fbi a recuperare i dati dal simulatore casalingo che erano stati cancellati ma ancora in memoria. Una di queste simulazioni mostra una rotta sull’Oceano Indiano che prosegue fino all’esaurimento del carburante. Ma il ritratto dell’uomo lo mostra ancora oggi come una persona coscienziosa, priva di stress, senza problemi reali, generosa. La verità è ancora mistero.