Nella nostra rubrica dedicata alle Elezioni Usa 2016 ci siamo resi colpevoli di una grave mancanza. Fin dal primo giorno vi abbiamo raccontato che a giocarsi la vittoria sarebbero stati Donald Trump e Hillary Clinton, candidati rispettivamente del partito Repubblicano e di quello Democratico. Di tutto ciò non rinneghiamo nulla: siamo ancora convinti che a vincere sarà uno dei due. La nostra omissione riguarda invece la griglia di partenza. Sulla scheda elettorale gli americani troveranno infatti 3 nomi: Donald Trump, Hillary Clinton e Gary Johnson.
Il terzo candidato alla Casa Bianca di queste Elezioni Usa 2016 è il rappresentante del Partito Libertario. Prima di aderire al Partito Libertario e di diventarne presidente nel 2011, dal 1994 al 2003 Johnson era stato un governatore molto popolare dello stato del New Mexico. Se vi state chiedendo se era riuscito nell’impresa di diventare governatore senza essere supportato da Democratici o Repubblicani la risposta è no: in quel periodo Johnson faceva parte dei Repubblicani. La personalità di Gary Johnson non è certamente delle più tradizionali: il 63enne è innanzitutto il primo candidato alla Casa Bianca da oltre cento anni a non essere sposato (ha divorziato dalla moglie nel 2005). Anche il suo modo di presentarsi al pubblico è molto originale: Johnson infatti è solito indossare scarpe da ginnastica anche sotto abiti eleganti, è il suo modo di preservare la propria libertà. Le sue idee potrebbero essere definite in una parola “radicali”: Johnson è favorevole alla liberalizzazione della marijuana, è contrario a tutti gli interventi militare degli Stati Uniti all’estero, così come abolirebbe l’azione di spionaggio della Nsa, i limiti d’età per il consumo di alcol, i troppi controlli che regolano l’acquisto delle armi e la pena di morte in tutti gli stati.
Fin qui solo “No”, ma a cosa è favorevole Gary Johnson? Ad esempio, come riferisce Il Post, è favorevole a tagliare la spesa federale del 43 per cento in ogni singola area, dalla sanità all’istruzione, dalle spese militari agli investimenti in infrastrutture. Questo programma, se applicato alla realtà, costringerebbe gli americani a pagare di volta in volta per ogni servizio di cui necessitano. Ma c’è un fatto: Johnson è favorevole all’abolizione, quasi totale, delle tasse. Le posizioni di Johnson fanno del candidato del Partito Libertario un’opzione atipica per l’elettorato americano: su molti temi infatti il buon Gary è più a destra del Gop e su altri è più a sinistra del partito Democratico. Detto questo bisogna considerare che, come spesso accade in Occidente, a decidere un’elezione è soprattutto l’elettorato moderato. Il profilo di Gary Johnson non è quello che si definirebbe propriamente “rassicurante”. Johnson, fra le altre cose, ha ammesso di fare consumo regolare di marijuana, pur promettendo di smettere in caso di elezione alla Casa Bianca per mantenere la giusta lucidità in ogni momento. Ma, seriamente, che speranze ha di Gary Johnson di trovarsi nelle condizioni di smettere di fumare marijuana?
-Dire che Gary Johnson può vincere le Elezioni Usa 2016 è una bugia. C’è un dato però che può lasciare sognare Gary Johnson: nella storia delle elezioni a stelle e strisce, come confermato dal noto sondaggista Nate Silver, mai due candidati alla Casa Bianca sono stati “sgraditi” agli americani quanto Hillary Clinton e Donald Trump. Questo significa che lo spazio per un’offerta politica diversa da quella dei partiti tradizionali non è mai stato ampio come in questo frangente storico. Gli ostacoli per Johnson restano comunque troppi. In primo luogo quello economico: fino a cinque mesi fa il candidato del Partito Libertario ha affermato di poter contare su un budget elettorale di 35.000 dollari; per capire quanto la lotta sia impari basta dire che Clinton nello stesso periodo aveva raccolto 30 milioni di dollari. La potenza economica pressoché nulla di un candidato comporta l’impossibilità di pagare i canali televisivi nazionali per mandare in onda i propri spot. Ne deriva che la stragrande maggioranza degli americani, compresi quelli che non amano né Hillary né Trump, o non sono a conoscenza dell’esistenza di Johnson o non lo conoscono abbastanza per decidere di votarlo. A questo punto, vista l’enorme differenza nei conti in banca, che speranze ha Gary Johnson?
L’obiettivo dichiarato di Johnson, che nel frattempo si è concesso a qualunque emittente gli chiedesse un’intervista, è quello di riuscire a presenziare nei dibattiti televisivi sui canali nazionali che si svolgeranno a ridosso delle presidenziali di novembre. Purtroppo per lui, la sua partecipazione al dibattito non è così scontata: per essere invitato, infatti, Johnson deve essere accreditato almeno del 15% nei sondaggi. La media nazionali dei sondaggi realizzata realclearpolitics.com dice che Johnson ad oggi ha conquistato il consenso dell’8,8% degli elettori americani. Un risultato comunque eccezionale per un indipendente, ma che non gli consentirebbe di prendere parte ai tradizionali confronti televisivi autunnali. Per Gary Johnson, comunque, non è la prima volta in una corsa alle presidenziali: già nel 2012 infatti fu proprio lui il volto del Partito Libertario. In un’elezione dominata da Barack Obama su Mitt Romney, Johnson conquistò lo 0,99%, ma fu il primo candidato indipendente capace di superare il milione di voti. Non sappiamo dove arriverà Gary Johnson: Fox News lo accredita del 12% su scala nazionale. Magari in qualche Stato riuscirà a piazzarsi anche davanti ad uno fra Clinton e Trump. Magari la fame di alternative dell’elettorato statunitense, col passare dei mesi si rivelerà un flop, o al contrario farà spiccare il volo della sua candidatura. In ognuno di questi casi, ne siamo certi, Gary Johnson non si pentirà della scelta di sfidare i colossi della politica americana: anche questo, è stato un atto di libertà. (Dario D’Angelo)