«In Italia le forze di polizia costituiscono l’ossatura dello Stato che funziona veramente. È grazie al loro know-how se finora siamo riusciti a contenere la minaccia terroristica». Lo afferma Carlo Jean, generale e analista militare. Ieri il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, è intervenuto in Senato rendendo noto che nel corso del 2015 sono state espulse 102 persone di cui otto imam. L’ultimo in ordine di tempo è l’imam di Vicenza, Mohammed Madad. Allarmi bomba si sono registrati anche nella giornata di giovedì. A Colonia è scattato un falso allarme dopo che era stata avvistata una donna armata all’interno di un centro per l’impiego. A Milano invece la stazione della metropolitana verde di Centrale è stata chiusa e poi riaperta in seguito alla segnalazione di un presunto ordigno.
Generale, i recenti attentati documentano che è in atto un’evoluzione del terrorismo internazionale?
È in atto un incremento degli attentati in Occidente perché l’Isis si è organizzato maggiormente. Inoltre, i foreign fighter stanno tornando in Europa e costituiscono degli elementi anche di addestramento di nuovi terroristi. L’attenzione dei giovani radicalizzati o in via di radicalizzazione aumenta parecchio, facendo sì che i lupi solitari e i terroristi della porta accanto si scatenino maggiormente.
Che cosa distingue i diversi attentati messi in atto finora?
Ci sono due tipologie di attentati. Alcuni sono ordinati dall’Isis, che si appoggia a reti presenti nelle nostre società. Un esempio di questo tipo è l’attentato al Bataclan di Parigi del 13 novembre. Altri invece sono veri e propri lupi solitari che si sono radicalizzati all’ultimo momento, e che hanno trovato nell’islamizzazione una giustificazione di carattere psicologico o morale per quello che volevano compiere.
Hollande ha annunciato che mobiliterà la guardia nazionale. È una scelta che condivide?
Negli Stati Uniti la guardia nazionale funziona bene, e il motivo essenziale è che il controllo del territorio è svolto meglio da parte di chi in quello stesso territorio ci vive. Molto verosimilmente la guardia nazionale francese sarà organizzata per dipartimenti facenti capo ai prefetti. Nei suoi ranghi saranno inserite persone del posto, che quindi sono più facilmente a contato con la popolazione civile la cui collaborazione diventa poi essenziale per individuare i giovani che si radicalizzano.
Nel 2015 sono stati espulsi 102 sospettati. Quanto sono efficaci le espulsioni di figure come l’imam di Vicenza?
Queste espulsioni allontanano dal nostro territorio delle persone in grado di portare altri a radicalizzarsi. Nel caso dell’imam di Vicenza l’aspetto molto positivo è il fatto che è stato denunciato dai suoi stessi correligionari.
Quale ruolo giocano gli imam nella radicalizzazione dei terroristi?
Nella fase iniziale l’islamizzazione avveniva nelle scuole coraniche e nelle moschee, che ricevevano dei soldi anche dalle associazioni non governative degli Stati del Golfo. Attualmente la radicalizzazione e l’islamizzazione avvengano soprattutto su Internet e sui social network, utilizzando delle tecnologie anti-intercettazione molto avanzate.
Quali rischi corre il nostro Paese?
Bisogna tenere conto di due fattori. Da un lato la situazione nel nostro Paese, dal punto di vista della prevenzione degli attentati, è più favorevole rispetto a Francia, Belgio e forse anche Germania. Infatti, in Italia le seconde generazioni di immigrati non sono numerose come negli altri Paesi. Dall’altro c’è una particolare efficienza dei servizi e delle forze di polizia italiane, che sono ben addestrate nell’affrontare il terrorismo in quanto hanno accumulato un know-how negli Anni di Piombo e nella lotta alla criminalità organizzata.
Se l’Italia non è finita nel mirino è anche merito di una politica estera più cauta?
Non penso sia questo il motivo. Anche la Gran Bretagna non subisce attentati da diversi anni. Il problema dell’Italia è che la tenuta della nostra opinione pubblica è meno forte di quella di altri Paesi, in quanto le istituzioni sono più deboli. Per nostra fortuna le forze di polizia costituiscono l’ossatura dello Stato che funziona veramente, e anche da parte dell’opinione pubblica c’è una particolare fiducia nei confronti dell’arma dei Carabinieri.
I musulmani nel nostro Paese sono meglio integrati?
In Italia, in realtà, la tendenza dell’opinione pubblica all’integrazione e all’accettazione dei musulmani è molto inferiore di quanto avvenga in Paesi come Francia, Germania e Belgio. Questi Paesi sono abituati ad avere una forte presenza islamica, anche per il loro passato coloniale o per la loro struttura economica.
(Pietro Vernizzi)