I problemi di salute di Hillary Clinton irrompono nella campagna elettorale delle presidenziali americane. Domenica il candidato democratico è stato costretto ad abbandonare barcollante la cerimonia di commemorazione della strage dell’11 settembre a New York. Poco dopo si è saputo che il suo medico già venerdì le aveva diagnosticato una polmonite, invitandola a riposarsi. In passato il candidato repubblicano Donald Trump aveva più volte polemizzato sulle condizioni di salute di Hillary Clinton, affermando che sarebbe priva dell’energia necessaria a un presidente degli Stati Uniti. Ne abbiamo parlato con Massimo Gaggi, inviato negli Stati Uniti del Corriere della Sera.



Che cosa cambia nella corsa alla Casa Bianca dopo quanto è avvenuto domenica?

Aumentano le difficoltà della Clinton e le perplessità nei suoi confronti, in quanto buona parte dell’opinione pubblica americana la considera come una persona insincera e che tende a nascondere fatti rilevanti per una figura pubblica come la sua. Da un punto di vista più specifico non si può escludere che i problemi di salute della Clinton peggiorino, ma al momento si tratta di una polmonite che dovrebbe essere curabile con normali antibiotici. Data la sua determinazione e visto che dopo la polmonite ha continuato a partecipare a degli incontri, inclusa la cerimonia dell’11 settembre, evidentemente Hillary non ha nessuna intenzione di fare un passo indietro.



Quanto incideranno sulla sua popolarità i suoi problemi di salute?

E’ tutto da vedere. I Democratici tentano anche di sostenere che a lei in quanto donna si chiede molto di più che a un uomo, che lo stesso Trump non ha ancora fornito informazioni sul suo stato di salute. Alla luce però del fatto che la Clinton aveva già il “pedigree” di persona poco disponibile a essere trasparente, questo episodio avrà comunque un impatto negativo sulla sua popolarità.

E’ possibile un cambio in corsa del candidato democratico?

Pur avendo avuto molti problemi in passato, quali trombosi, svenimento, qualche problema cerebrale, questa volta mi sembra che la natura della malattia della Clinton sia molto diversa e più controllabile. Resta una persona in qualche modo vulnerabile dal punto di vista della salute. Non lo ritengo in ogni caso un buon motivo per tirarla fuori dalla competizione elettorale, visto tra l’altro che il suo competitor è ancora più anziano. Anche se apparentemente è in buona salute, certamente anche Trump avrà i suoi problemi.



Che cosa deve fare Trump per gestire nel modo migliore questo passaggio?

Trump si sta già muovendo con una certa furbizia. In passato era entrato a gamba tesa ogni volta che la Clinton ha avuto un attacco di tosse, cercando di amplificare i suoi problemi di salute e accusandola di non avere abbastanza resistenza, né di essere sufficientemente forte e determinata per essere il “commander in chief” degli Stati Uniti. Stavolta invece Trump ha evitato di polemizzare, anzi si è augurato che la guarigione possa essere pronta.

Come sono messi i due candidati nei rispettivi sondaggi?

La maggioranza dei sondaggi continua a dare Hillary più avanti di Trump, mentre alcuni danno un testa a testa: dipende molto da come sono realizzati. I sondaggi su base nazionale hanno poco significato, perché negli Usa sono importanti i singoli collegi. I sondaggi inoltre avvengono alcuni sulla base di campioni differenziati, altri sulla base di campioni delle persone registrate al voto e altri ancora sulla base delle persone che sono non solo registrate ma anche determinate ad andare a votare.

 

Nel complesso quale quadro ne viene fuori?

Al momento la Clinton è ancora in testa, soprattutto perché è forte in una serie di Stati che hanno molti delegati, e quindi parte da uno zoccolo duro più ampio di quello di Trump. Il distacco però che sembrava molto ampio nelle settimane scorse si è notevolmente ridotto, e alcuni Stati come il New Hampshire che sembravano appannaggio dei Democratici adesso sono considerati in bilico. Ce ne sono anche un paio che erano dati ai Repubblicani e che adesso sono incerti, ma in linea di massima la tendenza è al ridimensionamento del vantaggio della Clinton e quindi anche alla possibilità di un sorpasso.

 

(Pietro Vernizzi)