A Parigi è stato fermato un 15enne pronto a mettere in atto un attentato terroristico. E’ quanto riferisce la televisione francese Bfm-Tv, secondo cui il minorenne è stato posto in stato di fermo dall’intelligence transalpina. L’adolescente, fermato nella zona nord di Parigi, era in contatto con Rachid Kassim, jihadista francese che dalla Siria stava cercando di organizzare diversi attentati in Francia. Per Fausto Biloslavo, inviato di guerra de Il Giornale, “quello di Parigi non è un episodio isolato. L’Isis usa sempre più spesso dei minorenni, i cosiddetti baby terroristi, per cercare di organizzare attentati. Li sfrutta perché sono ancora più manipolabili, e possono essere preparati più agevolmente a diventare dei kamikaze dopo essere stati adescati online senza un particolare dispendio di mezzi e risorse”.
In Francia c’è un moltiplicarsi di tentativi di attentati fai-da-te che fortunatamente non vanno a buon fine. Che cosa è cambiato nella strategia del terrore?
In primo luogo lo ritengo a suo modo un segnale negativo, in quanto significa che il numero dei tentativi è superiore rispetto al passato. Non a caso Abu Muhammad al-Adnani, il portavoce dell’Isis ucciso il 30 agosto scorso, aveva teorizzato la tattica dei mille tagli. Il suo invito era a colpire come e dove si poteva in tutto l’Occidente, purché si facesse del male.
Il numero degli attentatori sta aumentando o diminuendo?
Sta aumentando. In passato gli attacchi erano organizzati con cellule provenienti dalla Siria, come abbiamo visto in occasione delle stragi del Bataclan e di Bruxelles. Oggi invece anche l’ultimo adepto dell’Isis contattato online può improvvisarsi terrorista, anche se ovviamente non ha la preparazione di un jihadista. I servizi di intelligence riescono quindi a bloccare in tempo questi individui, che sono più incapaci e fanno meno danni. Contando però sulla legge dei grandi numeri, prima o poi qualcuno riesce a provocare vittime, come è avvenuto per esempio il 26 luglio scorso nella chiesa di Rouen dove un prete è stato sgozzato.
In che cosa consiste il fenomeno dei “baby terroristi”?
Come ho osservato anche in prima linea quando mi sono recato a Sirte, in Libia, c’è un abbassamento dell’età dei militanti del califfato. L’Isis usa sempre più spesso dei ragazzini perché sono ancora più manipolabili, con l’obiettivo di farli diventare dei kamikaze con i giubbotti esplosivi o a bordo delle autobombe. Ma anche per utilizzarli a scopo di propaganda. Per esempio a Sirte ho trovato un video contenente minacce rivolte all’Italia, che era stato realizzato da un 16enne con la faccia da bravo ragazzo e i baffi appena accennati. Il risultato era ancora più terrificante.
Questo abbassamento dell’età dei terroristi è comunque indice di una difficoltà a reclutare degli adulti?
L’Isis utilizza le persone più mature, i veterani di Siria, Afghanistan e Iraq, per fare gli addestratori, e magari li tiene in serbo per grandi colpi come l’attentato al Bataclan. I ragazzini invece sono considerati come più spendibili. Ricordiamoci anche che l’Isis ha catturato centinaia di ragazzini yazidi e una decina di cristiani cui hanno fatto il lavaggio del cervello, e ora li prepara a immolarsi diventando martiri per lo stato islamico in Iraq.
All’origine di questa nuova strategia c’è anche un cambiamento in atto sul terreno in Medio Oriente?
Ovviamente l’Isis sta subendo enormi perdite grazie ai vari raid alleati e a operazioni come la battaglia di Sirte. Anche per questo lo stato islamico utilizza tutto quello che trova, a cominciare dai minorenni. Si tratta di un cambiamento dovuto anche alla necessità, perché il flusso dei foreign fighter si è ridotto in quanto la Turchia sembra avere chiuso i confini. L’Isis quindi ha sempre meno “carne da cannone”. Inoltre infiltrare cellule vere e proprie in Occidente è sempre più lungo e complesso. Quindi quando trovano il ragazzino che naviga su Internet e che si innamora in modo virtuale dello stato islamico, lo sfruttano fino a cercare di fargli fare un colpo che magari poi non riesce.
(Pietro Vernizzi)