-Non c’è pace in queste Elezioni Usa 2016: quando sembra arrivare un po’ di quiete dopo la tempesta, ecco lo scossone che rimette in discussione tutte le certezze elaborate nel breve periodo. Perché di questo comunque si tratta: ragionare alla giornata, senza proiettarsi troppo nel futuro, consapevoli che questa o quella dichiarazione, questo o quell’avvenimento, potranno sconvolgere l’apparato da un momento all’altro. L’ultima novità? Farà piacere ai sostenitori di Hillary Clinton, e magari allo stesso tempo li destabilizzerà, perché chi mai avrebbe pensato che un giorno George Bush senior avrebbe votato per la candidata democratica alla Casa Bianca? E per giunta per la moglie di chi lo ha sconfitto nelle presidenziali del 1992, Bill Clinton. Invece così sarà: non se la sente George H.W. Bush di segnare sulla scheda elettorale il nome di Donald Trump. Troppo lontano dai valori del Partito Repubblicano, distante dalle convinzioni che per anni hanno caratterizzato i conservatori d’America, e per giunta irrispettoso. Come avrebbe potuto, Bush padre, dimenticare gli attacchi che Trump ha rivolto al figlio Jeb nelle primarie per la nomination repubblicana? Lo ha definito un individuo con “poca energia” e “spaventato”, lo ha zittito ripetutamente nei dibattiti televisivi, lo ha accusato (dopo aver vinto le Primarie) di complottare contro di lui insieme all’arci-nemico Ted Cruz per consegnare ad Hillary la Casa Bianca. Non c’è da meravigliarsi, insomma, che Bush senior non ami Trump. Certo dal non apprezzare particolarmente un candidato, all’annunciare il proprio voto per la rappresentante dello schieramento politico che hai contrastato per anni, ce ne passa. E in effetti le cose sono andate un po’ diversamente. Come riferisce la Cnn, lunedì era in corso una riunione della fondazione benefica Points of Light, di cui Bush senior è presidente, nella quale l’ex presidente ha confessato “privatamente” la sua intenzione di votare per Hillary Clinton. Quando Bush padre ha pronunciato queste parole erano presenti una 40ina di persone, ma non è chiaro quante di loro le abbiano sentite. Come sappiamo allora che George H.W. Bush deciderà di votare Hillary? La fonte è di quelle attendibili, e in uno degli incroci più imprevedibili fra due delle famiglie più influenti della storia americana come Bush e Clinton, volevate che non si inserissero i Kennedy? A rendere pubbliche le intenzioni del 41° Presidente degli Stati Uniti è stata infatti Kathleen Hartington Kennedy Townsend, ex-Vicegovernatrice del Maryland e soprattutto figlia di Bob Kennedy. Con un post su Facebook poi rimosso, la donna ha infatti pubblicato una foto che la ritraeva in compagnia di George H.W. Bush scrivendo che questi le aveva detto che a novembre voterà per Hillary Clinton. Ovviamente una notizia del genere ha messo in subbuglio soprattutto il Partito Repubblicano, che se da una parte aveva ormai messo in conto che i Bush non si sarebbero mai schierati a favore di Trump, dall’altra non avevano previsto una loro dichiarazione a sostegno di Clinton. E in effetti, poche ore dopo la diffusione della notizia, il portavoce di Bush senior ha tenuto a precisare che l’ex inquilino della Casa Bianca vivrà queste Elezioni Usa 2016 come un privato cittadino, così come privato è il suo voto, né sono attesi ulteriori commenti alla campagna elettorale nelle restanti settimane. Mentre la Cnn riferisce di fonti vicine all’ex presidente che parlano di “disappunto” e “sorpresa” per la licenza presa dalla figlia di Bob Kennedy di svelare il contenuto di una conversazione che di fatto era privata, nella squadra di Trump per il momento si preferisce giocare d’attesa. La campaign manager della campagna del magnate newyorchese ha detto alla Cnn di rispettare molto il 92enne ex presidente e la sua decisione. Ma nel frattempo nel Grand Old Party la fibrillazione è alta: Mitt Romney, il candidato che nel 2012 rappresentò il partito contro Obama, vede in Trump un pericolo per il partito, John McCain, candidato nel 2008 sempre contro Obama, ufficialmente sostiene il tycoon ma fa di tutto per nominarlo il meno possibile; Ted Cruz è invece il nemico giurato di The Donald. Insomma, un’altra personalità di spicco del partito repubblicano non voterà per Trump, e sebbene sia complicato stimare quanto “pesi” oggi George H.W. Bush, di certo nell’opinione pubblica pensare che un già presidente repubblicano voti per la candidata democratica fa un certo effetto. Del resto, per quanto abbiano avuto da sempre idee politiche differenti, tra Clinton e Bush c’è una sorta di rispetto che solo il potere può giustificare. Hanno guidato l’America per anni, fanno parte di un club ristretto che Trump, con la sua propaganda anti-establishment, ha cercato di rottamare, e per questo tra votare un avversario politico ma loro simile e uno che cerca apertamente di spazzarli via, è chiaro che trionfi la prima opzione. Come riporta Politico, George W. Bush, presidente dal 2001 al 2009, negli ultimi mesi tra il serio e il faceto è andato ripetendo di temere che sarà lui l’ultimo presidente repubblicano della storia americana. Un modo per dire che sarà difficile per il Gop rimediare ai danni fatti da Trump in questa campagna elettorale. Così si può motivare la sua scelta di non esprimersi sulle Elezioni Usa 2016, preferendo piuttosto concentrarsi sul mantenimento della maggioranza repubblicana al Senato. Jeb Bush invece ha dichiarato che a novembre non voterà né per Hillary, nè per Trump: la strategia migliore per chi nel 2020 spera di potersi giocare la sua ultima chance per la Casa Bianca e da una parte punta sull’insuccesso dell’attuale candidato repubblicano ma dall’altra non può dire di sostenere una democratica. Nel frattempo Trump resta a guardare, e chissà che dentro di sé non pensi che il mancato sostegno dei Bush possa portargli beneficio rafforzando l’idea che sia lui il candidato del cambiamento. Possibile, certo, ma i Bush contano (e molto) nell’elettorato repubblicano. Dovrà pescare altrove, Trump, per arrivare alla Casa Bianca, per porre fine alla storia di alternanza interrotta fin qui solo da Obama delle due famiglie più potenti d’America: i Clinton e i Bush, clan rivali uniti per preservare il loro posto nel club dei potenti. (Dario D’Angelo)



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