Saranno probabilmente decisivi, per la vittoria di queste Elezioni Usa 2016, i dibattiti televisivi: lo saranno in un senso o nell’altro, alimentando le speranze di rimonta di Donald Trump, al momento molto indietro nei sondaggi, o consegnando la certezza del successo ad Hillary Clinton. I confronti tra il candidato Repubblicano e quello Democratico sono previsti per il prossimo autunno. Come riporta Usa Today, attualmente sono 3 le date in calendario: il primo appuntamento è stato fissato per il 26 settembre alla Hofstra University di Long Island, nello Stato di New York; il secondo dibattito dovrebbe avere luogo il 9 ottobre alla Washington University di St. Louis, mentre il terzo e ultimo confronto dovrebbe svolgersi il 19 ottobre alla University of Nevada, Las Vegas. I lettori più attenti avranno notato che abbiamo usato il condizionale: sì, perché non è ancora sicuro che i confronti televisivi si svolgeranno davvero.
Ad avere qualche perplessità in merito è soprattutto Donald Trump. L’imprenditore newyorchese, come dichiarato alla Fox News, ha sollevato i suoi dubbi rispetto al fatto che i primi due dibattiti si sovrappongono con alcune partite della Nfl, il seguitissimo campionato di football americano. In un primo momento, Trump ha anche dichiarato di aver ricevuto una lettera da parte della Lega di football, che a sua volta avrebbe storto il naso di fronte alla coincidenza degli eventi. Poi un portavoce della Nfl ha fatto sapere alla stampa che la Lega non ha mai né scritto né spedito questa lettera e il caso si è aperto: perché Trump voleva spostare i dibattiti? Ma soprattutto: siamo certi che Trump voglia parteciparvi? Secondo quanto dichiarato dal diretto interessato non vi sono dubbi in merito. Alla Fox News The Donald ha confidato di volersi solamente assicurare che i moderatori del duello siano corretti ma che è certo che parteciperà. Non è una novità, in effetti, che i politici che partecipano ad un dibattito tv vogliano accertarsi preventivamente delle norme che regoleranno il confronto e degli arbitri che lo condurranno. Certo è che la black list di Trump comprende ormai gran parte dei più importanti giornalisti d’America e non sarà facile trovare dei volti allo stesso tempo autorevoli che non abbiano già irritato la suscettibilità di The Donald.
Alan Schroeder, esperto in fatto di dibattiti televisivi, ad Usa Today ha detto che le scuole di pensiero rispetto all’atteggiamento di Trump sono praticamente due: la prima è che il Repubblicano stia cercando di ottenere le condizioni più favorevoli per lui; la seconda è che stia cercando un modo per far saltare il banco ed evitare di partecipare al confronto. L’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, che da un po’ di tempo a questa parte sembra avere preso molto a cuore la candidatura di Trump, ha assicurato alla Cnn che il candidato del Gop “parteciperà a tutti e 3 i dibattiti” e che in questo momento si stanno svolgendo le trattative, come sempre è stato, per stabilire le modalità del duello. Del resto non sarebbe la prima volta che in un dibattito televisivo si giocano le sorti delle Elezioni Usa.
Il precedente più celebre rimane senza dubbio quello del confronto tra l’allora senatore democratico John Fitzgerald Kennedy e Richard Nixon, vicepresidente repubblicano degli Stati Uniti. A trasmetterlo, il 26 settembre del 1960 fu la CBS, l’emittente che di fatto contribuì a cambiare la storia del Paese. Dinanzi a 60 milioni di americani infatti, Kennedy ribaltò i pronostici che lo vedevano perdente in un confronto con un candidato ben più esperto come Nixon. La grande disinvoltura del democratico, la tensione evidente sul volto di Nixon e la maggiore propensione di Kennedy a stare davanti alle telecamere, segnarono di fatto la sconfitta del repubblicano alle successive elezioni, soprattutto se consideriamo che il 6% degli elettori dichiarò di aver basato la sua scelta esclusivamente sul dibattito televisivo. Intanto, dal canto suo, Hillary Clinton tramite il portavoce della sua campagna elettorale, John Podesta, fa sapere di non vedere l’ora di partecipare ai dibattiti televisivi che forniranno agli elettori la possibilità di ascoltare i due candidati sulle questioni più importanti per il futuro del Paese. Rispetto alle accuse di Trump, che ha incolpato il team di Hillary di voler “truccare” i dibattiti, Podesta ricorda che a stabilire il calendario dei confronti televisivi è stata una commissione bipartisan molto tempo prima che i candidati nominati dai partiti venissero individuati. In una nota, Podesta conclude dicendo che Hillary accetterà l’invito della commissione a partecipare e si “attende che Trump faccia lo stesso”.
Molti analisti, nonostante le schermaglie che stanno caratterizzando le trattative, si dicono comunque convinti che Trump alla fine accetterà di partecipare ai dibattiti. I motivi principali sono due: il primo è la grande esposizione mediatica che un evento del genere concede; il secondo è che essendo attualmente molto indietro nei sondaggi rispetto a Clinton, e con poche occasioni per recuperare terreno rispetto alla democratica, i dibattiti televisivi rappresentano per Trump un’occasione irrinunciabile per cercare la rimonta. In più, come ogni candidato che si presenti in posizione di svantaggio rispetto all’avversario, The Donald ha ben poco da perdere, ma solo da guadagnare dal duello tv. Paradossalmente, a cercare di evitare il confronto, dovrebbe essere dunque Hillary Clinton, che al momento appare invece desiderosa di mostrare gli artigli all’imprenditore newyorchese. Come ricorda l’esperto Alan Schroeder a Usa Today, solitamente i dibattiti televisivi tra candidati alla Casa Bianca vengono seguiti da un pubblico che varia dai 50 a i 60 milioni, ma un match tra Clinton e Trump potrebbe far sintonizzare davanti al televisore dagli 80 a i 90 milioni di telespettatori: numeri da Superbowl, volendo restare in tema di football americano. Una chance imperdibile per Trump, chiamato a scegliere tra i rischi di affrontare una candidata preparata ed esperta come Hillary Clinton e quelli di disertare il ring, rinunciando di fatto alla Casa Bianca.
(Dario D’Angelo)