Nel precedente appuntamento con la nostra rubrica dedicata alle Elezioni Usa 2016 abbiamo parlato della convention di Cleveland che ha indicato in Donald Trump il candidato dei Repubblicani per le presidenziali del prossimo novembre. La risposta dei Democratici si è materializzata in una convention di Philadelphia che è servita non soltanto ad attribuire la nomination, peraltro scontata, ad Hillary Clinton, bensì a rimarcare il sostegno che il partito, da Bernie Sanders a Barack Obama, ha deciso di accordare alla prima donna candidata alla presidenza degli Stati Uniti d’America. Il primo giorno della convention democratica di Philadelphia che porterà alle Elezioni Usa 2016 ha dato il via a quella che può essere definita una parata di stelle della politica statunitense. Uno dei discorsi più emozionanti della serata è stato quello pronunciato da Michelle Obama, attuale first lady, che ha fatto sfoggio di un’arte oratoria appassionata e coinvolgente, meritandosi i complimenti pressoché unanimi della stampa a stelle e strisce, che nei commenti del giorno dopo, ad esempio su Buzzfeed, ha sottolineato che l’intervento della moglie di Barack Obama è stato quello che “ha tirato giù la casa alla convention”. Michelle Obama, senza usare toni esasperati come fatto oggettivamente dai Repubblicani a Cleveland, ha pressoché smontato lo slogan di Donald Trump:”Make America Great Again” (tradotto:”Rendi l’America grande ancora”). Secondo Michelle non dev’esserci preoccupazione di rendere il Paese nuovamente grande, semplicemente perché lo è già. A sostegno della sua tesi, miss Obama ha portato la sua storia personale; di seguito un passaggio del suo intervento ripreso da Il Post.it:”Questa è la grande storia di questo paese, la storia che mi ha portato su questo palco oggi, la storia di generazioni di persone che hanno vissuto incatenate, segregate, ma che hanno continuato a sperare e fare quello che era giusto fare per permettere a me di svegliarmi ogni mattina in una casa costruita da schiavi. Oggi io posso guardare le mie figlie, due bellissime, intelligenti, ragazze nere, giocare con i loro cani nel giardino della Casa Bianca. E grazie a Hillary Clinton, le mie figlie e tutti i nostri figli e le nostre figlie possono dare per scontato che una donna può fare la presidente degli Stati Uniti. Quindi non lasciate che nessuno vi dica che questo paese non è grande, che in qualche modo dobbiamo rifarlo grande, perché oggi è già il più grande paese che ci sia”. C’era grande attesa anche riguardo al discorso di Bernie Sanders, che di Hillary è stato il grande rivale nelle Primarie Usa 2016. Le diplomazie degli ex competitors hanno lavorato strenuamente affinché l’ascia di guerra venisse sotterrata. Il senatore del Vermont ha avuto rassicurazioni che molti punti cruciali del suo programma verranno realizzati dalla Clinton in caso di successo, ed è anche per questo che a Philadelphia dalle labbra di Bernie sono uscite queste parole:”Qualunque osservatore obiettivo non potrebbe che concludere che Hillary Clinton deve diventare il prossimo presidente degli Stati Uniti”. Solo poche settimane fa una frase del genere sarebbe stata catalogata come fanta-politica. Alcuni sostenitori di Sanders, ad esempio, non l’hanno presa bene e hanno fischiato il loro beniamino durante la convention: i supporters di Sanders sono diventati più “sandersiani” di lui.



Nel secondo giorno della convention dei Democratici a Philadelphia, Hillary Clinton è diventata ufficialmente la candidata del partito alle Elezioni Usa 2016. Nessuna sorpresa in merito, dal momento che la maggioranza dei delegati e dei superdelegati in favore dell’ex segretario di Stato era già garantita da tempo, ma in ogni caso un evento storico. Nessuna donna prima di lei era riuscita a correre per diventare Presidente degli Stati Uniti. La seconda serata alla Wells Fargo Arena, però, è stata soprattutto quella del discorso di Bill Clinton. L’ex presidente degli Usa non merita presentazioni, ma nel corso del suo intervento ha tenuto a ricordare agli americani chi fosse sua moglie. Una donna capace di creare “cambiamento” in qualunque campo si sia impegnata, una donna determinata a migliorare il mondo che ci circonda. Bill Clinton, però, oltre a vantare le lodi della consorte, si è concentrato anche sul nemico repubblicano Donald Trump. Lo ha fatto entrando nel merito delle politiche che differenziano il magnate newyorchese da Hillary, ma lo ha fatto, come riportato da “Il Post”, soprattutto contestando l’approccio di Trump con gli elettori:”Ora, i conti non tornano. Come fanno a tornare i conti tra le cose che vi ho raccontato e quelle che avete sentito alla convention dei Repubblicani? Qual è la differenza tra queste e quelle? Come facciamo a far tornare i conti tra queste e quelle? Non si può. Perché alcune sono vere, e altre sono inventate. Voi dovete semplicemente decidere chi ha detto quelle vere e chi quelle inventate”. Bill Clinton ha così messo in dubbio la credibilità di Trump e al termine di un discorso affrontato perlopiù a braccio, come spesso gli capita da oratore di grande talento qual è sempre stato, ha concluso toccando il cuore degli americani:”Chi tra noi ha ormai più ieri che domani, tende ad avere più a cuore soprattutto i nostri figli e i nostri nipoti. La ragione per cui dovreste eleggerla, è che nella più grande nazione del mondo tutte le cose riguardano sempre il domani. I vostri figli e i vostri nipoti vi ringrazieranno”.



Diciamolo subito: del meraviglioso discorso di Barack Obama nella terza giornata della convention democratica parleremo domani nel prossimo appuntamento con la rubrica sulle Elezioni Usa 2016. Racchiudere l’importanza del suo intervento in un breve trafiletto sarebbe riduttivo. Non lo è invece parlare dell’endorsement a sorpresa per Hillary Clinton dell’ex sindaco di New York Michael Bloomberg, che qualche mese fa aveva paventato l’ipotesi di una sua candidatura in alternativa a quella dell’ex segretario di Stato e di Donald Trump. Alla fine il timore che il tycoon potesse spuntarla ha convinto Bloomberg a scendere in campo per Hillary, a definire Trump un “pericoloso demagogo” e un “truffatore”. Bloomberg è semplicemente uno di quelli che ha individuato nella Clinton il cosiddetto “male minore” ma per quanto non è dato sapere quanto possa “pesare” la sua scelta di campo, quel che è certo è che molti indecisi alla fine potrebbero fare il suo stesso ragionamento. Durante la serata ha parlato anche il vicepresidente Joe Biden, un politico esperto e carismatico che a lungo è stato indeciso se prendere parte o meno alle Primarie 2016, prima di lasciare perdere. Quello di Biden è stato un discorso grintoso, ricco di enfasi e di ottimismo. Il vice di Obama si è detto certo che “il 21esimo secolo sarà il secolo dell’America”, sottolineando che gli Usa guidano il mondo non solo dando esempio della propria potenza, ma anche “la potenza di un esempio”, prima di ricordare orgoglioso alla platea:”We are America!”. C’è stato spazio poi, prima dello show di Barack Obama, anche per il vicepresidente designato da Hillary, Tim Kaine. Quest’ultimo ha rimarcato il suo essere una persona “noiosa” e “normale” in contrapposizione allo stravagante Trump. Come riporta “Il Post”, il suo è stato un intervento solido, volto a stigmatizzare le “prese in giro” del candidato repubblicano:”Non credete che Trump dovrebbe diffondere le sue dichiarazioni dei redditi come hanno fatto tutti i candidati della storia americana moderna? Certo che dovrebbe. Donald, cos’hai da nascondere? Lui risponde “credetemi”. “Credetemi”. Credetemi? Credetemi? Sapete che c’è, quando uno si candida alla presidenza, non può dire solo “credetemi”. Quando uno si candida, per rispetto degli elettori deve dire come intende fare le cose”. Per sapere cos’ha detto Hillary Clinton nell’ultimo giorno della convention di Philadelphia vale lo stesso discorso fatto per Barack Obama. Questi due, indipendentemente da come la si pensi, meritano uno spazio a parte. Glielo dedicheremo domani.
(Dario D’Angelo)

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