“E’ possibile che dietro al rapimento di Bruno Cacace e Danilo Calonego ci sia un’azione di carattere criminale, il problema è quale sarà il suo evolversi. Spesso c’è un vero e proprio traffico dei rapiti che sono passati di mano da tribù a tribù, da un’organizzazione terroristica a un’altra, e ciò renderebbe veramente difficile poter procedere alla loro liberazione”. E’ quanto afferma il generale Marco Bertolini, già numero uno del Comando Operativo di Vertice Interforze e della Brigata Folgore, che in passato ha lavorato in Paesi caldi quali Afghanistan, Libano, Somalia e Kosovo. Tra le 7 e le 8 del mattino di martedì i due italiani sono stati rapiti a Ghat, nel Sud della Libia, insieme a un cittadino canadese. Tutti e tre lavoravano per la Con.I.Cos., società di Mondovì.

Generale, come valuta gli elementi finora noti di questo rapimento?

Il rapimento è avvenuto in un’area del Fezzan, nel Sud della Libia, al confine con Algeria e Niger, dove il controllo da parte delle autorità libiche è molto relativo. E’ una zona nella quale ci sono soprattutto tribù di Tuareg e Chebù, che vi sono presenti in forze da sempre. Gli elementi per ora noti sono molto scarni per trarne delle conclusioni. La ditta dei due rapiti lavorava per l’aeroporto di Ghat, che dovrebbe essere sotto il controllo del governo di Tripoli presieduto da Fayez al-Serraj. E’ presto però per fare di questo fatto l’indizio di un rapimento a sfondo politico.

Se non è un rapimento politico, chi c’è dietro a questa azione?

E’ possibile che si sia trattato di un’azione a carattere criminale, il problema è quale sarà il suo evolversi. Spesso c’è un vero e proprio traffico dei rapiti, non soltanto in Libia ma anche in altri Paesi. Se passano di mano da tribù a tribù, da un’organizzazione terroristica a un’altra, ciò renderebbe veramente difficile poter procedere alla loro liberazione, qualsiasi mezzo si voglia utilizzare.

Potrebbe esserci un legame tra il rapimento e le forze speciali inviate dall’Italia in Libia?

Tutto è possibile. Da quando c’è stato l’intervento che ha rimosso Muammar Gheddafi, la Libia è un Paese alla deriva. Il contesto spaziale nel quale è avvenuto il rapimento è un’area nella quale non hanno il controllo né il governo di Tripoli né le forze che fanno capo a Tobruk, né i Fratelli musulmani e ancora meno quelli che si richiamano all’Isis. Ritengo quindi che per adesso si possa se non altro sperare che si tratti semplicemente di un’attività a sfondo criminale.

Quest’area non dovrebbe essere sotto la sovranità del governo di Tripoli?

Il governo di Tripoli non riesce a controllare nemmeno il tratto di costa che da un punto di vista stradale è legato alla capitale. Non ha quindi assolutamente le forze per sorvegliare il profondo sud, dove si muovono con agilità soltanto i Tuareg e i Chebù. E’ già tanto che sia in grado di gestire l’aeroporto di Ghat, ma ciò ha un significato relativo. Sicuramente però non ha forze per controllare un territorio così vasto, e questo è il vero problema.

 

Quali sono gli errori da evitare in questo momento?

Il primo errore da evitare è quello di rullare troppo i tamburi, in quanto le autorità che sono impegnate devono poter operare in un clima sereno. La nostra tv e la radio, ma in qualche modo anche la carta stampata, arrivano in Libia. Occorre quindi evitare di veicolare messaggi che possano complicare la situazione. Lo ripeto a scanso di equivoci, chi sta operando ha bisogno di tranquillità e di un ambiente il più sereno possibile. E’ molto difficile, ma questa è la prima cosa da fare. La giusta attenzione nei confronti di questo evento non deve provocare delle reazioni da parte delle mille realtà libiche che noi non siamo nelle condizioni di controllare.

 

Questo cosa significa, in concreto?

Che dobbiamo fare attenzione ai messaggi che mandiamo, perché potrebbe esserci sempre una fazione che utilizza quello che noi diciamo o scriviamo contro di noi. Ognuna di queste realtà ha degli obiettivi diversi e un approccio completamente differente nei confronti del nostro Paese. Dobbiamo quindi attenerci a una grandissima prudenza, soprattutto nell’interesse dei due rapiti che chiaramente in questo momento stanno rischiando tutto.

 

(Pietro Vernizzi)