NEW YORK — In Queens, New York City, si uccidono a bruciapelo un imam ed un suo assistente. Nessuno sa ancora perché, ma tutti in qualche modo se lo immaginano. A Milwaukee, Wisconsin, ancora l’uccisione di un nero fermato con la sua auto dalla polizia, scappato, inseguito, ucciso. Nessuno sa ancora perché, ma il copione sembra ormai arcinoto. Rabbia, proteste, segni di rivolta, ma soprattutto un senso di confusione molto più opprimente della cappa di caldo umido che soffoca il north-east degli Stati Uniti in questi giorni.
Sono giorni di caldo torrido, ma sono anche giorni di campagna elettorale e di giochi olimpici. Il caldo picchia tutti, buoni e cattivi. La campagna elettorale sembra schiattare sotto il peso dell’inconsistenza dei due candidati. Trump che continua inarrestabilmente a farsi del male da solo seguendo il suo-presunto-istinto imprenditoriale piuttosto che le misurate mosse suggerite dai suoi advisors, ed Hillary che a detta di tutti, compresi i suoi più fedeli sostenitori, farebbe meglio a smetterla di dire che va tutto bene. Perché nell’America di oggi l’unica cosa che va bene è il medagliere di Rio de Janeiro. Quella sì che sembra l’America auspicata da Trump: vinciamo tutto!
Ma le ombre lunghe dello smarrimento che ci affligge arrivano anche lì, sulle spiagge di Ipanema e Copacabana. È l’ossessione della diversità che ci fa a pezzi. Continuare a menarla sulla prima schermitrice musulmana con tanto di velo in testa e bandiera a stelle e strisce sul cuore, continuare a propinarci la prima nuotatrice afroamericana che porta a casa medaglie non aprirà certamente la testa né tanto meno il cuore di chi si sente dimenticato. Chi altri sono i sostenitori di Trump se non coloro che si sentono dimenticati? Ovvio che lo seguono senza ragioni adeguate, ma quando le certezze mancano anche un sasso può sembrare una roccia. E così continuiamo a tirare calci per difenderci da non sappiamo cosa.
Come ci si difende dal male?
Potremmo provare cominciando a guardare l’impegno, la fatica, la bellezza che ci stanno offrendo quegli atleti in Brasile, e di lì andare con lo sguardo attraverso la sabbia bianca di Copacabana, salire lungo le pareti verdi della foresta della Tijuca e puntare lo sguardo su quell’abbraccio, l’unico che può salvarci da tutto questo male.



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